Salvini, Di Maio e il PD: scontro aperto sulla crisi fra convocazioni e urne

È scontro aperto sui tempi della crisi e Matteo Salvini prova ad accelerarla minacciando apertamente il ritiro della delegazione leghista al governo.
«Siamo pronti a tutto, non siamo attaccati alle poltrone, lo vedrete nelle prossime ore», dice il ministro dell’Interno dopo l’assemblea con i suoi parlamentari.

I capigruppo del Senato hanno stabilito per il 20 agosto le comunicazioni del premier Giuseppe Conte. Una data decisa solo a maggioranza da M5S, Pd e gruppo Misto. Contrari Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che invece hanno chiesto di votare la sfiducia al premier mercoledì 14. Il fatto che la decisione della capigruppo non sia stata presa all’unanimità richiederà un passaggio in Aula nel corso del quale sarà sottoposta al voto anche la calendarizzazione della mozione di sfiducia. Sarà battaglia all’ultimo voto dove, almeno sulla carta, numericamente dovrebbe prevalere la «nuova maggioranza» Pd-M5s confermando il ruolino di marcia deciso in conferenza dei capigruppo: quindi riproponendo solo le comunicazioni del premier per il 20 agosto.

Salvini insiste sulla crisi lampo e minaccia quindi di ritirare i ministri dall’Esecutivo. Una mossa che costringerebbe senza altre alternative Giuseppe Conte ad annunciare le dimissioni martedì della prossima settimana in Aula.

Il centrodestra si muove compatto nella richiesta di ritorno al voto al più presto. Con Fi rinfrancata dall’incontro in programma tra Silvio Berlusconi e il capo del Carroccio per un nuovo accordo di coalizione.
Ufficialmente le proposte di modifica al calendario non risultano ancora depositate al senato ma dovrebbero esserlo nelle prossime ore. Solo all’apparenza schermaglie parlamentari, in realtà mosse in grado di segnare l’iter della crisi e le possibili vie d’uscita.

Intanto si alimentano tra i 5 stelle e il Pd i sospetti contro il presidente di palazzo madama Elisabetta Casellati, accusata di aver provocato una forzatura nel tentativo di far calendarizzare la mozione di sfiducia del centrodestra nei tempi richiesti da Salvini.
Ma dal centrodestra si replica duramente a questi dubbi: «Loro vogliono solo a prendere tempo per mantenere le poltrone», dice il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, «Nasce una nuova maggioranza M5s-Pd-Leu? Quando si vedranno i voti sulla sfiducia capiremo». La Lega con gli alleati non ha i voti sufficienti, ammette Romeo. Lo scenario più spericolato lo esplicita Anna Maria Bernini, capogruppo dei senatori di Fi: «Le comunicazioni fanno parte di un traccheggiamento di M5s e Pd per creare una rampa di lancio per un Conte bis o un nuovo governo».

Per il Pd invece Elisabetta Casellati è rea di «una forzatura inaudita», fatta «per favorire Salvini». Forza Italia difende la sua esponente, «senza cedere alle minacce». Ma i dem sono alle prese con il dissidio interno sulla proposta Renzi, che minaccia di spaccare il PD e fondare il suo movimento “Azione Civile” (nome che però rivendica Ingroia).

«Restiamo uniti, non è credibile l’ipotesi di un governo per fare la manovra economica e portare poi alle elezioni - dice il segretario Nicola Zingaretti -, sarebbe un regalo a una destra pericolosa che tutti vogliono fermare». Ma i gruppi parlamentari a netta prevalenza renziana sono tentati. «L’obiettivo è un nuovo governo», dice Andrea Marcucci. Un punto di mediazione potrebbe essere un esecutivo di più lunga durata. (ANSA - Luca Laviola)

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