Pesticidi, l'allarme salute dell'oncologa «Danni accertati, anche in Trentino»

In Trentino non servono nuovi studi per verificare la pericolosità dei pesticidi per la salute umana. Ricerche scientifiche serie che confermano il nesso di causalità tra l’insorgere di un ampio ventaglio di patologie e l’esposizione ai veleni già ci sono e sono inconfutabili.

In Trentino, piuttosto, occorre agire subito e ridurre l’utilizzo dei veleni in agricoltura a tutela della salute di tutti, agricoltori e popolazione. È quanto sostiene la dottoressa Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa presso l’ospedale di Forlì, nota per il suo impegno nell’Isde e in Medicina democratica.

Gentilini interviene nel dibattito sui pesticidi tornato d’attualità anche in Trentino. Risponde al presidente della Lilt Mario Cristofolini, che su questo fronte sollecitava una ricerca seria ed attendibile anche in provincia: «Che senso ha - scrive Gentilini - proporre ulteriori indagini, studi e ricerche per valutare gli effetti dei pesticidi sui trentini: se fino ad ora studi non sono stati fatti, o sono stati eseguiti malamente, che senso ha farli adesso?

Forse si pensa che gli abitanti del Trentino siano strutturalmente “diversi” dalle migliaia e migliaia  di soggetti già indagati negli studi scientifici? Non sarebbe molto meglio passare dalle parole ai fatti e, ad esempio, impedire l’approvazione di una delibera provinciale  che permetterebbe una ulteriore riduzione dei margini di rispetto e quindi  una ulteriore maggiore esposizione della popolazione? Non sarebbe il caso di promuovere l’agricoltura  biologica e biodinamica?».

Gentilini ricorda che ci sono già 20 mila studi pubblicati sulla correlazione tra pesticidi e i danni alla salute umana. I risultati sono allarmanti. «Ricordo - scrive l’oncologa - che le  principali patologie correlate ad esposizione cronica (ovvero a dosi piccole ma ripetute nel tempo) di pesticidi sia per motivi professionali che residenziali riguardano diversi organi ed apparati quali quello nervoso, endocrino, immunitario, riproduttivo, renale, cardiovascolare e respiratorio ed è documentato ormai  un incremento del rischio per tutti i tumori nel loro complesso, cancro al polmone, pancreas, colon-retto, vescica, prostata, cervello, melanoma,  leucemie, tutti i tipi di linfoma, mieloma multiplo».

Non è finita: «Risultano anche statisticamente aumentati - sottolinea - i rischi per patologie respiratorie, malattie neurodegenerative (Sla, Alzheimer e Parkinson), danni al cervello in via di sviluppo con incremento di disturbi cognitivi e comportamentali (compreso l’autismo), disturbi della sfera riproduttiva (specie infertilità maschile), ipotiroidismo e diabete». E a proposito di diabete, l’oncologa ricorda come «in una vasta metanalisi condotta in 21 studi osservazionali per un totale di 66.714 soggetti  sottoposti ad esami di biomonitoraggio per valutare  il grado di esposizione pesticidi si è evidenziato che l’esposizione a qualunque tipo di pesticida si associa ad un aumento del 61% del rischio di diabete».

Il Trentino non può chiamarsi fuori. Gentilini cita un recente report di Greenpeace «condotto in aree di coltivazione intensiva di mele (per l’Italia Val di Non e Valtellina) su campioni di acqua e di suolo raccolti durante i mesi di marzo e aprile 2015: in un singolo campione di suolo raccolto in Italia  sono state rilevate fino a tredici sostanze chimiche diverse  e dieci in un campione di acqua, un vero e proprio cocktail di pesticidi!  E questi campioni provenivano proprio dalla Val di Non in Trentino».


FIRMATO L'ACCORDO TRA PROVINCIA, APOT E «MACH»

Prevista dal Piano di azione nazionale sull’uso sostenibile dei pesticidi (quello che la Provincia ha adottato in ritardo fissando distanze minime ritenute inadeguate), la responsabilizzazione degli operatori, agricoltori in primis, ha fatto ieri un passo avanti, con la sottoscrizione dell’«Accordo di programma per l’attuazione delle misure per il miglioramento dello stato qualitativo dei corpi idrici con impatti da fitofarmaci utilizzati in agricoltura».

Un impegno previsto anche in seguito ai rilievi fatti per predisporre il nuovo Piano delle acque, che ha evidenziato la presenza di pesticidi nei rii prossimi ai meleti. Ricerca e sperimentazione, formazione degli operatori, capacità di autovalutazione, monitoraggio della qualità dell’ambiente sono i contenuti siglato presso il palazzo di piazza Dante a Trento, fra Provincia autonoma, Fondazione Edmund Mach e Apot (Associazione consorziale produttori ortofrutticoli trentini) «Tutti gli attori del sistema – ha sottolineato l’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi, che ha firmato il documento per la Provincia – si impegnano con questo atto, attraverso un modello di cooperazione avanzato, a contribuire alla qualità complessiva del territorio». Grazie a questo accordo, firmato anche dal presidente dell’Apot Ennio Magnani e dal presidente della Fondazione Edmund Mach Andrea Segré, si lavorerà assieme per ridurre l’impatto dei fitofarmaci sull’ambiente e sui corpi idrici.

Alla fine di agosto il protocollo era stato approvato dalla giunta provinciale con un provvedimento proposto, oltre che dall’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi, anche da quello dell’agricoltura Michele Dallapiccola, presente ieri alla firma assieme alla dirigente generale dell’Appa Laura Boschini e alla responsabile del settore tecnico per la tutela dell’ambiente dell’Agenzia, Raffaella Canepel. Tra i risultati attesi dalla fase sperimentale dell’accordo, c’è il contenimento della concentrazione di Clorpirifos. Se entro il 31 dicembre 2017, ciò non avverrà, il Clorpirifos dovrà essere sostituito con principi attivi meno impattanti e, solo dopo il 2020, saranno eventualmente fissate fasce riparie di almeno 10 metri nei frutteti prospicienti i corsi d’acqua.

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