Vinifera, il vino d'artigiani che piace anche alle donne

Il vino artigianale è giovane e significativamente declinato al femminile. Tra gli oltre mille visitatori di questa edizione d’esordio di Vinifera, tra gli stand si sono aggirati soprattutto giovani e molte donne, con tanta voglia di convivialità e curiosità per storia, tradizione e tecnica di produzione del nettare di Bacco che finisce nel calice. Una prima volta per questa rassegna, nata dall’amore per il vino e il territorio di un gruppo di under 40 di Rovereto e dintorni, che hanno di recente fondato l’Associazione Centrifuga (con sede a Besagno di Mori), che ha organizzato questa prima mostra mercato dei vini artigianali dell’arco alpino.

«Siamo undici giovani tra i 25 e i 37 anni - spiega Germano Cattoi -. Alcuni di noi sono diplomati sommelier, altri sono studenti di enologia, altri ancora semplici appassionati». «Abbiamo deciso - aggiunge la segretaria dell’Associazione, Marzia Bona - di dare spazio ai vini di qualità, soprattutto biologici e biodinamici. Il denominatore comune è la territorialità. I vini artigianali sono quelli che non rientrano negli schemi della standardizzazione industriale. Prodotti sostenibili, coltivazioni antiche, uniche per clima, terreni, metodi di produzione. Qui a Vinifera facciamo vedere in faccia chi fa questi vini e molti sono giovani. Con grande sorpresa abbiamo registrato il tutto esaurito a un corso sulle tecniche di potatura della vite e sui vitigni resistenti».

Grande successo, ovviamente, anche per le degustazioni delle circa 300 etichette, con 54 produttori. Che arrivano dal Trentino, dall’Alto Adige, ma anche dall’Austria, dal Friuli, dal Piemonte, dalla Lombardia e dalla Liguria.

Vino artigianale, dunque, è quello che ha un intero processo nelle mani di un unico professionista, «che non esita a farsi chiamare contadino» precisa dal suo stand Giuseppe Pedrotti, viticoltore della Valle dei Laghi: «In tanti stanno degustando due nostre produzioni. L’Aura è un mix di nosiola e chardonnay, macerati un anno in botti di legno. L’Auro è invece un cabernet franc appassito almeno 40 giorni, unito a merlot e con un taglio di cabernet».

Cosa cercano i consumatori, soprattutto il popolo dei giovani degustatori di vino? Ancora Pedrotti: «La finezza e l’eleganza di aromi e sentori. La bevibilità. L’uva è frutta e va raccolta matura. Il vino è un prodotto che parla della mia terra ma anche delle mie mani. Questo viene apprezzato e fa la differenza. In questo risiede l’artigianalità di un vino». Dal 2009 dieci viticoltori trentini, dalla Valle dei laghi alla Val d’Adige alla Piana Rotaliana, si sono riuniti nel marchio «I dolomitici»: biodiversità, varietà autoctone e rare, gusti diversi a seconda delle annate diverse, i pilastri del loro «manifesto».

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