Dentista Usa uccide (e decapita) il leone più protetto d'Africa

Ignorava che il leone cacciato e ucciso fosse un'icona del parco nazionale Hwange nello Zimbabwe, ma soprattutto pensava che fosse tutto legale. Così il dentista americano Walter James Palmer ha ammesso con uno scarno comunicato di aver ucciso Cecil, leone di 13 anni simbolo del parco africano. L'uomo però risulta latitante alle autorità dello Zimbabwe, mentre i due che lo avrebbero aiutato nell'impresa sono comparsi oggi in tribunale e sono stati rilasciati su cauzione. Il caso infiamma il dibattito pubblico e online una petizione che chiede giustizia per Cecil ha raccolto in poche ore oltre 400mila firme. Palmer - che avrebbe pagato 50mila dollari per uccidere la sua preda - è uscito allo scoperto con una nota dopo essere stato formalmente identificato dalle autorità africane, ma a comparire oggi in tribunale sono stati solo Theo Bronchorst e Honest Trymore Ndlovu, rispettivamente il cacciatore professionista e il proprietario della fattoria cui Palmer si era affidato per la sua battuta di caccia.

I due, come riporta l'edizione online della Bbc, sono stati rilasciati su cauzione ma sono stati accusati di bracconaggio e per non essere in possesso delle licenze di caccia richieste. Dovranno comparire di nuovo in aula il 5 agosto e rischiano fino a 15 anni di carcere. Palmer ha lasciato lo Zimbabwe ma potrebbe comunque dover affrontare accuse formali. Uccidere Cecil, come spiegato da Zimbabwe National Parks and Wildlife Authority e Safari Operators Association, è stato illegale perchè il proprietario della fattoria in cui è avvenuta l'uccisione non aveva un regolare permesso di caccia. I cacciatori avrebbero attirato di notte con un'esca il leone fuori dall'area protetta (dentro il parco non avrebbe potuto essere cacciato) e lo avrebbero ferito con arco e freccia. Dopo 40 ore di agonia Cecil sarebbe stato trovato e quindi finito con un fucile, per poi essere decapitato e scuoiato.

Il collare Gps è stato semidistrutto. I "trofei" di caccia sono stati confiscati e potrebbero essere usati come prova nel processo. Durissimo il giudizio delle associazioni ambientaliste e dei comuni cittadini. La pagina web dell'attività lavorativa di Palmer è stata presa di mira con commenti e vignette al vetriolo. Sui social network, Twitter in particolare, sono migliaia i post di indignazione degli utenti e l'hashtag #CecilTheLion è schizzato in testa agli argomenti di tendenza. Volantini e biglietti ingiuriosi sono stati recapitati anche sulla porta di ingresso dello studio di Palmer, a Bloomington nel Minnesota, ora piantonata dalle forze dell'ordine.

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