In montagna tratti ghiacciati Sono necesssari i ramponi

di Manuela Crepaz

«In questo inverno anomalo sono tanti gli escursionisti sui sentieri della val Canali». Esordisce così Peter Nicola Cemin, proprietario con la moglie Marzia del caratteristico e storico albergo ristorante Cant del Gal. Ieri mattina aveva salutato Walter Torresin e l'amico in partenza per l'escursione lungo il sentiero 709 verso il rifugio Pradidali. Un'escursione, in una domenica di sole, che si è trasformata in tragedia: il quarantenne trevigiano è precipitato mentre con un amico stava percorrendo in discesa il sentiero che dal Pradidali porta a Forcella Sedole.

«In un inverno "normale", in cui nevica spesso, la val Canali si popola di scialpinisti e camminatori con le craspe, come chiamiamo noi a Primiero le ciaspole, ma quest'anno si deve dire che i turisti si sono ben adattati al cambiamento climatico e hanno calzato scarponi e ramponi e si sono dedicati con soddisfazione a belle camminate in stile trekking, e soggiornano più notti soprattutto nei fine settimana», continua Cemin, che è pure presidente del consorzio albergatori Primiero Iniziative.

E realmente la Val Canali è la regina delle Pale di San Martino, sulla cui corona svettano il Sass Maor, la Cima Canali, la Cima di Ball, la Cima e la Torre Pradidali da una parte e le cime del Lastei, del Coro e del Sass d'Ortiga dall'altra. Certo è che, se il camminare quest'anno è l'attività principale perché le condizioni climatiche lo permettono, non si può derogare su attenzione e sicurezza», evidenzia.

«Purtroppo la tragedia di domenica è capitata come un fulmine a ciel sereno, ma si deve tener conto che le insidie sono sempre in agguato. Si incontrano spesso tratti ghiacciati, a volte nascosti sotto zolle erbose instabili, quindi non si può prescindere dal calzare i ramponi». E lo stesso è confermato dalle Guide alpine Aquile di San Martino e Primiero, che consigliano pure piccozza e corda. «La montagna non va mai sottovalutata, tanto più in inverno».

Buona norma, consiglia Nicola Cemin, è informarsi bene sulle condizioni dei sentieri, in primis dalle guide alpine, ma anche gli operatori turistici hanno sempre ritte le antenne. Basta scambiare due parole con loro per capire dove sono i tratti insidiosi, dove permangono piccoli nevai, e quali punti possono rimanere scivolosi: insomma, hanno «il polso» della situazione.

 
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