Erica a Miami: cibo italiano per i top gun

di Matteo Lunelli

«Ciao, sono Erica. Ti ricordi di me?». Iniziava più o meno così una email che una ragazza trentina, Erica Chemolli, ha scritto qualche anno fa a un signore americano, italo americano per la precisione, trentino americano per essere ancora più pignoli. Quell'uomo si chiama Larry, ha intuito le capacità e le potenzialità di Erica, ha scommesso su di lei e ha vinto. Oggi quella ragazza dà da mangiare (cibo italiano, di qualità) a migliaia di soldati americani (e non solo) in tutto il mondo, pur non facendo la cuoca.

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Ma per capire il perché di quella mail e per mettere un po' di ordine nella storia, bisogna fare un salto indietro. La «nostra» protagonista ha compiuto trent'anni a metà dicembre, è di Pietramurata, è laureata in Psicologia e da qualche anno vive negli Stati Uniti, Miami prima e Tampa poi. Diciannovenne si lancia in un'avventura, ovvero gestire un ristorante a Riva del Garda. «Mettevo le bottiglie di vino in controluce per vedere se era bianco o rosso, non sapevo praticamente nulla di cibo e ristorazione. I clienti mi chiedevano un bicchiere di vino usando termini come morbido o strutturato e non capivo. Così mi sono rimboccata le maniche, mi sono appassionata e ho iniziato a studiare, a leggere, a frequentare corsi per sommelier».

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"208181","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"318","style":"float: right;","width":"258"}}]]Erica, l'avrete già intuito e lo capirete ancora meglio poi, è una «macchina da guerra»: se si pone un obiettivo lo raggiunge, è disposta a rischiare ma non vuole smettere di imparare. Dio, il destino, il fato, nel 2007 la mettono duramente alla prova. «Poco prima della laurea ho perso la mia mamma in un incidente stradale. Stava venendo a prendermi, la stavo aspettando, e non è mai arrivata. Questo evento mi ha cambiato la vita, ma la mia reazione è stata di buttarmi con più energia nel lavoro e nello studio: non mi sarei arresa davanti ai fatti della vita, volevo andare avanti con ancora più forza. Ho scritto una tesi che era una sorta di esperimento: ho preso due bicchieri di vino bianco e ho versato qualche goccia di colore alimentare neutro. Insomma: guardandoli erano due bicchieri di rosso. Sono riuscita a dimostrare che la vista prevale su tutti gli altri sensi». Niente è come sembra, quindi. E nemmeno quella coppia di americani seduti al ristorante rivano di Erica è quello che sembra: turisti? No, il tempo dimostrerà che sono delle possibilità. «Venivano spesso a mangiare questi due signori americani, Larry e Carol, lui originario di Vezzano, ma cittadino americano, e lei newyorchese. Così, forse scherzando, mi hanno detto di avere dei ristoranti a Miami e di andare a lavorare lì. Giusto una frase, poco più». Siamo nel 2008. Tre anni più tardi quella frase diventerà, per Erica, un aggancio. La sua carriera al ristorante di Riva finisce e le viene in mente di contattare quei signori. Trova l'indirizzo di posta elettronica e scrive a Larry. Ecco spiegata quella frase: «Ciao, sono Erica. Ti ricordi di me?». Qualche giorno dopo, l'8 aprile 2011, Erica è su un aereo, destinazione Miami. «Larry gestiva dei ristoranti nelle basi militari, ma il contratto era scaduto e voleva mollare tutto e andare in pensione. Dopo quella email mi ha chiesto di dargli una mano nelle sue attività: io ero piena di idee, avevo energia e voglia di spaccare il mondo. Possiamo dire che all'epoca io ero la musa e lui il mentore. Ha visto in me delle capacità che non sapevo nemmeno io di avere, ha dato una possibilità a una ragazzina che conosceva appena». Il sogno americano. La meritocrazia. Il dare una chance ai giovani.

Oggi Erica gestisce (è Co- Owner) due aziende internazionali, Gourmet Italia e M2CanDo, attraverso una rete di 30 broker. In pratica fa arrivare cibo italiano sui tavoli di migliaia di soldati americani nelle basi militari europee e statunitensi: scelta, trasporto, etichette, burocrazia, permessi, logistica, niente è facile come sembra. Il tutto in nome della qualità: solo prodotti sani, moltissimi biologici. «Quando pensiamo all'alimentazione statunitense ci vengono in mente fast food, bottiglie da 10 litri, confezioni enormi. In realtà qui siamo in una fase di rivoluzione: soprattutto giovani e donne stanno iniziando a mangiare in maniera consapevole, appassionandosi di biologico. Questo per me, che baso il mio lavoro sulle frasi di Ippocrate e Feuerbach («Fa che il cibo sia la tua medicina» e «Noi siamo quello che mangiamo»), è bellissimo».

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"208186","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"480","style":"float: right;","width":"480"}}]]Le giornate di Erica iniziano prestissimo, alle 6.30. «La mattina lavoro da casa, dal computer: mi occupo delle basi militari americane in Europa, che sono una trentina, in Italia, Germania (Ramstein ad esempio), Spagna, Inghilterra. Poi ci sono quelle negli Stati Uniti, comprese Alaska e Hawaii, che sono le più difficili nelle quali gestire e organizzare l'arrivo dei prodotti. Di queste mi occupo nel pomeriggio. Oltre a questo cerco sempre nuovi clienti nel mercato civile, supermercati e ristoranti, nei quali piazzare i nostri prodotti, e viaggio tantissimo per andare di persona nelle varie basi a verificare che tutto vada bene. Per quanto riguarda il Trentino distribuisco la pasta Felicetti». Insomma, i top gun americani mangiano pastasciutta trentina grazie a una trentina. Chi l'avrebbe mai detto? Raccontata la vita e il lavoro di Erica, si potrebbe pensare che questa trentenne, adesso, si «dia una calmata», si goda il successo. E invece no, Erica non si ferma. «Ho una serie di idee e progetti: un negozio on line di prodotti italiani, non quelli delle grandi aziende ma quelli delle piccole, cibo di nicchia e di qualità. Poi sto per prendere una licenza speciale e difficile da ottenere per importare vino e ho un progetto nel borgo medievale di Canale di Tenno. Nella mia vita ho avuto il coraggio di sognare, ci ho provato e voglio continuare a farlo». Well done, Erica. Well done.

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