Sgarbi fa il bis a Trento «Il governo? Ai grillini»

di Fabio De Santi

La primavera scorsa Vittorio Sgarbi aveva fatto registrare il sold out con il suo «Caravaggio» all’Auditorium di Trento e venerdì sera è pronto a concedere il bis nel segno di «Michelangelo». La nuova sfida del critico d’arte e polemista è dedicata a Michelangelo Buonarroti: le sue parole si legheranno alle musiche dal vivo dal polistrumentista Valentino Corvino e alle immagini rese vive dal visual artist Tommaso Arosio . Con Sgarbi abbiamo parlato di «Michelangelo» senza rinunciare a qualche battuta sulla attualità politica che lo appena visto eletto nel proporzionale alla Camera nelle fila di Forza Italia.

Sgarbi, perché un nuovo spettacolo teatrale?
«Dopo il successo ottenuto con “Caravaggio” ci ho preso gusto a calcare il palcoscenico. Mi è venuta così l’idea di dare forma ad un’operazione coordinata fra politica e cultura. Ho creato un movimento politico chiamato Rinascimento che doveva intrecciarsi con uno spettacolo dallo stesso nome in cui avrei dovuto raccontare questo straordinario periodo. Questa operazione assomigliava a quella fatta da Travaglio con il Fatto Quotidiano che è diventato tale dopo essere partito dai teatri».

Ma poi «Rinascimento» si è trasformato in «Michelangelo»: come mai?
«Da una parte ci ha pensato Berlusconi che ha bloccato il mio “Rinascimento” politico, dall’altra ci si sono messi i direttori di teatro, più o meno ottusi, che hanno trovato nel tutto una sorta di conflitto di interessi. La parola “Rinascimento” è stata quindi ritenuta pericolosa perché in Italia c’è la cattiva idea di separare politica e cultura, due aspetti che invece io amo tenere uniti nel mio operare ed agire».

Qual’ è l’attualità di Michelangelo in questo terzo millennio?
«La scelta di Michelangelo Buonarroti, la figura più rappresentativa del Rinascimento, mi consente di parlare di lui e della sua attualità. L’arte dalla fine dell’Ottocento, da Rubens in poi, passando per buona parte del Novecento ha dovuto fare i conti con Michelangelo. Lo spettacolo prende le mosse dal 33esimo Canto del Paradiso, ispirazione della prima Pietà del Michelangelo e ripercorre la grandezza e la sensibilità dell’artista toscano».

Nel raccontare il Caravaggio lei creava un parallelismo molto suggestivo con Pierpaolo Pasolini: fa la stessa operazione anche con Michelangelo?
«No. Il legame fra Caravaggio e Pasolini si trovava nella drammaticità delle loro vite, dall’urgenza della loro opera, dalla loro tragica fine. In Michelangelo è più difficile individuare un simile legame ma nello spettacolo si trovano diversi spunti legati alle sue opere e alla loro capacità di influenzare artisti come Henry Moore, Picasso, Jan Fabree o Giacometti».

Una battuta sulle elezioni: che Italia ne è uscita?
«Per noi del centrodestra è andata benissimo. Sarebbe andata molto però meglio se mi avessero consentito di fare quell’area culturale che volevo creare. Il simbolo di quei mentecatti della Dc non ha portato a nulla mentre quello di “Rinascimento” secondo me avrebbe portato a quei due punti in più imprescindibili per governare».

Cosa succederà ora?
«Adesso bisogna far governare i grillini. Loro hanno promesso al Meridione disoccupato un reddito di cittadinanza e altre cose che ovviamente non saranno in grado di mantenere, Quindi verranno impallinati perché non potranno fare quello che hanno detto».

E quindi?
«Auspico che il Pd si allei con i 5 Stelle e dopo un anno di governo insieme, che non potrebbe che rivelarsi fallimentare, si torni alle urne per un trionfo del centro - destra. Ma penso che al momento ogni possibile alleanza fra schieramenti sia piuttosto improbabile».

Dica la verità: quanto si diverte a litigare in tv?
«Non è questione di divertimento: io sono l’unico che dice delle cose logiche. Molte volte non faccio in tempo a finire il discorso che mi interrompono e per forza quindi mi girano i c*****ni».

Dopo «Michelangelo» ci sarà altro teatro nel suo futuro? «La mia intenzione è quella di fare una sorta di trilogia rinascimentale. Dopo Michelangelo nel 2019 ci sarà Leonardo e nel 2020 Raffaello».

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