Guendalina de Benedetti In divisa a difendere la salute

Era solo una bambina, ma aveva già le idee chiare: «Da grande farò il carabiniere».

E Guendalina de Benedetti, 30 anni, romana, quel desiderio l’ha coltivato con determinazione e passione, finché è diventato realtà: «A 23 anni mi sono arruolata nell’Arma dei carabinieri», racconta il maresciallo ordinario.

Del resto, quella per la divisa, è una tradizione di «famiglia»: il papà, il nonno e i cugini facevano parte dell’Arma e la zia, Laura de Benedetti, nel 2013 è stata la prima donna nella storia italiana a diventare generale dei carabinieri. «La mia famiglia mi ha sempre sostenuta ed è stata proprio mia zia a mettermi gli alamari il giorno del giuramento», racconta Guendalina de Benedetti, che da un anno fa parte dei Nas di Trento, i Nuclei antisofisticazioni e sanità dell’Arma.

La 30enne ha frequentato la Scuola sottoufficiali, dove ha conseguito la laurea in Scienze giuridiche presso l’Università di Tor Vergata.

Al termine del corso l’arrivo in Trentino: «Sono stata mandata in val di Non, presso una stazione, dove sono rimasta due anni. Poi è uscito l’interpello per il Nas e ho deciso di mettermi al servizio del cittadino specializzandomi nel settore della tutela della salute». Quindi c’è stato il master di specializzazione a Tor Vergata, cui sono seguiti i sei mesi di tirocinio. «Sono molto soddisfatta della mia scelta - racconta - Ho scelto di venire in Trentino anche perché amo molto la montagna e avevo già lavorato in territoriale. In futuro? Voglio specializzarmi sempre più», dice, confidando però di sognare anche una famiglia.

Lavorare al Nas significa occuparsi di tutela della salute dei cittadini. Un’attività molto complessa e variegata, che spazia dalle verifiche sull’intera filiera di produzione, vendita e somministrazione di alimenti e bevande, ai controlli nel campo della sanità pubblica. E le indagini, come è successo nel caso dell’inchiesta sulla malaria, hanno anche dei risvolti umani drammatici.

«Non lasciarsi coinvolgere è impossibile - evidenzia - ma l’importante è focalizzarsi sull’interesse delle vittime e fornire all’autorità giudiziaria tutti gli elementi utili per definire la vicenda».

La salvaguardia della salute, nella vita quotidiana, passa anche per la spesa. Immaginiamo che il maresciallo ordinario de Benedetti la faccia con un occhio particolarmente attento a quello che mette nel carrello. Lo stesso che sarebbe bene facesse ogni cittadino. «La faccio con la giusta attenzione: scelgo e seleziono, controllando scadenza, etichette e ingredienti», spiega.

La presenza delle donne nell’Arma non è certo una novità: le prime carabiniere vennero arruolate nel Duemila ed oggi le divise «in rosa» sono sempre più numerose. Ambiente maschilista? «Assolutamente no», risponde de Benedetti, che non esita a consigliare alle donne di intraprendere questa carriera.

Semmai la curiosità verso una donna che indossa la divisa è più frequente all’esterno. «All’interno è normale, ma ricordo che ad un posto di controllo, un uomo mi chiese: “Scusi, sa sparare?” Certo, come i miei colleghi, fu la mia risposta».

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