Crudo e vegano, va di moda cibo che fa bene

Va di moda il cibo che fa bene: le nostre città, e nel resto d'Europa a cominciare da Londra e Parigi ancora di più, sono invase di negozi bio, bourger gourmet, supermercati gluten free-organic-vegan in cui trionfano uova allevate a terra, pane fatto con l'immancabile pasta madre, tofu, kefir, semini di tutte le specie, latti vegetali di avena, kamut, quimpa, mandorla, prodotti dell'agricoltura biodinamica come minimo a kilometro zero (ma il metro zero avanza velocemente) e poi bar convertiti ai salutisti smoothies, birrerie rigorosamente artigianali, gelaterie biologiche con ingredienti igp, trattorie con menu di sole zuppe.

E' chiaro che è una moda, una volta tanto buona, sembra difficile immaginare infatti che improvvisamente siamo diventati un popolo di vegetariani, magari allergici al glutine e intolleranti al lattosio. Molto più probabilmente abbiamo capito che attualmente il mangiar bene è il vero lusso (e infatti costa molto e la battaglia per la qualità accessibile è la conquista vera cui impegnarsi civilmente tutti). E così magari una volta mangiamo vegano, un'altra macrobiotico, un'altra ancora non disdegniamo la bisteccona purchè sia da allevamenti liberi e certificati.

Si è aperto un nuovo mercato insomma, di nicchia ma neppure tanto come testimoniano i tantissimi esercizi a tema che aprono continuamente, magari al posto dei tradizionali, e tutto un indotto che gira intorno al 'sostenibile', cibo, cosmetica, abbigliamento, detersivi.

E come tutte le mode ci sono i must have, negli abiti come nel cibo. Attualmente ad esempio avere in casa un essiccatore e un estrattore è il massimo. Il boom, nonostante i costi non proprio alla portata, è tangibile. Nei punti vendita di catene di elettrodomestici ad esempio per avere un estrattore, ossia un macchinario speciale che produce a bassi giri succhi densi o più liquido riconducibile ad una centrifuga, ne esistono 'a coclea', meccanici, a doppio albero, a centrifuga,  ci si mette in lista e si aspetta buoni buoni di sborsare circa 600 euro - Omega, Angel, Sana Juicer di Omega, Breville, Green Star Elite, Hurom, Coway, Green Power Kempo, Kuvings tra i marchi più noti - per poter mescolare a piacimento zenzero, spinacino, carote e cetriolo e con il beverone siffatto conquistare quel plus di nutrimenti anti age, anti stress, anti qualcosa che fa sopravvivere noi poveri occidentali ricchi a smog e pesticidi.

E poi ci sono gli essiccatori: servono a trasformare frutta e ortaggi consentendo l'autoproduzione in casa visto che il procedimento permette di conservare a lungo i cibi, evitare sprechi, riutilizzare ogni parte del cibo, tutto senza conservanti o zucchero o sostanze chimiche. Ce ne sono di varie marche - come Biosec dell'italiana Tauro, Rommelsbacher, Severin, DCG Eltronic, Bielmeier, Clatronic-- e anche i libri sul tema sono già vari, con quelli di Lisa Canali apripista con La Cucina a impatto (quasi) zero, Ecocucina, Autoproduzione in cucina (tutti Gribaudo).

Nelle grandi città italiane già si affacciano ma a giudicare da quello che avviene ad esempio a Londra la moda irromperà massiccia anche per il raw, ossia il crudo, spesso declinato vegan senza glutine e senza uova. Nella capitale inglese è tutto un inno al crudismo, germogli in bella vista, menu in lavagna con insalate di finto riso-spaghetti di carote (e lì certo servirebbe l'acquisto di uno spiromat se non si è abili con lo spilucchino come degli chef thailandesi) con crema all'aglio e pomodori secchi o spiedini di frutta, wrap varie con formaggi vegetali. I fish and chips ormai sono al tramonto, così come gli hamburger industriali: il trend, specie dalle parti altolocate di Chelsea e Notting Hill, è inarrestabile (vedi gallery) e a breve arriverà anche qui.

Dunque meglio essere preparati e sapere che ad esempio curcuma, zenzero, topinambur, sedano, bacche di Gogj e altri superfood saranno sempre più irrinunciabili ingredienti delle nostre tavole. Lo smoothie, da realizzare con l'estrattore che ha un processore lento e non 'taglia' i nutrimenti, è la preparazione più voga tra gli aspiranti crudisti e a chi, complice la bella stagione, si sta avvicinando ad una dieta sana e energetica senza eccessi di calorie. Sul cibo crudo biologico vegan ci sono blog, riviste, libri (escono in questi giorni da Edizioni Sonda Succhi e Smoothies Vivi di David Cotè, studioso di nutrizione, chef crudista, cofondatore e presidente di Crudessence, autore per lo stesso editore della collana L'Essenza del crudo società), aziende specializzate (come Crudo Garantito) ormai a decine e basta entrare in uno dei tanti empori per rendersi conto.

A Londra Planet Organic è grande come un iper e sta in piena city; noi abbiamo Natura sì che è ben più di un negozietto. Nella capitale inglese avanzatissimi per il lunch - da Crussh fit food a Itsu, da Kenko promotore di salutari succhi rigorosamente freddi, a Roots & Bulbs - ma, sono ancora un po' indietro sul fronte merenda dove invece per i gelati siamo fortissimi, da Grom e Gnam Gnam ormai noti ai vari mastri gelatieri d'eccellenza sparsi in tutta Italia e recensiti nelle guide. Ultimo nato, pochi giorni fa, a Roma, Olive Dolci: prima gelateria completamente vegana, 32 gusti senza latte, senza zucchero raffinato (usano la canna), senza uova, senza derivati animali, senza conservanti e coloranti. L'ingrediente principale è l'olio extravergine d'oliva.

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