Siccità, piano per i rifugi Sat Parola d'ordine: risparmiare acqua

Sensibilizzazione degli ospiti dei rifugi sull'importanza di un impiego moderato delle risorse idriche in quota, manifesti informativi a proposti dell'ormai frequente siccità in alta montagna e dell'irreversibile processo di ritiro dei ghiacciai.

Ma anche la riduzione della portata degli scarichi degli sciacquoni, l'introduzione di apposite limitazioni nell'utilizzo delle docce e, in caso estremo, l'obbligo di dotazione di sacco letto personale per gli escursionisti al fine di evitare i lavaggi di biancheria.

In occasione dell'inaugurazione della stagione estiva in montagna, la Sat detta le linee guida per conteggiare un problema manifestatosi nel corso degli ultimi anni, in considerazione del drastico calo dei livelli di precipitazioni in montagna ed il conseguente venir meno dei nevai strategici per l'approvvigionamento idrico.

Malgrado gli investimenti degli ultimi anni, che hanno portato molte strutture a dotarsi di serbatoi sotterranei per il recupero e lo stoccaggio delle acque piovane, la società punta soprattutto su un cambiamento culturale da parte degli appassionati di passeggiate ed escursioni in quota, dettando delle linee di comportamento che, a detta dei responsabili, dovranno entrare poco a poco nella mentalità dei tanti escursionisti che frequentano i rifugi (oltre 51mila solo lo scorso anno).

«I rifugi in maggiore difficoltà - ha chiarito Renzo Franceschini, responsabile della commissione per le strutture in quota della Sat (34 di proprietà ed una in gestione) - sono quelli il cui approvvigionamento idrico dipende dai punti di presa nei nevai, tuttavia è evidente che delle piogge abbondanti consentirebbero di migliorare le condizioni di rifornimento in buona parte dei rifugi. Per affrontare il problema si è deciso procedere su due ambiti: da una parte la sensibilizzazione degli ospiti, dall'altra la definizione di soluzioni costruttive adeguate in relazione alla carenza, in particolare mediante l'aumento della capacità dei serbatoi. Potrebbe però richiedersi l'introduzione di misure straordinarie, a seconda delle precipitazioni dei prossimi mesi».

Sul versante degli interventi, la Sat ha avviato da alcuni anni un programma di riqualificazione delle strutture di accoglienza in quota. Entro il prossimo settembre, ad esempio, è prevista la riapertura del rifugio Stivo, dopo un intervento radicale che, mantenendo intatti solo i muri perimetrali, ha portato al rifacimenti di parti interne e copertura (per un costo di oltre un milione di euro). L'edificio sarà completamente autosufficiente dal punto di vista energetico e idrico, grazie a panelli solari e fotovoltaici, e all'ampliamento dei serbatoi di stoccaggio dell'acqua piovana. Nelle prossime settimane prenderà dunque il via la selezione per scegliere il nuovo gestore.

In merito al rifugio Carè Alto, i lavori di adeguamento alle normative sulla sicurezza - costati 480mila euro - sono pressoché conclusi, con l'inserimento di una centralina idroelettrica (in questo caso l'acqua non manca) tale da rendere la struttura autonoma e libera da generatori a carburante fossile. Un intervento simile interesserà, nei prossimi mesi, anche il rifugio Vajolet.

Rimane invece aperta la partita del rifugio Tonini, per cui si parla di un intervento di ripristino del costo stimato di oltre un milione di euro, da realizzarsi, nelle migliori delle ipotesi, entro la fine del 2019. Per mantenere alta l'attenzione della popolazione sulla struttura, andata a fuoco nell'inverno dello scorso anno, la Sat ha organizzato per il prossimo 24 giugno un'escursione, intitolata «RicostruiAmo il Tonini», in collaborazione con la Fondazione Aquila Basket. L'iniziativa, alla quale prenderà parte anche il cestista Luca Lechthaler, si propone di raccogliere fondi per finanziare i lavori di ricostruzione. L'adesione è libera. «Si tratta - hanno concluso il presidente della Sat Claudio Bassetti e quello di Aquila Basket Luigi Longhi - della prima iniziativa condivisa tra due società coinvolte in diversi percorsi di costruzione di comunità».

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