Alunni maleducati? Colpa del prof

Sta facendo discutere la lettera scritta da Fabrizia Scordamaglia sul problema del rapporto tra scuola e genitori

Sta facendo discutere la lettera scritta da Fabrizia Scordamaglia sul problema del rapporto tra scuola e genitori. Eccola. Il dibattito è aperto.

«Indubbiamente oggi la scuola è in crisi sotto diversi punti di vista ma c'è un aspetto che va profondamente considerato e che contribuisce a inasprire le tensioni. Mi riferisco, in particolare, a quella frangia di genitori che non perdono occasione per criticare senza un reale fondamento gli interventi «disciplinari» da parte degli insegnanti. Come genitore partecipe ai consigli di classe mi sono trovata, più di una volta, ad assistere da parte dei genitori a una sorta di critica e messa in discussione sull'operato di chi detiene l'autorità all'interno della scuola. Una sorta di malcostume, dunque, sempre più diffuso e in rappresentanza di quella fascia di genitori invadenti e prepotenti che si arroga il diritto di poter intervenire pubblicamente su azioni e iniziative formative degli educatori, come «castighi collettivi», regole di classe e compiti.

Di fronte a classi caotiche e numerose in cui gli alunni sono, nella maggior parte, viziati e maleducati c'è chi tra i genitori preferisce troppo spesso additare l'insegnante come incapace di gestire e controllare la classe piuttosto che riconoscere che la causa di questi comportamenti sono atteggiamenti diseducativi e scorretti assunti dagli stessi genitori troppo protettivi ed «eccessivi». Se le regole all'interno dell'ambito scolastico non vengono rispettate, se pur a volte non condivise, dagli stessi genitori non solo risulta difficile una «coalizione» costruttiva tra genitori e insegnanti ma anche l'oggettiva capacità di mantenere l'autorevolezza e l'importanza della figura di chi ha in mano la formazione culturale di fronte agli scolari. Atteggiamenti di questo tipo, da parte dei genitori, non fanno che accrescere e «incoraggiare» nei propri figli l'incapacità di tollerare limiti e delusioni. Nessuno mette in dubbio che all'interno di un team di docenti può esserci quello meno apprezzato e/o forse con scarse capacità carismatiche e/o educative, ma questa eventualità non giustifica interventi a difesa di chi, in fondo, come i nostri figli un domani si ritroveràa dover affrontare difficoltà, divergenze, ingiustizie e malcontentiche dovranno essere in grado di gestire in piena autonomia.

Risposte dei genitori difronte ad atteggiamenti di «bullismo» o scherni e prevaricazione, dei propri figli nei confronti di scolari più deboli, come «bisogna guadagnarsi il rispetto degli altri» restituiscono l'idea di una profonda incapacità oggettiva di riconoscere non solo le mancanze dei propri figli, giustificandone gli atti, ma anche e soprattutto i propri limiti come educatori. Eliminando i casi estremi di chi ha il difficilissimo compito di educare, io credo che tutto il resto intendendo per questo interventi non sempre condivisi, mole di compiti, rimproveri, castighi e quant'altro sia ritenuto necessario dai singoli insegnanti, possa essere «sopportato» e «digerito» dagli scolari con una presa di coscienza sulle proprie scorrettezze.

Sarebbe più sano, dunque, sollevare qualche dubbio sul comportamento dei nostri figli e ciò che, a loro discrezione, riportano a casa che puntare il dito sull'iniziativa autorevole di un professore».

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