La gelata è arrivata: primi danni nei campi

di Matteo Lunelli

Tutto come previsto, purtroppo. La prima gelata, nella notte tra martedì e mercoledì, è puntualmente arrivata, così come la aveva annunciata Meteotrentino. Sono state messe in campo tutte le difese possibili, a partire dall’irrigazione soprachioma, ma in molti casi l’unica soluzione è stata quella di attendere incrociando le dita.

Ma il rischio più alto si correrà proprio la notte tra oggi e domani. Le previsioni meteo confermano infatti venti deboli o assenti nella prossima notte e quindi alta probabilità di gelate da irraggiamento anche nei fondovalle più bassi nonostante l’afflusso in quota di aria un po’ meno fredda.

Tra venerdì e sabato è previsto un afflusso di aria decisamente più calda, ma nelle ore notturne, nonostante la quota dello zero termico sia prevista a circa 2500 m, data la probabile calma di vento e il cielo sereno non si potrà escludere la possibilità di locali gelate da irraggiamento.

In seguito e almeno fino a martedì 25 non si prevedono condizioni favorevoli alle gelate.

Intanto i primi danni, seppur limitati, ci sono già. Le zone maggiormente colpite sono state la val di Sole, la valle del Chiese e la zona di Lomaso: altre aree, dalla val di Non alla Rotaliana, sono state colpite, ma in quelle tre si sono verificate le situazioni peggiori. Il tutto in attesa di sapere come sia andata la notte appena trascorsa e, soprattutto, in attesa dell’evento clou, previsto tra giovedì e venerdì, quando la temperatura dovrebbe abbassarsi dovunque in maniera molto forte.

«Fare un bilancio ora è assolutamente prematuro - sottolinea Andrea Berti direttore di Codipra - ma possiamo dire che qualche danno, seppur limitato, c’è stato. È troppo presto per capire l’esatta entità o per fare delle considerazioni a carattere economico, anche perché il fenomeno meteo non è certo terminato. E poi, in ogni caso, bisognerà vedere come reagiranno le piante e i fiori. Le temperature sono andate sotto lo zero in un po’ tutto il territorio provinciale, ma i casi più eclatanti e le prime segnalazioni, con anche le fotografie di fiori “allessati”, arrivano dalla val di Sole, dal Chiese e da Lomaso. Anche in val di Non c’è grande preoccupazione e qualche denuncia di danno è arrivata, ma dobbiamo aspettare ancora per valutare e capire bene».

La gelata è stata relativamente breve, essendo durata un paio d’ore, ed ha colpito di più nelle «buche» ed avvallamenti. L’effetto del gelo sulle piante e sui fiori, tuttavia, non può essere visto sempre nell’immediatezza, e tra qualche settimana gli agricoltori potranno capire con certezza se e in quale parte il raccolto può essere andato perduto.
«Abbiamo un prodotto assicurato pari a circa 290 milioni: in sostanza quasi tutto il territorio ha delle polizze che comprendono anche il gelo e la brina».

Ma ovviamente tutti i contadini sperano che il proprio raccolto possa salvarsi. Nella notte tra martedì e mercoledì le temperature sono scese ampiamente sotto lo zero in tutta la parte ovest del Trentino, a partire da val di Ledro, Giudicarie e Rendena. Sopra i mille metri di quota è caduto anche qualche fiocco di neve, mentre ad alte quote, intorno ai 3.000 metri, il termometro è sceso fino a venti gradi sotto lo zero. Le stesse condizioni di freddo improvviso, dopo una fine marzo e inizio aprile particolarmente caldi, si sono verificate anche in Alto Adige, dove l’allarme per l’agricoltura è scattato al pari del Trentino.


 

VAL DI NON: «INCROCIAMO LE DITA»

C’è preoccupazione anche in Val di Non, tra i frutticoltori, per la possibilità di gelate a causa del brusco abbassamento delle temperature di questi giorni.

Il freddo della notte scorsa non sembra aver causato danni particolari ai piccoli frutti che sono già sulle piante, ma secondo le previsioni meteo il rialzo delle temperature si dovrebbe verificare non prima del fine settimana.

Fino a domani, nelle ore notturne ed al primo mattino, dove il vento attenuerà - si legge nell’avviso di probabili gelate di Meteotrentino - le temperature scenderanno sotto lo zero anche a quote basse.

In Val di Non, la diffusione di impianti antibrina è limitata, non così estesa come in Valle dell’Adige (non c’è la stessa disponibilità di acqua) e il momento attuale dei frutticini sulle piante di melo è un momento delicato: in questa fase il frutticino è piccolo e ricco di acqua - spiega il presidente di Melinda Michele Odorizzi - e se gela il frutto rischia di morire, di cadere dalla pianta come accadde nel 1997.

«La preoccupazione c’è - osserva il presidente - in quanto la gelata con poca umidità potrebbe essere per irraggiamento, ossia con una notte serena e il terreno che perde calore».

Negli ultimi anni in Val di Non il numero di agricoltori assicurati è aumentato: il mondo agricolo anaune è ancora memore della devastante gelata del 1982, quando la produzione fu decimata dal gelo, ma danni si registrarono anche nel 1982 e nel 1997, quando raggiunsero percentuali elevate.


 

S. ORSOLA: «PREOCCUPATI MA INDIFESI»

«Siamo certamente molto preoccupati, ma non c’è molto da fare, se non incrociare le dita e sperare che non ci siano danni per nessuno».
Le parole sono del direttore della cooperativa Sant’Orsola Matteo Bortolini. Anche in Alta Valsugana e valle dei Mocheni sono arrivate le gelate, ma per un bilancio è ancora troppo presto.

«Attendiamo quella di oggi (ieri per chi legge ndr) e poi quella prevista per giovedì. Nel fine settimana o all’inizio della settimana prossima controlleremo e verificheremo se ci siano stati danni o meno».

Nel frattempo anche per i piccoli frutti, una fetta importantissima del mercato frutticolo in Trentino, si è provato a limitare i danni.

«Buona parte delle nostre coltivazioni sono sotto tunnel e dovrebbero essere più al riparo, ma non possiamo, in concreto, fare molto. So che chi ha piante giovani, e quindi piccole, ha provato a coprirle con del tessuto per ripararle dal gelo».

La preoccupazione, quindi, c’è. Ma c’è anche la consapevolezza che contro quelle condizioni atmosferiche molto particolari c’è ben poco da fare. Se non, appunto, incrociare le dita e sperare.


 

GIUDICARIE: STRAGE DI FRAGOLE

Ci sono date destinate a rimanere impresse con il marchio a fuoco nella mente di chi le ha vissute in modo intenso. Sono date che puntualmente ritornano nel racconto fra amici o nelle adunanze di famiglia: «Ti ricordi quella notte?».

E proprio una notte sarà ricordata dalle parti di Storo. L’altra notte, quella fra martedì 18 e mercoledì 19 aprile 2017, quando la temperatura, improvvisa e maledetta, è scesa sotto lo zero. Il guaio è che le fragole erano fiorite e fra meno di un mese si sarebbe effettuato il primo raccolto dell’anno.

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Si sarebbe, perché buona parte è andata, anche se Arturo Donati (direttore della Cooperativa Agri 90), con il piglio freddo del tecnico cerca di anestetizzare le reazioni emotive. «Chiaro - spiega - che là dove i fiori si erano aperti la produzione di questo turno è andata. Per danni maggiori alle piante occorrerà aspettare qualche giorno, perché dobbiamo capire quante ore è durata la gelata e quindi quanto ha influito sulla pianta, oltre che sul fiore. Comunque certamente il primo raccolto è andato a farsi benedire». Donati ha fatto un giro in campagna, ieri mattina, per verificare la situazione.

Dal canto suo Vigilio Giovanelli, che di Agri 90 è il presidente, parla di «350.000 piante di fragole fornite ai nostri soci dalla Cooperativa». Mica saranno tutte morte! «Se la centralina in località Grilli, a Storo, ha segnato -3,1 gradi, a Spiazzo - spiega ancora Giovanelli - è andato sotto di 6. Lì abbiamo un nostro socio, Roberto Pellizzari, che vive sulla coltivazione di piccoli frutti. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) era molto preoccupato, come del resto un altro nostro socio, Romeo Mosca di Caderzone. A Storo la stagione era più avanti, essendo ad un’altitudine inferiore e risentendo della vicinanza del lago d’Idro, che certamente stempera».

Fra coloro che erano fortemente preoccupati c’era la famiglia Armanini di Storo, Mauro e Christian, fra i maggiori produttori: 70.000 piante per circa 350 quintali di fragole. Difficile stabilire i prezzi del mercato in anticipo, ma rifacendoci ai dati storici e calcolando 3 euro al chilo, il conto è fatto: un danno superiore ai 100.000 euro. Si capisce che per chi vive di agricoltura è una botta.

«A giugno - osserva Arturo Donati - portiamo in Cooperativa circa mille quintali di fragole. Occorre ragionare con prudenza, perché non tutto è perduto. Chi, per esempio, ha la produzione in mezzo alla valle è stato danneggiato perché è più freddo; probabilmente chi ha la coltivazione in luoghi più protetti, magari vicino alle case, ha avuto certamente una sorte migliore. Pur nella prudenza, immagino che un 60% della produzione sia andata a remengo».

Non solo fragole. «Nella zona degli Armanini - lamenta Giovanelli - il giovane Francesco Romele, accanto alle fragole, ha pure un ettaro ad uva fraga precoce. Le foglie sono tutte bruciate».

«Alla fine della fiera - conclude Donati - possiamo quantificare il danno in una misura superiore ai 200.000 euro». «Senza assicurazione», aggiunge Giovanelli. «Diciamo che in genere non assicuri le fragole fuori terra, perché sono in tunnel e non temono la grandine», precisa Donati. «Certo, una legnata così non capitava dal 1997».

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