L'appello dei medici alle famiglie trentine

Morbillo e rosolia non sono stati eliminati entro il 2015, come invece prevedeva il piano nazionale, eppure basterebbe il vaccino

Morbillo e rosolia non sono stati eliminati entro il 2015, come invece prevedeva il piano nazionale, eppure basterebbe il vaccino. Novità sulle vaccinazioni arrivano intanto in Trentino per il meningococco B, il papilloma virus per i maschi e l’herpes zoster per le persone oltre i 65 anni.

Sono tra gli argomenti affrontati stamani al convegno a Trento dal titolo «Vaccinazioni 2016. Il valore delle vaccinazioni e nuove opportunità di salute», organizzato dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento.

I relatori hanno messo in evidenza «l’importanza delle vaccinazioni, come strumento di prevenzione di importanti malattie infettive, e il calo delle coperture vaccinali che comporta negli operatori sanitari viva preoccupazione, non solo per il rischio individuale di malattia per i bambini e le persone non vaccinate, ma anche per la possibilità concreta che, venendo meno l’immunità di gruppo, riemergano malattie da tempo considerate debellate, minacciando la salute di tutta la popolazione».

«L’obiettivo fissato dal Piano nazionale di eliminazione di morbillo e rosolia entro il 2015 - ha riferito Maria Grazia Zuccali, medico dell’Unità operativa igiene e sanità pubblica dell’Apss - non è stato raggiunto. Le due malattie sono facilmente prevenibili grazie alla vaccinazione con due dosi di vaccino Mpr (morbillo-parotite-rosolia), ma in Italia e in Trentino è presente un trend in diminuzione delle coperture vaccinali».

«È necessario - ha aggiunto Zuccali - aumentare l’impegno di tutti nella promozione delle vaccinazioni e in particolare della vaccinazione Mpr tra le classi d’età a rischio (bambini entro i 24 mesi di vita) per raggiungere e mantenere elevati livelli di copertura vaccinale (95%), ma anche tra quelle sacche di popolazione parzialmente vaccinate di cui fanno parte gli operatori sanitari e le donne in età fertile».

Quanto alle nuove vaccinazioni, sono intervenuti Valter Carraro, direttore dell’Unità operativa di igiene e sanità pubblica e Silva Franchini dirigente medico della stessa unità operativa.

Le nuove vaccinazioni sono l’antimeningococco B (per i bambini fino a tre anni), antipapillomavirus (per i maschi nel dodicesimo anno di vita) e l’antiherpes zoster (per le persone di 65 anni).

Per quanto riguarda la vaccinazione contro il meningococco B è stato specificato che il vaccino sarà gratuito fino al terzo anno di vita e offerto, attraverso la chiamata attiva mediante lettera, a tutti i bambini nati dal 1 luglio 2016 e su richiesta dei genitori per i bambini nati prima di tale data e che non hanno ancora compiuto i tre anni.

Carraro nel suo intervento ha lanciato un appello ai genitori: «Vaccinate i vostri bambini, il nuovo vaccino contro il meningococco B è un’opportunità aggiuntiva per proteggere i bambini dalla meningite, perché vincere la meningite e le malattie infettive si può». Per quanto riguarda la vaccinazione antipapillomavirus nei maschi (già introdotta per le femmine nel 2008) nella sua relazione la dottoressa Franchini ha evidenziato che la nuova vaccinazione sarà gratuita e proposta su invito ai ragazzi nel dodicesimo anno di vita (a partire dai nati nel 2005) e fino ai 18 anni su richiesta dei genitori per entrambi i sessi.

«In un’epoca di forte consapevolezza della popolazione, le politiche sanitarie - ha affermato Marino Migazzi, direttore del dipartimento di prevenzione - devono essere sempre più sostenute e condivise dalle istituzioni e da tutti gli operatori sanitari.

Da qui la necessità di un costante aggiornamento scientifico sul valore della vaccinazione, lo strumento più efficace per la prevenzione delle malattie infettive».

«La corretta informazione e le evidenze scientifiche, unite alla fiducia verso il servizio e le istituzioni sanitarie - ha proseguito - sono la chiave principale per dissipare paure, affrontare preoccupazioni e promuovere l’adesione alle vaccinazioni. Di qui l’importanza che vi sia una cultura della prevenzione e della vaccinazione trasversale e comune fra tutti i professionisti sanitari della provincia di Trento nella loro operatività quotidiana».

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