Spormaggiore, un escursionista seguito dall'orso Dieci minuti infiniti: era più curioso che aggressivo «Un'esperienza che ricorderò per sempre»

di Matteo Lunelli

«Un’esperienza che ricorderò per sempre, sono stati dieci minuti in cui mi è passata davanti tutta la mia vita: tutto è finito bene, grazie a quell’angelo vestito da cacciatore. E pensare che avevo appena fatto partire un video sul mio telefono, pensando che così avrei almeno lasciato una testimonianza dei miei ultimi istanti di vita».

È ancora sconvolto Gianmaria Lupis, 47 anni di Bergamo, mentre racconta quello che gli è accaduto poche ore prima, intorno alle 9 del mattino di ieri: un incontro, prolungato e ravvicinato, con l’orso.

Lupis, marito di Serena Giovannini di Spormaggiore, era in Trentino con la famiglia per qualche giorno di relax dai suoceri. Vista la bella giornata, era uscito per una passeggiata: racchette da nordic walking e via, verso località Benon, sopra Spormaggiore. Non certo alta montagna, anzi un’area a ridosso del paese, ideale per una semplice passeggiata nel bosco.

«Ero partito da poco e a un certo punto ho visto in lontananza un orso. Era sul sentiero, ma a distanza di sicurezza, almeno un centinaio di metri. Avevo il telefono e ho fatto una foto (quella che vedete leggermente zoommata) e poi mi sono girato per allontanarmi. Qualche passo e ho notato che si muoveva dietro di me, avvicinandosi. Ho provato ad accelerare il passo, ma lui era sempre lì. Ho corso, mi sono fermato e rifermato, l’orso mi seguiva. Ho fatto rumore e urlato, mi sono immobilizzato, le ho tentate tutte. Sono entrato nel bosco e poi tornato sul sentiero, perché ho pensato che se avessi dovuto correre sarebbe stato più facile. Provavo a mantenere la calma e a non andare nel panico, ma non era certamente semplice. A un certo punto mi è arrivato a un paio di metri di distanza, poi ha iniziato a girare intorno a me, guardandomi negli occhi. Ecco, quello è stato il momento peggiore, temevo che da un secondo all’altro mi sarebbe saltato addosso».

La scena dura, come detto, una decina di minuti. Però mai, durante tutto “l’inseguimento”, l’orso si è dimostrato minaccioso o si è alzato in piedi pronto ad attaccare.

«A quel punto ho provato a giocarmi l’ultima carta. Nello zaino avevo dei fichi, e ho pensato che avesse sentito l’odore e mi seguisse per quello. Così ho pensato di tirarli fuori, ma prima ho acceso il video per l’ultimo filmino che testimoniasse la mia fine. Messa la mano nello zaino ho girato la testa e ho visto l’ombra di una persona con il fucile. Era un cacciatore con il suo cane e sono corso verso di lui. Ero salvo. Gli ho detto che era un angelo e che mi aveva salvato la vita, lui mi ha sorriso dicendomi che in effetti l’orso era molto vicino. A quel punto, forse vedendo due persone e il cane, l’orso ha tranquillamente smesso di seguirmi: non è scappato, ma è restato in zona per un po’».

Il cacciatore Mattia Zeni, quarantenne di Trento in escursione in compagnia del papà, poco distante, e del cane Lapo, si era diretto verso l’uomo attirato dai rumori. «Ero in un’altra zona, più a monte, però ho sentito delle urla e dei rumori. Poi silenzio e poi altre urla, così sono sceso. È stato un bello spavento anche per me, ma per fortuna tutto si è risolto al meglio. Sparare? Beh, almeno a un colpo in aria ci stavo pensando perché quando sono arrivato sul posto l’orso era veramente vicino all’uomo».

Conclude Lupis. «Era la prima volta che vedevo l’orso e spero sia l’ultima. Qualche ora dopo ho fatto un giretto nel bosco, in un’altra zona, per superare il trauma. Ora dopo ora sto realizzando quello che mi è successo. Grazie a Dio sono qui a raccontarlo...».

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