Stop alle «case arlecchino» dai colori sgargianti

Un freno ai colori troppo «arditi»: di fronte al diffondersi, nelle città e nei paesi trentini, di case dalle tinte non sempre appropriate e corenti con la tradizione del paesaggio e del territorio, la giunta provinciale corre ai ripari.

È così arrivato il via libera ai criteri minimi per la predisposizione del Piano colore ed il rilascio delle relative autorizzazioni urbanistiche in materia di tinteggiatura degli edifici.

I criteri dovranno essere utilizzati dalle amministrazioni comunali, i cui regolamenti edilizi devono conformarsi , anche in questa materia, alla disciplina provinciale.

I criteri prevedono il ricorso allo standard internazionale di codificazione del colore (Ncs, di origine scandinava), e individuano gamma di colori ad utilizzo libero.

Duplice l’obiettivo della decisione di oggi, spiega piazza Dante: «Semplificare e uniformare anche in questo ambito la normativa vigente, ma al tempo stesso valorizzare un elemento, il colore delle superfici esterne degli edifici, che concorre in maniera determinante a caratterizzare il paesaggio, prevenendo eventuali scelte «eccessive» o troppo impattanti».

Ma quali sono le tinte che maggiormente caratterizzano e rappresentano il paesaggio urbano trentino?

A questa domanda ha risposto uno studio dell’Osservatorio del Paesaggio, che ha tracciato le linee ispiratrici del Piano provinciale del colore. Lo studio realizzato dagli esperti ha sottolineato innanzitutto come la tradizione trentina sia fortemente orientata al ricorso a tinte non particolarmente accese, tendenzialmente riconducibili alla «gamma delle terre».



Negli ultimi anni, tuttavia, la scelta delle tinte, le saturazioni e i prodotti impiegati hanno determinato il ricorso a tinteggiature sempre meno accordate con il contesto naturale o costruito. Spesso la ricerca di originalità, unita ai nuovi prodotti disponibili sul mercato, prevale sull’esigenza sociale di garantire «discrezione e armonia d’insieme».

Il nuovo Piano elabora alcune soluzioni possibili per arginare questo fenomeno, da un lato indicando uno standard di codificazione del colore ampiamente utilizzato a livello internazionale,  dall’altra  individuando una gamma di colori che possono essere utilizzati liberamente, poiché garantiscono un sufficiente livello di controlli sugli «eccessi».

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