In Trentino sono 28 mila i malati di diabete

di Patrizia Todesco

I numeri sono da capogiro. I dati statistici parlano di 28 mila trentini con il diabete, di 44 pazienti ai quali nel corso del 2017 è stato amputato un arto per complicanze legate a questa patologia e di un bambino al quale viene diagnosticato il diabete infantile ogni 20 giorni.
I dati sono stati diffusi nel corso del convengo su «Diabete in Trentino oggi: epidemiologia, assistenza e innovazione» organizzato dall’Azienda sanitaria al Centro Congressi e che ha visto la presenza massiccia di medici di medicina generale, pediatri, dietisti, farmacisti, associazioni di pazienti e personale dell’area medica e delle cure primarie.

L’appuntamento era importante da una parte per fare il punto sulla situazione e sui numeri della malattia e dall’altra per conoscere le novità tecnologiche che rendono possibile un monitoraggio sempre più stretto di questa patologia. Sensori, app, microinfusori hanno notevolmente cambiato la vita di pazienti e genitori e anche il ruolo del medico.

Secondo i dati più recenti circa il 5% della popolazione trentina è affetta da diabete. Il 68,5% dei diabetici ha età pari o superiore ai 65 anni, il 26% pari o superiore agli 80 anni e i soggetti in età pediatrica rappresentano lo 0,8% del totale. Numeri alti se si considerano anche i costi sociali ed economici della malattia. Quasi il 90% dei diabetici riceve almeno un farmaco per il diabete o per altre patologie e circa l’87%  riceve almeno una prestazione specialistica (il 38% in più rispetto ai non diabetici). Va anche detto che il costo complessivo per il monitoraggio e la cura del della malattia è più elevato nei diabetici che nei non diabetici (2.981 rispetto a 1.606).

Ma al di là di numeri e costi il problema posto ieri da tutti gli operatori è stato quello della qualità della vita e del monitoraggio della malattia per evitare le gravi complicanze che un diabete non tenuto sotto controllo può comportare. In questo negli anni è sicuramente venuta in aiuto la tecnologia. E se nei giovani cresce l’uso del microinfusore, negli adulti è stata avviata una sperimentazione che coinvolge le donne in gravidanza e che permette al personale del Centro di diabetologia di vedere ogni giorno i dati inseriti dai pazienti e dialogare in tempo reale con loro modificando la terapia o dando consigli.

Inizialmente il numero di donne coinvolte nel progetto erano poche, ma ora stanno crescendo di giorno in giorno. «Quando parliamo di telemedicina o di App del diabete non vuol dire che il paziente si deve arrangiare, ma piuttosto che è maggiormente seguito. L’App viene prescritta dal medico, attivata e poi chiusa al termine della gravidanza. Giornalmente il paziente inserisce i dati, l’infermiere dedicato li controlla e poi vengono eventualmente inserite on line le modifiche alla terapia. Sono anche previsti degli alert nel caso ci siano dati anomali da verificare».

La dottoressa Tiziana Romanelli ci tiene a precisare che non si tratta di un sistema utile per le urgenze o emergenze. Il problema di questa tecnologia sono i tempi necessari per la sua gestione. In media ogni paziente viene visto dal centro di diabetologia 3 volte all’anno per circa 30 minuti. Con la Telemedicina il lavoro dei professionisti aumenta a 1.100 minuti a paziente. «Ecco perché, per quanto interessante, il sistema non è in grado di reggere se la tecnologia venisse estesa a tutti i pazienti». La scommessa lanciata ai «cervelloni» di Fbk è quello di adottare un sistema altrettanto efficace ma che necessiti di meno lavoro umano.

comments powered by Disqus