Vigneti e ulivi cercano il fresco

Cambia la mappa delle coltivazioni in Italia per effetto dei cambiamenti climatici: se la coltivazione dell’ulivo è arrivata a ridosso delle Alpi, pomodoro e grano la fanno da padrone nella Pianura Padana dove si coltiva circa la metà della produzione nazionale, mentre i vigneti sono ormai in vetta a 1.500 metri.

È quanto emerge da uno studio Coldiretti-Ixe presentato al Villaggio contadino della Coldiretti a Milano al Castello Sforzesco, nel ricordare che il mese di giugno appena concluso è stato il più caldo mai registrato nel mondo, con una temperatura media di oltre 2 gradi sopra la norma.

Il risultato, indica la Coldiretti, è un profondo cambiamento su paesaggio, distribuzione e stagionalità delle coltivazioni e sulle caratteristiche stesse dei prodotti più tipici.

Basti pensare che è in provincia di Sondrio l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano, mentre negli ultimi dieci anni la coltivazione dell’ulivo in Valtellina è passata da zero a 10 mila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno.

E se in Toscana sono arrivate le arachidi, il vino italiano, fa sapere la Coldiretti, è aumentato di 1 grado negli ultimi 30 anni, con una vendemmia anticipata anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre. Questo smentendo il proverbio «ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina».

Il caldo ha cambiato anche la distribuzione dei vigneti con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza, come nel comune di Morgex e di La Salle in provincia di Aosta.

Un riscaldamento che provoca anche il cambiamento delle condizioni ambientali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.

Una situazione che, secondo la Coldiretti, mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie caratteristiche essenzialmente all’ambiente geografico.

comments powered by Disqus