Scoperta la «corazza» del tumore alla prostata

Grazie ai ricercatori del Centro di biologia integrata dell'Università di Trento e della Weill Cornell Medicine University di New York si aprono nuove prospettive per la cura di questo cancro

Individuata dai ricercatori del Cibio dell'Università di Trento e della Weill Cornell Medicine University di New York la «corazza» che rende inattaccabile al trattamento terapeutico il cancro alla prostata in stadio avanzato. La scoperta, contenuta in uno studio pubblicato oggi su Nature Medicine, potrebbe aumentare l'efficacia nella diagnosi e nel trattamento del cancro neuroendocrino alla prostata e consentire passi in avanti per i pazienti in stadio avanzato verso la diagnosi tempestiva con un semplice esame del sangue. «Per sfuggire al successo del trattamento farmacologico, un tumore letteralmente si trasforma in un altro» spiega Francesca Demichelis, professoressa al Centro di biologia integrata (Cibio) dell'Università di Trento che ha diretto lo studio.

«L'adenocarcinoma - spiega - evolve in un tumore neuroendocrino e il modo in cui questa evoluzione avviene, questa capacità di trasformarsi per resistere ai trattamenti farmacologici, ci ha colpito. Alcune cellule cambiano natura e prendono il sopravvento sulle altre. Al microscopio appaio diverse dalle altre per forma e per dimensione. Il loro contenuto è marcatamente diverso. È come se si fossero costruite una sorta di corazza e nuove modalità di sostentamento per sopravvivere. Imparano cioè a fare a meno del loro sostentamento primario precedente».

«In sostanza - prosegue Demichelis - è come se cambiassero dieta per difendersi. Per frenarle, l'unico modo è interrompere il trattamento e cambiare protocollo farmacologico. I dati che abbiamo generato possono aiutare l'identificazione di molecole in grado di attaccare queste cellule finora intoccabili».

Una sfida per la medicina di precisione: poter mettere a fuoco le caratteristiche della malattia permetterà infatti ai ricercatori di sviluppare biomarcatori in grado di indicare tempestivamente il momento in cui inizia la resistenza alle terapia.

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