Tarcisio Deflorian difende il progetto TransLagorai

«Come può essere così tanto fraintesa la proposta di valorizzazione della TransLagorai?». Lo chiede e se lo chiede Tarcisio Deflorian, provando a fare chiarezza sia sugli obiettivi, sia sui reali contenuti del progetto. Deflorian per lunghi anni è stato presidente della Commissione sentieri della Sat, di cui fa ancora parte. Ed è, si può dire, l’anima del progetto alla cui definizione ha lavorato per due anni, per conto della Sat, al Tavolo di di coordinamento (Provincia, Apt, Magnifica Comunità di Fiemme, altri enti proprietari delle strutture interessate).

Da questo Tavolo, a fine novembre, Deflorian ha dato le dimissioni, perché è stato nei fatti «sfiduciato» dal Consiglio centrale della Sat che, dopo l’acceso confronto pubblico dell’8 novembre, ha fatto marcia indietro sulla soluzione ipotizzata per Malga Lagorai, l’oggetto più conteso, proponendo un bivacco in luogo della trasformazione in piccolo rifugio alpino o azienda agrituristica per l’avvio di un’attività di ristorazione accanto alla «casera». Sat ha subìto la valanga di contestazioni finite nell’imbuto-appello del blog «giulemanidallagorai». E le pressioni hanno avuto effetti anche al vertice, con le dimissioni irrevocabili di Claudio Colpo e Maria Carla Failo dalla giunta esecutiva, dopo che però avevano approvato sia il percorso che il passo indietro sul Malga Lagorai. Il Consiglio centrale, ieri l’altro, li ha sostituiti con Paolo Scoz (sezione di Trento) e Riccardo Giuliani (Brentonico).

Ma Deflorian si tiene lontano da tutto ciò, e se si espone pubblicamente, con un lungo documento, lo fa per «dare un contributo per saperne di più». Chiarezza necessaria, spiega, di fronte ai «titoli di carattere allarmistico, dichiarazioni generiche, imprecisioni, disseminate, giorno dopo giorno: “Lagorai minacciato dal cemento, è in corso una speculazione sul Lagorai, l’ultima area incontaminata del Trentino è sotto assedio, alberghi e ristoranti sul Lagorai, aperte le strade per arrivarvi in auto e farvi le apericene, in Lagorai ora ci andranno i turisti in infradito, le strutture dei posti tappa potranno magari diventare alberghi a 5 stelle per farvi arrivare gli arabi che vogliono passare la notte a 500 euro, persino che sul Lagorai si aggirano vampiri a caccia di denaro per distruggere il suo ambiente...».
 
Deflorian ricostruisce i principali passaggi che hanno portato alla delibera della Giunta provinciale del 10 agosto 2018 di approvazione e sostegno (2,3 milioni di euro) del progetto. Ricorda, a chi la contesta e a chi non la conosce, che si tratta di «un’iniziativa che promuove il semplice camminare e fa conoscere il Lagorari attraverso i suoi pensieri». Che la delibera è «l’atto formale e conclusivo di un percorso democratico e partecipato (...) per dare attuazione a delle richieste da parte delle comunità valligiane». Alla radice c‘è il «percorso partecipato Lagorai» dell’autunno-inverno 2015-16 (progetto Life+Ten) con il forum conclusivo di Cavalese (20 febbraio 2016) «in cui vennero illustrati i 36 temi di sviluppo selezionati», tra cui il «lungo itinerario TransLagorai risultato uno dei più votati, forse l’unico di interesse comune di tutte le comunità».

Deflorian cita il ruolo della Sat, sollecitata a collaborare, che attraverso il Consiglio centrale ha chiesto da subito di «non prevedere la costruzione di nuovi bivacchi e tanto meno nuovi rifugi lungo l’itinerario in quota». I problemi di gestione dei bivacchi sono infatti noti: «pulizia, danneggiamenti, abbandono di immondizie, rifiuti organici, fornitura legna, sovraffollamento, uso improprio, manutenzione, costi di gestione». Da qui la prima relazione della Sat con la proposta di varianti all’attuale tracciato in quota di 80 km, allungato fino a 95 km (e 5.800 metri di dislivello) per raggiungere alcuni punti tappa: «Strutture» precisa Deflorian «possibilmente già servite da strade, che già offrono servizio di ristorazione ma che al momento sono tutte prive del servizio di pernottamento». Con il primo studio, «si prende atto dell’impossibilità di fare riferimento per il pernottamento alla Baita Manghen per i vincoli di tutela» e quindi in zona «vengono proposti come posti tappa la Malga Cadinello alta e la Maga Valsolero di sopra». Nel Tavolo coordinato dal Servizio aree protette della Provincia, poi vengono definiti i «paletti» per gli enti proprietari: «I famosi 20 posti letto massimo e i 40 posti a sedere massimo per la sala da pranzo in interna ad ogni struttura».

«Avendo partecipato fin sul nascere a questo progetto» osserva Deflorian «posso assicurare che tutto il percorso è stato trasparente; in particolare non ho percepito o assistito ad alcuna imposizione si scelte o forzatura esterna. Sono stato invece testimone di uno spirito positivo e di una consapevole attenzione al buon uso del territorio, da parte di tutti i soggetti coinvolti, per evitare interventi fuorvianti dallo spirito della proposta».

Percorso partecipato e trasparente. Dopodiché, aggiunge Deflorian «certamente il progetto è migliorabile». In proposito, ricorda che in ascolto delle «critiche costruttive» arrivate, il 31 ottobre, la Sat aveva presentato agli enti sottoscrittori del protetto, «una proposta di “protocollo d’intesa” in cui è chiesto di impegnarsi per contenere l’accesso motorizzato al Lagorai e di cercare delle soluzioni che portino a una maggiore tutela degli accessi ai posti tappa considerati nel progetto TransLagorai, in particolare per Malga Lagorai, per richiamare alle sobrietà delle future gestioni».

Infine, Deflorian, riferendosi al contributo del professor Giorgio Daidola, afferma che «la questione della sostenibilità economica dell’intero progetto e della gestione delle singole strutture è fondamentale». E per il punto più critico, Malga Lagorai, «dove l’accesso è solo escursionistico sia dal fondovalle, sia dal Cermis, sia dall’itinerario di cresta della TransLagorai», Deflorian dice che «è necessario predisporre un apposito studio, prima del progetto esecutivo, la cui scadenza è maggio 2019. Mi piace pensare» conclude «a una TransLagorai frequentata da escursionisti appassionati e rispettosi, indipendentemente dall’itinerario che stanno compiendo, se in tenda e sacco a pelo, in bivacco, in rifugio, in agritur o in malga, consapevoli che di vampiri in Lagorai non ne incontreranno... Semmai il Salvanèl».

IL DOCUMENTO DI DEFLORIAN - VERSIONE INTEGRALE

Si è parlato e soprattutto polemizzato molto in questi ultimi mesi sul progetto di valorizzazione della TransLagorai (TL). Questo lungo itinerario formato da una decina di sentieri in buona parte realizzati durante la Prima guerra mondiale, si sviluppa a ridosso del crinale della catena del Lagorai, dalla Panarotta al Passo Rolle. E’ lungo circa 80 km e si percorre usualmente in 5-6 tappe sostando in tenda o facendo riferimento a un rifugio alpino, alcuni bivacchi e strutture di fortuna.

Tanti appassionati del Lagorai, privati ed associazioni, dopo aver appreso, da alcuni articoli allarmistici apparsi sulla stampa, che il territorio del Lagorai è messo in pericolo da un attacco speculativo e che, tramite il progetto di valorizzazione TransLagorai, sarà aperto al turismo di massa, ovviamente si sono preoccupati.

 Con la creazione del blog “giulemanidallagorai” in tanti rispondono all’appello per fermare il temuto tentativo di attacco al territorio del Lagorai. Già dal nome del blog viene voglia di aderire e l’avrei fatto anche io se non conoscessi nel dettaglio i contenuti del progetto di valorizzazione della TransLagorai, e dell’itinerario creato dalla SAT, per avervi contribuito a realizzarlo, a migliorarlo e a mantenerlo. Fra i tanti post pubblicati su tale blog, uno in particolare, mi ha colpito. Si tratta di una bella panoramica da cima Ciste così commentata: Questo spettacolo deve rimanere immutato”. Mi sono chiesto: come può essere stato così tanto fraintesa la proposta di valorizzazione della TransLagorai?

Vorrei contribuire a fare un po’ di chiarezza e desidero intervenire per offrire qualche informazione in più su origini e contenuti del progetto cui aggiungo alcune mie considerazioni. Spero che queste note siano utili sia agli appassionati che finora hanno contestato il progetto e pure a quelli che finora sono rimasti in silenzio, stupiti di tanto clamore suscitato da un’iniziativa che promuove il semplice camminare e far conoscere il Lagorai attraverso i suoi sentieri.

Mi scuso con i lettori se, nonostante abbia cercato di fare sintesi, il mio intervento risulta comunque lungo. Ho voluto elencare almeno i principali passaggi e contenuti del progetto, perché dalla loro conoscenza possiamo assumere di conseguenza una posizione più consapevole.

 

Il 10/08/18 la Giunta provinciale approva con la delibera n. 1487 la realizzazione del progetto di valorizzazione del percorso “TransLagorai”. Questo provvedimento da molti viene interpretato come un qualcosa di calato dall’alto anziché come l’atto formale e conclusivo di un percorso democratico e partecipato al quale fare riferimento per dare attuazione a delle richieste da parte delle comunità valligiane.

 

Il progetto di valorizzazione della TL ha le sue radici nelle richieste da parte delle comunità valligiane circostanti il gruppo del Lagorai che si sono espresse attraverso diversi incontri scaturiti dal “percorso partecipato Lagorai” nell’autunno-inverno 2015-16 (progetto Life+TEN). Nel forum conclusivo di Cavalese (20/2/2016), vennero illustrati i 36 temi di sviluppo selezionati nell’ambito del “Progetto integrato di sviluppo e tutela per il Lagorai”. Fra questi, quello della valorizzazione del lungo itinerario TransLagorai, risultò uno dei più votati, forse l’unico di interesse comune per tutte le comunità.

I risultati attesi da questa azione erano: la costruzione di un nuovo bivacco da 12 posti in loc. Laghetti Sale (?), la promozione del percorso tramite brochure, creazione sito internet, cartellonistica punti interesse, manutenzione straordinaria del percorso e organizzazione con accompagnamento di 10 escursioni da 2 giorni.

Per dare seguito alla richiesta delle comunità, nella primavera 2016 il Servizio Aree Protette PAT chiede la disponibilità alla SAT, già manutentrice di tutti i sentieri che formano la TransLagorai (TL), per collaborare nell’attuazione del progetto e di diventarne capofila.

Il Consiglio SAT risponde offrendo la disponibilità a elaborare e presentare una propria proposta di ipotesi progettuale di valorizzazione del tracciato ma non a guidare il progetto.

La SAT precisa le sue condizioni di sviluppo della proposta: dichiara fin da subito che la sua proposta non prevederà la costruzione di nuovi bivacchi e tanto meno nuovi rifugi lungo l’itinerario in quota della TL. Tale realizzazione è esclusa per i problemi di gestione di questo tipo di strutture (pulizia, danneggiamenti, abbandono immondizie, rifiuti organici, fornitura legna, sovraffollamento, uso improprio, manutenzione, costi di gestione), scelta questa, già oggetto di precedenti prese di posizione e documenti, indirizzata ad evitare ulteriori urbanizzazioni nella parte superiore e più delicata del Lagorai.La SAT per l’individuazione dei posti tappa gestiti (dove poter dormire e mangiare) si orienterà verso malghe esistenti, seppure a più bassa quota e necessariamente fuori dal percorso principale in quota. Inoltre che non asseconderà iniziative pubblicitarie del tracciato fine a sè stesse volte a portare maggiore frequenza senza considerarne gli impatti sull’ambiente.

Provincia ed enti pubblici coinvolti accettano questo indirizzo e, a luglio 2017, la SAT presenta una prima relazione in cui sono evidenziati i punti di forza della attuale percorso della TransLagorai (elevata valenza naturalistica e paesaggistica dell’ambiente attraversato, itinerario logico già segnato e mantenuto, panoramicità, elevato interesse storico, senso di avventura) e di debolezza (carenza di posti tappa gestiti, incertezza dei pernottamenti nei bivacchi e strutture di fortuna esistenti, mancanza di percorso alternativo in caso di maltempo nel tratto Forcella Valmaggiore-Passo Colbricon).

Per l’individuazione delle strutture si cerca di puntare su quelle possibilmente già servite da strade e che già offrono servizio di ristorazione ma che al momento sono tutte prive del servizio di pernottamento; tali posti tappa della TL diventeranno anche utili riferimenti per indirizzare ad un uso più escursionistico rispetto all’attuale.

L’ipotesi di proposta progettuale SAT si sviluppa quindi su tali basi e individua alcune varianti alternative al tracciato attuale della TransLagorai, quasi tutte già curate dalla SAT.

Tali varianti, che di fatto offrono la possibilità di percorrere la TL, alternando tratti del tracciato base ad altri sentieri che deviano per raggiungere i posti tappa, seppure allunghino la traversata del Lagorai fino a 95 km e facciano aumentare a 5800 metri il dislivello complessivo, permettono di visitare e conoscere una varietà e ricchezza di ambienti del Lagorai su entrambi i versanti. La variante Forc.Valmaggiore-Forc. Valcigolera, che attraversa le Buse di Malacarne è già inserita nel Piano di Parco ed era già stata utilizzata in origine dal Sentiero della Pace poi abbassato di quota per motivi logistici.

Il percorso base della TransLagorai rimane lo stesso (circa 80 km e 5000 metri di dislivello positivo) e rimane immutata la libertà, per chi lo desidera, di continuare a percorrerlo come è stato finora (nei bivacchi o in tenda).

Il Servizio Aree protette PAT incarica l’arch. Luca Donazzolo di predisporre un progetto preliminare in cui verificare la fattibilità urbanistica delle opere e dei lavori alle strutture proposte per ricavarvi i servizi previsti: Baita Manghen, Malga Lagorai, Malga Sadole o Baita Cauriol, Malga Valmaggiore e Malga Miesnota di sopra, quest’ultima con funzioni di bivacco (come già lo è ora) per farvi riferimento in caso di maltempo o per interrompere in caso di necessità la lunga tappa Valmaggiore-Passo Rolle.

In seguito a tale studio si prende atto dell’impossibilità di fare riferimento per il pernottamento alla Baita Manghen presso il Passo del Manghen per i vincoli di tutela dati dalla vicinanza del laghetto Cadinello; in seguito e in alternativa alla Baita Manghen, vengono proposti come posti tappa in area Manghen, la Malga Cadinello alta e la Malga Valsolero di sopra, la prima dalla Magnifica Comunità di Fiemme, la seconda dal Comune di Telve, entrambe per essere gestite come aziende agrituristiche.

Alla luce delle novità sulle strutture e degli approfondimenti intercorsi, l’ipotesi progettuale viene quindi sviluppata ulteriormente e discussa entro la SAT (anche attraverso gli incontri con le sezioni SAT coinvolte territorialmente il 27/3/18 a Borgo e 5/4/18 a Cavalese), presentata infine al “Tavolo di lavoro permanente Translagorai”, dove i soggetti partecipanti la fanno propria.

I passi successivi compiuti entro detto Tavolo coordinato dal Servizio Aree protette PAT, portano a discutere e redigere le linee relative alle caratteristiche costruttive e gestionali dei posti tappa, ovvero vengono fissati i paletti cui gli enti proprietari delle strutture (tutti pubblici) devono fare riferimento per la progettazione delle strutture. Da qui scaturiscono i famosi 20 posti letto massimo e i 40 posti a sedere massimo per la sala da pranzo interna ad ogni struttura, ma anche le stanze da minimo 3 posti letto e che non abbiano il bagno in camera, che almeno

il 50% dei posti letto sia riservato agli escursionisti in transito, che il fabbisogno energetico da fonti rinnovabili sia almeno del 50% e che ci sia la disponibilità di un locale invernale di max 6 posti sempre aperto quando il posto tappa gestito è chiuso.

 Il tutto viene riportato in un accordo di programma che, per ogni struttura, prevede:

Malga Valmaggiore (che già offre servizio di ristorazione): ristrutturazione casera per ricavare 20 posti letto nel sottotetto, servizi igienici e spazi comuni al pianterreno; ristrutturazione deposito per ricavare locale bivacco invernale; realizzazione centralina idroelettrica

Baita monte Cauriol (che già offre servizio di ristorazione): ristrutturazione e sopralzo per ricavare 20 posti letto

Malga Cadinello alta (che già ha la licenza di agriturismo): ricostruzione alloggio pastori e per utilizzo come bivacco quando la malga è chiusa; modesti lavori di qualificazione della casera per migliorare le stanze (max 20 posti letto) in cui ospitare gli escursionisti.

Malga Valsolero di sopra: demolizione e ricostruzione di parte di malga al fine di ricavare, in funzione agrituristica, un locale per la ristorazione e un sopralzo in cui ospitare max 20 posti letto per gli escursionisti; realizzazione entro la stalla di uno o più locali da destinare a bivacco invernale.

Malga Lagorai (di cui la SAT aveva proposto la trasformazione in piccolo rifugio alpino o azienda agrituristica): completa ristrutturazione edificio “casera” per attività ristorazione, alloggio gestore stanza dormitorio e servizi igienici; nello stallone realizzazione dei posti letto integrativi fino ad un totale max di 20, alloggio del pastore da destinare a fine stagione a bivacco invernale; terrazza (in realtà una pedana) esterna per servizio bar-ristorazione; acquedotto, impianti smaltimento acque reflue e produzione energia elettrica.

Malga Miesnotta di sopra: intervento conservativo struttura con destinazione a bivacco attrezzato con cucina e servizi igienici; ricavare 20 posti letto in soppalco.

Rifugio Malga Conseria (che ègià rifugio alpino da 10 anni): realizzazione impianto fotovoltaico; miglioramento energetico (isolazione copertura e pareti), intervento trattamento acque reflue e cisterna acquedotto.

 Il tutto viene riportato infine nella citata delibera della giunta provinciale del 10/08/2018, atto politico sostanziale che riconosce meritevole il progetto di essere finanziato nel suo insieme, con 2,3 milioni di € e consente di avviarlo a concretezza entro tre anni.

Questi sono i fatti fino al momento della presentazione pubblica (20/08/18) del progetto approvato.

La discussione che ne è seguita, attraverso i giornali e i social, ha richiamato l’attenzione in questi ultimi mesi, come forse meglio non si poteva, dell’opinione pubblica. Non solo però articoli informativi corretti, anche se critici, ma soprattutto titoli di carattere allarmistico, dichiarazioni generiche, imprecisioni, disseminate, giorno dopo giorno: Lagorai minacciato dal cemento, è in corso una speculazione sul Lagorai, l’ultima area incontaminata del Trentino è sotto assedio, alberghi e ristoranti sul Lagorai, aperte le strade per arrivarvi in auto e farvi le apericene, in Lagorai ora ci andranno i turisti in infradito, le strutture dei posti tappa potranno magari diventare alberghi a 5 stelle per farvi arrivare gli arabi che vogliono passare la notte a 500 euro,perfino che sul Lagorai si aggirano i vampiri a caccia di denaro per distruggere il suo ambiente…. e via di questo passo fino ad affermare che la SAT si è venduta perché ha le tabelle dei sentieri SAT sponsorizzate dalla società Alpe Cermis. A nulla sono finora valse le ripetute spiegazioni della SAT... per contro si è arrivati ad ammiccare al danneggiamento della segnaletica stessa!

Avendo partecipato fin sul nascere a questo progetto, contribuito a redigere l’ipotesi progettuale presentata dalla SAT, aver partecipato in rappresentanza della stessa al Tavolo di lavoro PAT, posso assicurare che tutto il percorso fatto è stato trasparente; in particolare non ho percepito o assistito ad alcuna imposizione di scelte o forzatura esterna. Sono stato invece testimone di uno spirito positivo e di una consapevole attenzione al buon uso del territorio, da parte di tutti i soggetti coinvolti, per evitare interventi fuorvianti dallo spirito della proposta.

Certamente il progetto è migliorabile e sono convinto che i partner del progetto lo faranno e troveranno le giuste soluzioni ascoltando le critiche costruttive nel frattempo giunte. Giusto preoccuparsi e impegnarsi per rafforzare i vincoli di tutela sul gruppo del Lagorai e verso un uso più attento del suo territorio. In questo senso la SAT aveva presentato lo scorso 31/10/18 agli enti sottoscrittori del progetto, una proposta di “protocollo d’intesa” in cui è chiesto di impegnarsi per contenere l’accesso motorizzato al Lagorai e di cercare delle soluzioni che portino a una maggiore tutela degli accessi ai posti tappa considerati nel progetto TransLagorai, in particolare per Malga Lagorai, per richiamare alla sobrietà delle future gestioni.

Inoltre, come già aveva sottolineato il prof. Giorgio Daidola in un suo articolo, la questione della sostenibilità economica dell’intero progetto e della gestione delle singole strutture è fondamentale.

Questo però non è il mio campo e, al riguardo, posso solo contribuire con qualche elemento che penso utile alla valutazione: Malga Valmaggiore e Baita Cauriol, già ora effettuano servizio di ristorazione e, con l’aggiunta del servizio di pernottamento, dati i bassi costi dello stesso, eventualmente rafforzano la loro sostenibilità economica di gestione; il posto tappa TL al rifugio Malga Conseria porterà nuovi pernottamenti e presenze in aggiunta agli attuali; la gestione tramite agriturismo delle malghe Valsolero di sopra e Cadinello alta, abbinerà la redditività data dal passaggio turistico stradale esclusivamente diurno lungo la SP del Passo Manghen, con quello escursionistico di transito della TL che utilizza le strutture dalla sera al mattino.

Diversa è la situazione di Malga Lagorai, dove l’accesso è solo escursionistico sia dal fondovalle, sia dal Cermis, sia all’itinerario di cresta della TransLagorai. Soprattutto per questa è necessario predisporre un apposito studio, prima del progetto esecutivo, la cui scadenza è maggio 2019. Teniamo anche presente che buona parte del contributo pubblico è destinato al risanamento conservativo delle strutture (che ripeto, sono tutte di proprietà pubblica!) e che le attività di alpeggio e casearia, dove presenti, beneficiano di un’integrazione del reddito dal passaggio e dalla sosta degli escursionisti.

Sappiamo tuttavia che è quasi sempre il gestore che determina la qualità e la redditività della struttura! C’è un’ampia casistica che lo sta a dimostrare. In zona Lagorai si dovrebbe ad esempio fare tesoro delle esperienze gestionali del rifugio Malga Caldenave, della Malga Cere, dello stesso rifugio Malga Conseria. Determinante, per gli enti proprietari, sarà scegliere il gestore giusto per ogni struttura.

L’evoluzione del progetto esige attenzione e particolare sensibilità e non va certo abbassata la guardia per verificare che si sviluppi nel rispetto dell’ambiente e delle finalità concordate, per vigilare ed evitare che altre iniziative veramente impattanti, vadano a modificare il paesaggio del Lagorai. Personalmente ho fiducia nei rappresentanti degli enti territoriali conosciuti al Tavolo di lavoro e sono contento di sapere che siamo in tanti a preoccuparci per il futuro del Lagorai. Mi piace infine pensare a una Translagorai frequentata da escursionisti appassionati e rispettosi, indipendentemente dall’itinerario che stanno compiendo, se in tenda e sacco a pelo, in bivacco, in rifugio, in agritur o in malga, consapevoli che di vampiri in Lagorai non ne incontreranno… semmai il Salvanèl 

Tarcisio Deflorian

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