Metà dei donatori di organi in Italia sono oltre i 60 anni

Italia prima in Europa, insieme alla Spagna, nell’utilizzo di donatori di organi della terza età. «Un donatore su due ha più di 60 anni, e spesso si tratta di persone che hanno avuto ictus cerebrali. In almeno un quarto dei casi hanno, addirittura, più di 70 anni».

A spiegarlo è il direttore del Centro Trapianti Alessandro Nanni Costa, a margine del 40° congresso della Società Italiana trapianti di organo (Sito) in corso a Roma. Ma il nostro Paese, è emerso, è anche all’avanguardia nell’utilizzo di macchinari che consentono di ringiovanire e curare gli organi danneggiati.

«Nel 2015 abbiamo avuto circa 300 donatori over 70, ovvero con organi che hanno “una certa età” - prosegue Nanni Costa - ma da noi vengono comunque utilizzati. Ovviamente questo fa sì che si escluda la donazione di cuore e polmone, ma si può donare tranquillamente il fegato». È del 2016, tra l’altro, il record del donatore matusalemme, aveva ben 92 anni. 

Nell’ambito del congresso, molta attenzione è stata data alle tecniche di riperfusione degli organi.

«Si tratta - spiega Umberto Cillo, presidente eletto della Sito - di una tecnica che l’Italia ha iniziato a studiare già dal 2004 e permette di ossigenare organi che ora scarteremmo. Si tratta infatti di una sorta di “rigenerazione” che ripara i danni che si sono determinati durante o prima le operazioni di prelievo e migliorarne le condizioni».

Per ora viene utilizzata soprattutto per il fegato e per il polmone, ma può essere utilizzata anche per il rene e per il cuore. Queste macchine consentono infatti anche «di testare la funzionalità degli organi e conservarli per più tempo e in condizioni migliori, aumentando la sicurezza per i pazienti».

In futuro, conclude Cillo, «nasceranno Organ factories, ovvero centri specializzati a livello regionale, che recupereranno gli organi mettendoli a disposizione dei centri trapianti».

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