Dai barconi al tonco del pontesel La favola di Muhammad premiato dalla Confraternita

di Matteo Lunelli

Una nonna di Kamauz? Una casalinga di Ruffè? Uno chef di un rifugio alpino? Il cuoco di un ristorante tradizionale? Sbagliato: il principe del Tonco de Pontesel è un pescatore senegalese di 29 anni, in Italia dal 2004 come richiedente asilo.
Un ragazzo musulmano che per via della propria religione e del Ramadan appena concluso non può nemmeno assaggiare il proprio piatto per via della presenza del maiale (sempre) e per via del digiuno imposto dal Corano (durante la gara dell’1 giugno scorso), ma capace comunque di dare un gusto e un sapore unici, tanto da convincere l’esperta giuria.

Lui è Muhammad Kongira e la sua storia è davvero straordinaria, una sorta di favola.

IL BLOG: CHE COSA CI INSEGNA LA STORIA DI MUHAMMAD

«Sono arrivato il 7 giugno del 2014 in Sicilia, dopo un lungo viaggio sul barcone. Due giorni dopo ero al campo di Marco, dove sono stato tre mesi prima di andare alla Residenza Brennero a Trento. In Senegal non potevo più stare, ho dovuto lasciare mia moglie incinta e mia sorella e partire per crearmi un futuro, che nel mio Paese non avrei avuto. Quando ero in Libia pronto per imbarcarmi Marianna ha dato alla luce Awa, che ora ha cinque anni: fino ad oggi l’ho vista solo attraverso il cellulare, perché ogni tanto facciamo delle video chiamate, ma non vedo l’ora di incontrarla personalmente e abbracciarla per la prima volta».

Tramite il Cinformi dopo qualche mese viene proposto al Mas dela Fam di Ravina, per dare una mano come lavapiatti.
«Durante i primi giorni ha fatto qualche assenza - racconta il titolare del Mas Luca Boscheri - e quindi pensavo che avrebbe rinunciato. Mi sbagliavo di grosso, perché ancora non conoscevo bene il ragazzo, che poi si è rivelato puntuale e impegnato, preciso e attento. Ha iniziato dando una mano nel lavare i piatti, ma vedevo che mentre faceva quel lavoro era sempre girato a “curiosare” e guardare quello che ci cucinava. Il tutto è iniziato come un’opera di solidarietà, invece alla fine ho trovato un grande e bravo lavoratore».

Come una spugna Muhammad Kongira ha assorbito quello che faceva lo chef.

«Osservavo e “rubavo” insegnamenti - sorride il principe del Tonco - e a poco a poco il capo mi spiegava cosa stava cucinando. Da noi si mangia pesce e altri tipi di piatti, un Tonco o un carbonara non sapevo cosa fossero. Mi hanno poi lasciato provare e mi sono appassionato. Anche adesso passo tutto il tempo libero a guardare le ricette su YouTube: cerco su Google il nome di qualche piatto tipico e poi guardo come lo cucinano i grandi chef. Antipasti, primi o secondi non importa, io voglio imparare. E ora faccio anche le torte, come la Sbrisolona o la Tenerina. Purtroppo in Senegal non ho fatto delle scuole da cuoco e così devo recuperare adesso. Piatti africani? Ogni tanto li faccio, ma ai miei capi non piacciono molto...».

Meglio uno splendido Tonco del Pontesel. Sabato 1 giugno si è svolta la consueta gara organizzata dalla Confraternita guidata dal Gran Maestro Andrea Bassetti: 16 cuochi in gara, 14 esperti in giuria che hanno assaggiato alla cieca le sedici versioni del piatto tradizionale. E un vincitore.

«Mi hanno premiato come “Principe del Tonco”, ma io voglio impegnarmi ancora per diventare il “Re del Tonco”», scherza (ma non troppo) lo chef. Sì, chef. Perché nel frattempo, come nelle favole più belle, Muhammad ha salito una serie di gradini e da lavapiatti è diventato cuoco.

«È molto bravo e così adesso lavora qui da noi - spiega ancora Luca Boscheri - e vive qui sopra in un appartamento. Si concede solo la preghiera del venerdì a Gardolo, il resto del tempo lo passa qui in cucina oppure a studiare nuove ricette. Poi si è fatto anche un’esperienza di un mese come tirocinante dallo chef stellato Alessandro Gilmozzi a Cavalese, che è stata molto utile anche se era gennaio e si lamentava per il gran freddo che faceva».

«Non sgarra mai - sorride Martina, la figlia di Boscheri che lavora al Mas - e vuole sempre e solo lavorare. Ed è bravo a saper gestire con tranquillità i momenti di stress che certi giorni in cucina ci sono».
La gara, chiamata il “Gran Tenzone”, lo chef senegalese l’aveva già vinta due anni fa. E, lo sport insegna, ripetersi è sempre più difficile.

«Poi sono arrivato secondo anche secondo la “giuria popolare”, ovvero i clienti che hanno assaggiato i piatti. Tra l’altro solitamente io assaggio il piatto solo nella prima parte, fino a quando metto il maiale. E nella gara non ho assaggiato nulla, perché eravamo in pieno Ramadan. Ma è andata benissimo comunque, ho messo le dosi giuste di ingredienti visto che il piatto è piaciuto molto».

Muhammad Kongira continua a lavorare al Mas dela Fam, ma il suo obiettivo più prossimo, prima di diventare “Re del Tonco”, è quello di di avere la carta di identità, che aspetta da tre anni. Avere un documento, insomma, è una conquista.

«Ora ho il permesso umanitario, ma spero di riuscire ad avere quello come lavoratore, che mi permetterebbe di far venire qui Marianna e Awa, così potrei far assaggiare loro i miei piatti. Hobby? No, solo cucinare. Mi piace il calcio, all’inizio quando sono arrivato a Marco e Trento facevamo qualche partita e mi dicevano che non c’era nessuno più forte di me. Stavo sempre in attacco. Tifo per la Juventus e il numero 7 è quello preferito. Ma un idolo per noi senegalesi è Sadio Mané, l’attaccante del Liverpool».

Che ha appena vinto la Champions. Ma la Champions di Muhammad Kongira è quel piatto di rame del “Principe del Tonco”.

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