Addio a Livio Forma voce di «Tutto il calcio»

di Leonardo Pontalti

Non era quasi mai «Campo principale», non certo per demeriti professionali. Piuttosto, nel caso suo, di Livio Forma, voce di «Tutto il calcio» spentasi ieri sera a 72 anni, si potrebbe dire per coerenza con quelle che erano le caratteristiche della sua voce e del suo stile. Lui arrivava «poi nell'ordine» (cit. Provenzali), si inseriva.

Posato, delicato, non per questo non trascinante. Ogni domenica, a «Tutto il calcio minuto per minuto» era una rassicurante certezza sentire arrivare la sua voce da Parma (quanto Tardini, nella sua carriera), da Piacenza, dalla Torino granata. Oppure per le grandi, ma sempre con un po' di provincia dentro: Juve-Brescia, Inter-Verona.. Certo non sono mancati i «suoi» big match, ma più di coppe e grandi eventi (tanta Champions, cinque Mondiali, otto Olimpiadi) che in campionato.
 
Non sarà stato un caso che anche in quella che era rimasta una sua «storica» radiocronaca, ci fossero, ancora, una grande ed un po' di provincia: Udinese-Juve, in quel 5 maggio che ogni juventino (ed ogni interista) non dimenticheranno mai. Uno di quei giorni in cui, nel bene e nel male, ti ricordi dov'eri e con chi eri. E tanti erano, tra gli altri, come ascoltatori, anche con Cucchi & Gentili dall'Olimpico e certo, proprio con Livio Forma dal Friuli.
 
Era nato ad Aosta nel novembre del 1942 ed era in Rai dal 1979. A «Tutto il calcio» in pianta stabile ci arrivó nel 1985. Con il passare degli anni Il suo stile, la sua delicatezza e semplicità, acquistarono una nota in più: quella della familiarità. La sua non era una voce impostata, stentorea, declamatoria. Era quella di un amico, di un vicino, di un conoscente che ti raccontano quel che vedono. Ed era la stessa sia in onda che dal vivo, segno di una semplicità genuina e di una grande passione, messa nel lavoro allo stesso modo tanto nel raccontare il grande calcio che una finale del «Beppe Viola» (lo ricordo nel 2005 ad Arco, a intervistare un giovanissimo Okaka, allora trascinatore degli Allievi della Roma, con lo stesso impegno di un dopopartita in collegamento con De Luca, Provenzali o Corsini).
 
Una voce la sua, familiare, semplice, sempre fedele a sé stessa (con quel «per chi si fosse messo in questo momento ai diffusori» rimasto sempre lì, presente, anche se ormai nell'immaginario dei più c'erano ormai solo quelli di fragranze, che quelli delle radio). È stato così fino al 2012, quando si congedò dagli ascoltatori ritirandosi nella sua Aosta con la sua famiglia, attorniato dalla quale è rimasto fino alla fine.
 
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