Dopo il divorzio breve una nuova sfida: accordi prematrimoniali

I «love contracts» in Italia, trapiantati direttamente da quegli Usa dove, da anni, segnano le cronache mondane di Hollywood e non solo. Sono gli accordi prematrimoniali la nuova sfida laica di Pd e Fi, una sfida che porta le stesse firme dei relatori della legge sul divorzio breve, approvata mercoledì alla Camera: la Dem Alessia Morani e il forzista Luca D'Alessandro. A polemiche ancora non sopite sul divorzio breve i due deputati annunciano infatti la presentazione di una proposta di legge sugli accordi prenozze, con un obiettivo: i patti chiari rendono un matrimonio più felice.

Certo, sul tema, da anni tabù giuridico del matrimonio in Italia, le critiche dentro e fuori al Parlamento non mancheranno, soprattutto dopo l'ok definitivo al divorzio breve. Ma Morani e D'Alessandro vanno oltre. Con gli accordi prematrimoniali si «risolve un problema che può essere drammatico, si codificano le norme che permettono a chi si sposa di darsi il regime patrimoniale che si vuole nel caso di divorzio», osserva D'Alessandro ricordando i tanti padri che, a seguito di un divorzio, sono «costretti a vivere in auto». Sulla stessa scia Morani sottolinea come «non si tratti di contrattualizzare sentimenti, ma semplicemente di essere talmente trasparenti e onesti da tutelare l'altro sino alla eventuale fine del matrimonio. Anche questo è un atto d'amore».

La stella polare, per la proposta, restano i «prenuptial agreement» anglosassoni, ormai comunissimi negli Usa. Ma forme di accordi prenozze sono riconosciute anche in Germania, Spagna o Grecia. In Italia, invece, restano inammissibili. Ora il ddl Morani-D'Alessandro punta ad introdurre nel codice la regolazione prematrimoniale del regime patrimoniale sia per gli eventuali figli che per i nubendi. Bisognerà, certamente, stabilire le modalità di stipulazione di tali accordi, che in Usa si fanno davanti al notaio e possono portar via tempo e soldi alle giovani coppie. Tanto che oltreoceano, sono soprattutto star e milionari a farne uso: da Nicole Kidman e Keith Urban a Michael Douglas e Catherine Zeta-Jones, fino a Mark Zuckerberg e Priscilla Chan.

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