Ora gli occhiali in legno vengono dalle Dolomiti

All’inizio di questo decennio l’occhiale in legno è diventato di moda. Merito di alcuni piccoli produttori austriaci e tedeschi, poi seguiti da qualche lungimirante artigiano anche in Italia. Oggi il fenomeno si è stabilizzato ma sul mercato resiste una nicchia consolidata e stabile. Il mercato stesso ha fatto selezione con la discriminante dell’elevata qualità. A Progetto Manifattura, il polo della green economy di Rovereto, c’è una di queste realtà. Per dimensione e approccio al mercato, una start-up, ma dal potenziale in continua crescita.

 

Si chiama Dolpi, acronimo che fonde le Dolomiti e le Alpi. A spiegare il perché l’amministratore Luca Ferrari: «Siamo insediati a Rovereto dove abbiamo un importante supporto per lo sviluppo commerciale, il rapporto con mercati lontani come Russia, Corea, Stati Uniti, dove facciamo corsi e progetti. Poi abbiamo il laboratorio nel bellunese e i miei tre soci sono bellunesi. I legni che usiamo arrivano da tutto il mondo, ma il nocciolo storico della produzione contempla legni delle nostre montagne».

 

 

L’azienda è nata nel 2013, nel 2016 si è insediata a Progetto Manifattura. Luca Ferrari (metà milanese, metà feltrino) arriva dal mondo dell’edilizia in legno. I suoi soci Virgilio Dal Pan dall’edilizia, Ezio Dalla Rosa dalla falegnameria, Arrigo Costa dall’occhialeria. Quinto socio di Dolpi è la DM Technik. Alla base dell’idea d’impresa, la passione per il legno come materiale e la vicinanza geografica al distretto bellunese degli occhiali. Oggi a catalogo ci sono dieci modelli con montatura in legno.

 

Sia da sole che da vista. Gli occhiali da vista hanno prezzi che variano dai 380 ai 480 euro (lenti escluse). «La nostra rete di vendita si basa su rappresentanti e si appoggia su negozi ottici indipendenti. Abbiamo un cliente persino in Arabia Saudita e in Giappone. Vendiamo in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Grecia, Slovenia, Croazia ma anche in Nord America».


Un’idea d’impresa basata sul fascino di un materiale insolitamente accoppiato a un accessorio sempre più modaiolo come gli occhiali. E sulla voglia dei clienti di distinguersi. Design, mano artigianale, lavorazioni di pregio.

 

«Usiamo legni che arrivano dai boschi trentini, veneti, friulani (da foreste certificate Pefc) come il pino, il ciliegio, il rovere, il castagno, il larice e il cirmolo, il frassino e il noce. Sono laminati e non masselli, quindi il peso, per ogni paio d’occhiali, riusciamo a contenerlo tra i 20 e i 27 grammi. La produzione è di due-tremila pezzi l’anno.

 

Il legno è un materiale rigido ma con tecniche sofisticate viene modellato. Grazie a una maschera-stampo sferica anziché cilindrica, che permette di dare agli occhiali la giusta curvatura ergonomica per inserire le lenti. Chiudicerchio in legno per il naso, cerniera flessibile a scomparsa e terminale in acetato, per regolare il punto d’appoggio sull’orecchio.

 

Non mancano le produzioni limitate, come la collezione realizzata per il sessantesimo anniversario di un’azienda, in radica di noce proveniente dalla Turchia orientale. A giugno uscirà un modello in legno e metallo, con terminale in pelle. E una parte di Spelacchio, l’abete fiemmese poco rigoglioso che ha fatto da (discusso ma amato e virale) albero di Natale a Roma non è diventato tutto una baby home in legno. Una parte sarà utilizzata da Dolpi proprio per un nuovo modello.

 

E anche il vecchio Avez del prinzep, il grande albero di 270 anni abbattuto dal vento a Lavarone, finirà sulla faccia di qualcuno in forma di occhiali. L’idea di originalità si sposa con quella della territorialità: il luogo di provenienza della materia prima diventa elemento di identità del prodotto e di chi lo indossa. Manutenzione di un occhiale in legno? Pulizia con acqua e sapone neutro.

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