Libri, premio Itas a Manolo per «Eravamo immortali»

Ecco il risultato della sfida letteraria nell'ambito del Trento Film Festival.

Simon McCartney, con «Il legame», si è aggiudicato il 45° premio Itas del libro di montagna nella sezione opere narrative.

«Eravamo immortali», del celebre alpinista primierotto Manolo (al secolo Maurizio Zanolla, classe 1958), ha vinto il premio per la migliore opera non narrativa, mentre «K2. Storia della montagna impossibile» di Alessandro Boscarino, ha vinto la sezione opera narrativa per ragazzi.

Menzione speciale all’opera «Abschnitt. Adamello 1915-1918» di Tommaso Mariotti e Rudy Cozzini.

La giuria era presieduta da Enrico Brizzi; per la prima volta ne ha fatto parte anche Paolo Cognetti, vincitore del premio nel 2017.

Questi i titoli che erano in lizza, selezionati dalla giuria come finalisti: per la sezione delle opere narrative, Lilli Gruber (con «Inganno», edito da Rizzoli), Francesco Casolo e Michele Freppaz, («I giorni della neve», DeA Planeta), Simon McCartney («Il legame», OltreConfine), Noemi Lerch, (autrice di un forte romanzo come «La contadina», edito da Gabriele Capelli), e Marco Balzano (con il suo celebrato «Resto qui», edito da Einaudi).

Invece tra le migliori opere non narrative la cinquina selezionata è «Abschnitt. Adamello 1915-1918» di Tommaso Mariotti e Rudy Cozzini edito dal Parco Naturale Adamello Brenta; «Eravamo immortali» di Manolo, edito da Fabbri Editori; «Il pastore di stambecchi» di Louis Oreiller e Irene Borgna, Ponte alle Grazie; «Storia del bosco. Il paesaggio forestale italiano» di Mauro Agnoletti, editori Laterza; «Una yurta sull’Appennino», di Marco Scolastici edito da Einaudi.

La migliore opera narrativa per ragazzi è stata scelta tra: «Cento passi per volare» di Giuseppe Festa, Salani Editore; «Patagonio e la Compagnia del Randagio», Bruno Tecci, Rrose Sèlavy; «K2. Storia della montagna impossibile», Alessandro Boscarino, Rizzoli.

I tre vincitori delle singole categorie, dopo la premiazione, domani, domenica 5 maggio, si troveranno a dialogare in una tavola rotonda aperta al pubblico con il presidente della giuria Enrico Brizzi.


«Manolo. Il Mago. O, semplicemente, Maurizio Zanolla», si legge nella rpesentazione del libro premiato al Festival (Fabbri editore, 412 pagine, 20 euro)

«Un ragazzo - prosegue la nota - cresciuto in un ambiente che vedeva le montagne solo come fonte di pericoli, e che un giorno, quasi per caso, ha scoperto il fascino della roccia. Un mondo verticale retto da regole proprie, distante da costrizioni e consuetudini della società, capace di imprimere una svolta al suo destino.

Così, al rumore della fabbrica e a una quotidianità alienante si è sostituito il silenzio delle vette. Uno dei più grandi scalatori italiani e internazionali, che ha contribuito a cambiare per sempre il volto dell'arrampicata, racconta per la prima volta come ha scelto di affrontare le pareti alleggerendosi di tutto, fino a rifiutare persino i chiodi. Nella convinzione che la qualità del viaggio fosse più importante della meta, e che ogni traguardo portasse con sé una forma di responsabilità.

La famiglia, gli affetti, le esperienze giovanili, gli amici delle prime scalate, le vie aperte spesso in libera e in solitaria, il tentativo di conquistare gli ottomila metri del Manaslu, fino a "Eternit" e "Il mattino dei maghi": Maurizio Zanolla ripercorre gli anni - tra i Settanta e gli Ottanta - che l'hanno portato alla celebrità. Non un elenco di scalate, o delle vie più difficili, ma l'affresco delle esperienze più significative, più intense e toccanti, di una vita vissuta alla ricerca dell'equilibrio».

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