Vaccini, il consiglio regionale critico sul decreto Lorenzin

Nel giorno in cui Palazzo Madama ha dato il via libera (con il voto favorevole, tra gli altri, del Gruppo per le Autonomie) al decreto vaccini e mentre in Primiero scatta l'allarme per il morbillo in un hotel, il Consiglio regionale ha chiesto a maggioranza di mitigare le conseguenze nelle quali incorreranno i genitori che decideranno di non sottoporre i figli a questa prestazione ma di puntare piuttosto sull'informazione.

A Roma, nel frattempo, le sanzioni erano già state ridotte.

Due settimane di acceso dibattito, scontro politico e proteste nelle principali piazze italiane da parte del fronte «no vax»: tanto è durato al Senato l'esame del «decreto Lorenzin» che introduce l'obbligatorietà delle vaccinazioni per l'iscrizione a scuola nell'aula del Senato, che ieri ha dato il via libera al provvedimento. Il testo, che andrà alla Camera, esce modificato rispetto alla versione iniziale, ma «si afferma l'obbligo, punto fondamentale, e l'obiettivo è assolutamente centrato», ha affermato con soddisfazione il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

L'obbligo vaccinale varrà per l'iscrizione ad asili nido e scuole materne, ovvero nella fascia d'età 0-6 anni, ma riguarderà, con modalità diverse, anche elementari, scuole medie e primi due anni delle superiori, fino cioè ai 16 anni dei ragazzi. Le vaccinazioni obbligatorie passano, rispetto alla versione iniziale del provvedimento, da 12 a 10, ma «le due riguardanti la meningite - ha chiarito Lorenzin - diventano comunque fortemente raccomandate e prevedono una chiamata attiva nei confronti dei genitori».

Le vaccinazioni obbligatorie sono antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, antiHaemophilus influenzae tipo b; quelle la cui obbligatorietà è sottoposta a verifica triennale sono antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella e quelle raccomandate sono invece antimeningococcica B e C, antipneumococcica e antirotavirus. I genitori che non vaccinano i figli rischiano ora una multa da 100 a 500 euro, contro quella in origine che andava dai 500 ai 7.500 euro.

A differenza di quanto era stato ipotizzato in una prima fase, cade inoltre il rischio di perdere la patria potestà per i genitori che non vaccinano i figli, ma si prevede che questi siano «convocati dall'azienda sanitaria al fine di fornire ulteriori informazioni sulle vaccinazioni e di sollecitarne l'effettuazione».

È stato approvato dal Senato anche un emendamento sui vaccini monocomponenti, secondo il quale una persona che è immune da alcune patologie per le quali è prevista la vaccinazione obbligatoria deve venire comunque vaccinato «con vaccini in formulazione monocomponente o combinata in cui sia assente l'antigene per la malattia infettiva per la quale sussiste immunizzazione».

Le vaccinazioni potranno essere prenotate nelle farmacie e per il prossimo anno scolastico è prevista anche l'autocertificazione. Critiche le minoranze. «Il governo ha fatto un decreto così folle che quest'Aula lo ha smontato pezzo pezzo, certificando il totale fallimento politico della Lorenzin come ministro della Salute». Lo ha detto la senatrice del M5s Paola Taverna nella sua dichiarazione con cui ha annunciato il voto contrario del gruppo al decreto.


Nell'aula regionale, tra il pubblico, molti bambini portati dai genitori del movimento libertà di scelta sui vaccini, che nella pausa avevano incontrato anche alcuni consiglieri. Il fronte «No-Vax» ha anche inscenato una protesta con un centinaio di attivisti all'esterno del consiglio, che si è riunito nella sede di Bolzano. Madri e padri hanno voluto ribadire il diritto alla «libertà di scelta» per il futuro dei loro figli.

A tal proposito ricordiamo che il decreto firmato al ministro Beatrice Lorenzin prevede invece l'obbligatorietà. Dal 2018, chi non presenterà il certificato che attesta le vaccinazioni non potrà iscrivere i propri figli a scuola o all'asilo. In sede di conversione in Senato le sanzioni sono già state ammorbidite e i vaccini obbligatori sono passato da 12 a 10.

La mozione presentata dal consigliere Andreas Pöder dell'Union für Südtirol e firmata da molti esponenti delle opposizioni (tra cui i trentini Kaswalder e Degasperi) incarica la Regione ad attivarsi per chiedere che Parlamento e Governo sostituiscano le misure coercitive con altre soluzioni idonee a garantire il rispetto delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità «per un'efficace protezione da pericolose malattie infettive e affinché la sensibilizzazione da parte degli enti pubblici per aumentare la campagna vaccinale sia ampia ed equilibrata».

Il presidente della Regione Arno Kompatscher ha evidenziato come le province di Trento e Bolzano siano «d'accordo con l'obbligo delle vaccinazioni, ma è in discussione il modo per arrivare a questo risultato e abbiamo lavorato in questa direzione» utilizzando o meno le misure coercitive.

Al termine di una lunga discussione in aula, la votazione per parti separate ha visto la premessa della mozione respinta con 25 voti a favore e 27 contrari.

La prima parte del dispositivo è stata invece approvata con 39 sì e 16 no, mentre la seconda parte con 53 voti a favore, 1 no e 1 astensione.

Alla votazione non ha partecipato il gruppo del Pd, criticato da Filippo Degasperi (M5s): «Poco tempo fa - ha ricordato -, in consiglio provinciale a Trento aveva bocciato una proposta di mozione dal contenuto molto simile».

Il primo firmatario del documento Pöder aveva evidenziato che la mozione non puntava a mettere in discussione la necessità di effettuare le vaccinazioni.

Eppure qualche voce contraria si è levata in consiglio. «Dieci vaccini in una volta sola siano troppi» ha tuonato Walter Kaswalder (Misto, ex Patt); Degasperi (M5s): «Se esiste un problema di morbillo, si affronta quello e non altri undici vaccini» e Lorenzo Baratter (Patt): «Esistono troppi dubbi, senza essere scienziati. Il nostro territorio ha sperimentato modelli alternativi».

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