L’agroecologia e la permacultura: il sogno bio di Marcello a Maso Zepp

di Paolo Micheletto

L’agroecologia e la permacultura. Una fattoria olistica multifunzionale, un tocco di Australia e di grafica. Un giovane appassionato. Un sogno che si realizza. Basta mescolare bene gli ingredienti e il risultato è Maso Zepp, azienda agricola sul territorio di Grumes, nel Comune di Altavalle. A governare il tutto è Marcello Bianchi, 31 anni, che nella «precedente vita» ha fatto il grafico tra Milano e Varese, e che prima di mettere in pratica il suo sogno di fare il contadino imprenditore è stato un anno in Australia, dove ha alternato il lavoro in aziende agricole convenzionali a monocoltura all’impegno in aziende biologiche progettate a permacultura, un sistema produttivo che punta sulla sostenibilità e sull’alta produttività in spazi limitati, senza però portare il terreno ai limiti dello sfruttamento. 

L’ettaro di terreno di Maso Zepp è diviso in diversi settori, e quelli a produzione si suddividono in orti bio-intensivi, orti stagionali e piccoli frutteti dedicati al pascolo delle galline ovaiole. I settori sono separati da siepi edibili (frutta, bacche, piccoli frutti e aromatiche), che hanno la funzione di frangivento e di controllo biologico delle coltivazioni: in questo modo si raggiunge un equilibrio biologico molto efficiente, che permette di evitare l’utilizzo di ogni trattamento fitosanitario. Una grande attenzione viene rivolta all’utilizzo di tecnologie innovative e di attrezzi manuali, che evitano il ricorso a combustibili fossili e permettono lavorazioni del suolo superficiali e quindi poco invasive, con la funzione di aumentarne la fertilità della terra evitandone il compattamento e il ribaltamento. 

Spiega Marcello Bianchi: «La mia va considerata come una micro-fattoria, vale a dire una piccola azienda agricola biologica multifunzionale, dove “piccolo” significa “più diversità e più funzionalità”. Una delle parole d’ordine è sinergia, visto che i vari elementi presenti (le strutture, le persone, gli animali, le piante, gli insetti) ricevono la maggior parte delle sostanze di cui hanno bisogno direttamente dall’habitat nel quale si trovano». Alcuni esempi? Negli orti stagionali è la stessa pacciamatura di paglia e fieno a concimare il terreno per gli ortaggi, mentre in quelli bio-intensivi un sistema di semine e trapianti, rotazioni e sovesci, occultamento del terreno e lavorazioni unicamente superficiali porta fino a quattro rotazioni stagionali. In passato sono stati ospitati alcuni maiali di razza vietnamita, chiamati a scavare con il loro grugno alla ricerca di radici e bulbi, preparando il terreno degli orti. 

Ma non è tutto. Ogni coltivazione è disposta seguendo il più possibile le curve di livello, per evitare il dilavamento e ridurre la perdita dei nutrienti che tendono a scivolare a valle per via della forza di gravità, ma soprattutto per ottenere un’auto-irrigazione tramite il naturale recupero dell’acqua piovana e della brina. La pendenza media dei terreni è del 22%. Come detto, il «parco macchine» di Maso Zepp è costituito da attrezzi manuali, come seminatrici di precisione, ciclocoltivatori, trapiantatori, lame e dischi, rastrelli di varie larghezze e vanghe forche per arieggiare il terreno. La storia d’amore tra Marcello Bianchi e Grumes inizia nel 2013, quando alla fiera «Fa’ la cosa giusta» di Milano si imbatte nello stando di Stg, la società per lo sviluppo turistico di Grumes: «Prendo i primi contatti, vado a vedere di persona questo angolo di paradiso e vedo che può fare per me. Ero già stato in Trentino alla ricerca di un’idea, ma visito Maso Zepp e poco dopo prendo in affitto il maso e i terreni. Il primo anno è di prova, con autoproduzione degli ortaggi, poi l’anno dopo parto con l’azienda. E il percorso continua». 

Marcello Bianchi di fatto gestisce ogni aspetto della sua «creatura». Cura in prima persona tutte le fasi del lavoro, dalla progettazione dei terreni alla semina e alla raccolta, fino alla vendita degli ortaggi e delle uova. Può succedere che a Maso Zepp ci siamo ospiti arrivati grazie al programma Wwoof, che «offre» soggiorni più o meno lunghi nelle fattorie biologiche in cambio di aiuto, ma anche su questo l’ex grafico ha le idee chiare: «Certo, se arriva qualcuno mi può dare una mano, ma solo in una logica di scambio di esperienze. Si tratta di un’ottima scuola, sia per chi arriva che per chi ospita le persone».  

Del resto, la messa in rete delle conoscenze sembra essere un altro aspetto molto caro a Bianchi: «Esiste una vera e propria rete collaborativa tra realtà simili, che sono alleate più che concorrenti. I social network sono uno strumento molto potente per la diffusione delle nostre idee, che trovano sempre più condivisione: la proposta di un’agricoltura sostenibile, fatta con tecniche che vengono dalla tradizione ma sono state rivisitate in base alle esigenze attuali, raccoglie un grande interesse». Non a caso Bianchi dedica molti fine settimana a corsi di formazione e a seminari formativi: nelle vesti di docente appassionato insegna i segreti della progettazione a permacultura, dell’agricoltura biologica e naturale, dell’orticoltura bio-intensiva, della progettazione intelligente e della «gestione 2.0» dell’azienda agricola. E lo fa con successo, visto le lezioni sono sempre molto seguite. 

Se per tutto l’anno a Maso Zepp si possono acquistare le uova, da metà maggio a novembre vengono vendute le bioceste, con verdure miste ed erbe aromatiche, preparate direttamente in fattoria il giorno della consegna. La composizione delle ceste è definita ogni settimana in base alle verdure pronte per essere raccolte e il contenuto viene pubblicato ogni lunedì mattina sulla pagina Internet e su quella Facebook del maso. Marcello Bianchi porta avanti con orgoglio la bandiera della «generazione zero» in agricoltura, composta da persone che hanno deciso di dedicarsi al lavoro nei campi nonostante nelle loro famiglie di origine si facesse tutt’altro. Spesso i loro genitori e i loro nonni hanno fatto di tutto per staccarsi dalla dimensione agricola, fatta in passato di grandi sacrifici e poca resa: «Alla base delle motivazioni della “generazione zero” - conclude - c’è di certo la necessità di inventarsi un lavoro, vista la crisi generale, ma soprattutto ci sono ragioni personali e un’aumentata sensibilità verso un mondo sempre più sostenibile. Prima di tutto siamo consumatori molto critici e con una visione esigente della vita, a iniziare dalla necessità di porre dei limiti al consumo e di riorganizzare le risorse».

LE REGOLE D'ORO 

Il lavoro agricolo di Maso Zepp, fattoria alpina di Grumes, si ispira ai principi di progettazione a permacultura, elencati da David Holmgren in «Permaculture: Principles and Pathways Beyond Sustainability»:
Osservare e interagire. Un’osservazione attenta e un’interazione riflessiva forniscono l’ispirazione progettuale, le soluzioni e gli schemi.
Catturare e fare scorte di energia. Trovare soluzioni per immagazzinare energia nei momenti di abbondanza, per poi poterla utilizzare quando necessario.
Ottenere una produzione. Garantire l’auto-sussistenza a tutti i livelli: energetica, vitale ed economica.
Applicare l’autoregolazione. Scoraggiare attività inappropriate per assicurare che i sistemi perdurino.
Usare risorse rinnovabili. Utilizzare al meglio le risorse naturali rinnovabili, riducendo la dipendenza da quelle non rinnovabili.
Non produrre scarti. I prodotti in uscita per alcuni, sono i prodotti in entrata per altri.
Progettare dalla struttura al dettaglio. Integrare piuttosto che segregare. Collocare gli elementi in modo che tutti servano alle necessità altrui.
Usare soluzioni piccole e lente. I sistemi piccoli sono più semplici da mantenere utilizzando un minor impatto energetico.
Usare e valorizzare la diversità. Al contrario delle monoculture, la diversità riduce la vulnerabilità.
Usare i confini e valorizzare ciò che è marginale. È nei confini che si hanno gli elementi più diversi, produttivi e che danno valore al sistema. Ampliarli per arricchire il proprio progetto.
Usare e rispondere creativamente al cambiamento.

comments powered by Disqus