L'India oscura 857 siti pornografici ma travolta dalle critiche ci ripensa

In seguito alle proteste per la censura di oltre 800 siti pornografici, l’India ha fatto oggi marcia indietro e ha ritirato la decisione di oscurare i website. Lo riferiscono le televisioni indiane.
L’oscuramento di 857 website a luci rosse «è stata revocata» ha detto il ministro dell’Informazione Ravi Shankar Prasad precisando però che «soltanto i siti che promuovono pornografia infantile saranno bloccati». A tale proposito, ha continuato, sarà emanata una nuova ordinanza.
Lo scorso venerdì, le autorità indiane avevano proibito 857 website per il loro contenuto «immorale e indecente» in base ad un articolo della legge sull’Information Technology del 2000 (It Act) che regola il funzionamento della Rete.
La decisione aveva però sollevato un coro di critiche perchè considerata lesiva delle libertà individuali sancite dalla Costituzione indiana.
Tra le voci che si sono levate contro la «politica moralista» del governo c’è stata anche quella anche lo scrittore Chetan Bhagat, autore di numerosi romanzi in inglese e idolo di milioni di giovani indiani. In un tweet ha definito il divieto come «contrario alla libertà personale» e «non praticabile».
Negli ultimi cinque anni, con l’espansione della telefonia mobile, c’è stata in India una forte crescita del consumo di pornografia on line soprattutto da parte di giovani e adolescenti. Secondo alcuni, questo nuovo fenomeno sarebbe connesso con l’aumento delle violenze e molestie sessuali.

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