Quanti i cervi da abbattere? Polemica in val di Fiemme

Un braccio di ferro a muso duro. Sarebbe quello in atto fra la Provincia e l’Associazione cacciatori in val di Fiemme e in val di Fassa.

Oggetto della «incompresione», che peraltor a quanto pare si perpetua da anni, il piano di abbattimento dei cervi nell’imminente stagione venatoria.

Secondo le informazioni raccolte dall’Adige, l’ente pubblico avrebbe dubbi sulla fotografia del patrimonio faunistico fotografata dal censimento a cura dei cacciatori medesimi: se i numeri fossero fossero troppo ottimistici, si finirebbe con l’uccidere («prelevare» come si usa dire nel gergo tecnocratico) troppi animali rispetto a quanto richiede un buon equilibrio naturale.

Il rischio, dunque, di assegnazioni sovradimensionate di cervi da abbattere in quella zona sarebbe al centro in questi giorni di un confronto particolarmente acceso fra la Provincia e i rappresentanti dei cacciatori.

Il problema sembra nascere in particolare dal fatto che nel complesso delle assegnazioni annuali, vi è una parte di esemplari maschi e una parte più consistente di esemplari femmine e piccoli.

Ma i cacciatori prediligono per i «prelievi» i maschi, specie perché hanno il trofeo.

Gli esemplari piccoli e le femmine vengono dunque lasciati indietro negli abbattimenti.

In Alto Adige, invece, i piani prevedono che prima si possa sparare alle femmine e ai piccoli e solo poi si acceda ai maschi.

La preoccupazione degli esperti faunistici è che questo tipo di «selezione» possa ormai provocare scompensi rimarchevoli negli equilibri di popolazione tra maschi, femmine e piccoli, con conseguenti problematiche biologiche e biotiche a lungo termine.

La Provincia autonoma sarebbe dunque intenzionata a penalizzare la val di Fiemme, imponendo una diminuzione di qualche decina di cervi maschi al piano di prelievo di cervi per la prossima stagione.

Ciò con l’auspicio di indurre a un diverso comportamento nei censimenti e nei successivi piani di abbatitmento.

Una penalizzaizone che, però, a quanto pare, viene accolta con irritazione dagli interessati: da qui il braccio di ferro in atto, con i cacciatori che si oppongono alla revisione dei loro piani.

Se ne discuterà nel comitato faunistico e si vedrà se prevarrà la linea dell’ente pubblico o se alla fine i cacciatoririusciranno a difendere i loro numeri, malgrado tutte le riserve scientifiche manifestate dai tecnici.

La vicenda, naturalmente, è arrivata anche all’orecchio dei politici e il consigliere provinciale Filippo Degasperi, sentito dall’Adige, commenta: «Se la situazione è questa mi aspetto che la Provincia resista alle pressioni delle lobby.
Il suo compito non è quello di ingraziarsi qualche categoria ma quello di tutelare la fauna (che non appartiene ai cacciatori).

Effettueremo gli approfondimenti del caso per verificare il comportamento della Provincia e la fondatezza delle sue scelte.

Sul tema più ampio della gestione e dei censimenti il M5S - conclude Degasperi - si è sempre espresso perché tutto il controllo ritorni in mano provinciale estromettendo chi risulta in oggettivo conflitto di interesse.
Le conseguenze di questo conflitto di interesse sembrano riflettersi su quanto apprendiamo oggi».

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