L'anno scorso 528 casi di arresto cardiaco

I dati sono contenuti del Registro provinciale per gli arresti cardiaci che deve essere tenuto proprio dal personale del 118 e che contiene tutti i casi di arresto cardiaco gestiti da Trentino Emergenza fuori dagli ospedali e trattati con manovre di rianimazione cardiopolmonare (sono esclusi i decessi dove non sono state effettuate manovre).

Secondo le schede del 118, nel 2015 la diagnosi di arresto cardiaco - come detto - è stata effettuata dall'equipaggio intervenuto in 528 casi. Solo in 273, però, i pazienti sono stati trattati con manovre di rianimazone cardiopolonare o con somministrazione di farmaci (erano stati 300 nel 2014, 263 nel 2013, 253 nel 2012 e 284 nel 2011).

Tra questi 272 casi, il 70,7% dei pazienti erano maschi e la fascia d'età maggiormente a rischio si concentra tra i 55 e gli 84 anni, con una percentuale complessiva che supera il 60%. Sulla base dell'età ci sono stati 7 casi tra i 0 e i 4 anni, 1 dai 5 ai 14, 4 da 15 a 24, 4 da 25 a 34, 16 da 35 a 44, 50 da 55 a 64, 51 da 65 a 74, 72 da 75 a 85 e 42 oltre gli 85 anni.

Curioso vedere la distribuzione degli arresti mese per mese. Il mese con il maggior numero di casi risulta essere luglio con 31 interventi per arresto cardiaco (anche per il massiccio arrivo di turisti), seguito da gennaio e febbraio. Aspetto importante per la sopravvivenza è soprattutto la presenza di testimoni al momento del malore.

Nel 2015 in 223 casi su 273 totali, ossia nell'81,7 % del totale degli arresti cardiaci, era presente una persona in grado di testimoniare l'accaduto. Nella maggior parte di questi casi la persona non era un sanitario (78,5%) eppure, dato importante, su 223 arresti cardiaci testimoniati sono state eseguite manovre rianimatorie in 179 episodi (80% dei casi testimoniati).

Nel 2015 i soggetti in  arresto cardiaco che hanno risposto in maniera positiva nelle manovre di rianimazione cardiopolmonare, sono stati 109 mentre in 183 casi, il 56,0% del totale degli arresti cardiaci, non si è registrata alcuna ripresa della circolazione.

In pronto soccorso sono stati trasportati 110 pazienti, e di questi 4 sono però giunti cadaveri. 88 pazienti (il 32,2% del totale degli arresti cardiaci e l'80% dei trasportati in ospedale) sono stati ricoverati in un reparto specialistico mentre 18 sono deceduti al pronto soccorso. Degli 88 pazienti ricoverati 40 sono deceduti in reparto e 48 sono usciti vivi (il 17,6% del totale degli arresti cardiaci e il 54,5% del totale dei ricoverati).

Dei dimessi, 22 sono stati dimessi al domicilio, altri 22 sono stati mandati in un altro istituto di riabilitazione e 4 ricoverati in un istituto per acuti. Del totale dei 48 sopravvissuti 33 avevano una buona funzione cerebrale, 3 una moderata insufficienza cerebrale, 9 una grave insufficienza cerebrale e 3 erano in coma.

Per quanto riguarda i dati del 2014, i pazienti vivi dopo l'infarto erano 45 (il 15% del totale degli arresti cardiaci e il 52,3% dei pazienti ricoverati). Analizzando la sopravvivenza di questi a un anno va osservato che tra i 37 sopravvissuti, 33 avevano accanto un testimone all'evento, segno che senza l'intervento immediato di qualcuno farcela è quasi impossibile.

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