Quarant'anni

Gli alpini trentini nella ricostruzione

di Nicola Marchesoni

Faceva caldo, molto caldo quella sera del 6 maggio 1976. Un caldo soffocante e quasi assurdo per la stagione. Poi, erano da poco passate le 21, la terra tremò e per il Friuli nulla fu più come prima. In pochi secondi un mondo, un modo di vivere, una cultura, un'intera comunità vennero spazzate via. Ma sul momento non si capì. Qualcuno pensava a un bombardamento, altri a scoppi di depositi di qualche polveriera della zona. Insomma non era chiaro.

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D'improvviso le comunicazioni si interruppero, le linee erano sovraccariche, e a dialogare con i "presenti sui posti" furono solo i radioamatori. «Qui è tutto un polverone, si sentono grida in lontananza... non capiamo, forse c'è stato un terremoto». Queste furono le primissime dichiarazioni degli autotrasportatori che passavano nelle zone di Venzone, Gemona, Osoppo. E la notte non aiutava.

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Si era risvegliato l'Orcolat (l'orco, come da queste parti viene soprannominato il terremoto) e in pochi secondi si era trascinato tutto con sé. In assenza di comunicazioni ufficiali ci si doveva basare sui telegiornali della sera.

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Il Segno del Terremoto - Friuli 1976/2016 - 40 anni

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I numeri

Il sisma che nel 1976 colpì il Friuli - la scossa principale del 6 maggio cui fecero seguito, oltre allo sciame che durò settimane, quelle altrettanto devastanti di settembre - causò mille morti e colpì una vasta area del Friuli collinare da Osoppo a Gemona, da Venzone a Trasaghis, da Majano a Colloredo di Montealbano. Le scosse furono avvertite chiaramente a Udine, Gorizia, Pordenone, Trieste e in tutta la bassa Friulana.

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Trecentomila furono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nel dramma. Dopo le scosse di settembre si decise di trasferire donne, bambini e anziani nelle località turistiche di Grado, Lignano, Bibione e Caorle. Vennero requisiti decine e decine di alberghi ai cui proprietari si promise che l'emergenza sarebbe cessata il 31 marzo successivo.

L'opera di ricostruzione fu realizzata da Stato, Regione e Comuni d'intesa con il Commissario straordinario. Fu istituita la Segreteria generale straordinaria della ricostruzione che sovrintendeva a tutta l'opera necessaria per avviare l'immane opera. Oggi si stima che il tutto sia costato circa 13 miliardi di euro, una cifra che i tecnici considerano "non eccessivamente alta".


In Trentino

La sera del 6 maggio, il terremoto del Friuli è stato sentito anche in Trentino. Panico generale in tutta la provincia. Oltre 70 le persone che hanno passato quella notte al Santa Chiara per infarti e contusioni. 

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E dal Trentino c'è subito stata una grandissima solidarietà verso gli amici friulani. I primi ad arrivare sui posti devastati dal sisma sono stati i nostri alpini, diversi gli sfollati ospitati nelle case nella provincia di Trento.

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Registrazione audio inedita effettuata a Pressano (TN) durante la scossa di terremoto (Youtube)

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Quando il terremoto, nel maggio del 1976, devastò il Friuli, Franco Bertagnolli, trentino di Mezzocorona, era presidente dell’Ana. Per 5 anni prestò servizio volontario per la ricostruzione, coordinando le penne e trasferendosi a Udine. Gemona lo ha ricordato intitolandogli una piazza. 

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