Vitalizi, ex parlamentari contro i tagli I ricorsi per cancellare la riforma

di Angelo Conte

La riforma di Camera e Senato per il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari finisce nel mirino di una ventina di ex deputati e senatori allora eletti nella nostra regione. Lo spiega l’avvocato Maurizio Paniz che ha depositato circa 900 dei 2.000 ricorsi arrivati al Parlamento da parte degli ex parlamentari che si sono visti decurtare, in alcuni casi anche del 60%, l’assegno mensile. Tra quelli che hanno visto un taglio del genere c’è ad esempio Mario Raffaelli che si è rivolto, assieme a un altro importante ex parlamentare come Luciano Azzolini, all’avvocato Besostri di Milano. Altri, invece, hanno deciso di rivolgersi allo stesso Paniz.

I tagli sono già operativi

La decisione degli uffici di presidenza di Camera prima e Senato poi, di ricalcolare su base contributiva e non più retributiva i vitalizi assegnati agli ex parlamentari ha già fatto sentire i suoi effetti. Ci sono assegni che sono passati da 5.400 a 2.600 euro lordi al mese, con cali del 60% ad esempio, come per Raffaelli. I tagli medi sugli assegni agli ex parlamentari sono pari a circa il 40% e il risparmio che si prevede è pari a circa 56 milioni di euro l’anno (16 al Senato e 40 alla Camera) con tagli variabili a seconda degli anni in Parlamento di ciascun senatore e deputato e quindi dei contributi versati.

I parlamentari trentini interessati

Tra gli ex parlamentari trentini interessati dai tagli ci sono una decina di deputati e una dozzina di senatori che ogni mese ricevono l’assegno. L’Associazione ex parlamentari, che ha già sostenuto una raffica di ricorsi contro i tagli ai deputati, ha fatto sapere, ad esempio, per quanto riguarda i trentini, che Marco Boato ha subito un taglio del 55,78% del suo vitalizio, che si è ridotto da oltre 10 mila a 4.400 euro lordi al mese, fino al taglio del 77,55% per Alberto Ferrandi, sceso a poco più di 1.000 euro. Per i senatori i criteri applicati sono gli stessi.
I ricorsi contro la riforma.

Complessivamente i ricorsi presentati dagli ex parlamentari italiani contro la riforma di ricalcolo degli assegni vitalizi sono arrivati a circa 2.000. Il solo Paniz, avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, ne ha presentati circa 900. Le questioni alla base dei ricorsi presentati per ora agli organismi parlamentari di garanzia sono di fatto due. La prima riguarda la retroattività del provvedimento che viene considerata incostituzionale. La seconda riguarda l’entità e la durata dei tagli che sono considerati eccesivi rispetto a quanto prevedono i principi giuridici relativi agli interventi sui cosiddetti diritti acquisiti.

Paniz: provvedimenti sbagliati

«Questi provvedimenti sono illegittimi, mi riferisco alla delibera di Fico e Casellati a Camera e Senato» spiega lo stesso Paniz parlando dei tagli sui vitalizi. Rispetto ai ricorsi, tra Camera e Senato, Paniz chiarisce che «siamo ormai arrivati a 2.000, io globalmente ne ho depositati circa 900. E ce ne sono circa 20-25 di ex parlamentari di Trento e Bolzano». Paniz chiarisce che la sentenza dovrebbe essere emessa in estate da parte degli organismi parlamentari competenti. Azzolini spiega così il ricorso: «Lo faccio per l’onore personale. Non ci sto a passare per ladro».

Gli assegni prima dei tagli

Sono una ventina gli ex parlamentari trentini che percepiscono il vitalizio. Questo l’elenco e le cifre ricevute prima dei tagli (va tolta una cifra tra il 40 e il 60%):

  • Tarcisio Andreolli 2.381,64 euro
  • Costantino Armani 2.381,64
  • Luciano Azzolini 4.456,13
  • Renato Ballardini 5.607,90
  • Marco Boato 5.923,74
  • Gianfranco Chiesa 2.381,64
  • Aldo Degaudenz 2.381,64
  • Alberto Ferrandi 3.096,60
  • Lucia Fronza Crepaz 3.096,60
  • Renzo Gubert 4.581,48
  • Giancarlo Innocenzi 2.085,35
  • Alberto Michelini 5.470,56
  • Luigi Olivieri 3.096,60
  • Giorgio Postal 6.369,78
  • Mario Raffaelli 5.134,16
  • Alberto Robol 4.581,48
  • Giacomo Santini 2.639,01
  • Sandro Schmid 2.138,57
  • Ivo Tarolli 2.880,60 euro

 

RAFFAELLI: «È UNA DISCRIMINAZIONE»

«Ho presentato ricorso con l’avvocato Besostri di Milano. L’ho fatto perché la scelta presa non è né ragionevole né temporanea». Mario Raffaelli, ex sottosegretario socialista, parlamentare per 4 legislature spiega le ragioni della sua battaglia contro il taglio deciso da Camera e Senato ai vitalizi.

Su cosa basa il suo ricorso?

La cosa è molto semplice: la Corte costituzionale già due volte ha deliberato dicendo che è possibile toccare i diritti acquisiti, ma lo si può fare solo per un tempo limitato e in maniera ragionevole. Quando i tagli sono del 60 o dell’80% è difficile sostenerne la ragionevolezza. C’è poi il fatto del cambio permamente che la Corte ha già considerato incostituzionale.

C’è chi sostiene che con la riforma i parlamentari siano come tutti gli italiani che vanno in pensione con il contributivo.

Ma non è così, perché il 74% degli italiani negli anni è andato in pensione con il retributivo e solo il 4% con il contributivo. Tant’è che, a parte i 300.000 casi di baby pensionati, in Italia ci sono milioni di normali cittadini andati in pensione col retributivo. Quindi anche questo ragionamento non regge.

Ma ritiene corretto chiedere un taglio a chi prende tanto come gli ex parlamentari?

Guardi, alla Camera, dove io sono ex parlamentare, da anni c’è un contributo di solidarietà sugli assegni vitalizi per tutti i beneficiari del 10%. Una misura corretta e contro la quale né io né altri, a quanto mi risulta, hanno presentato ricorso. Altra cosa è il taglio del 60%. Io ad esempio col 10% versavo circa 540 euro al mese, mentre con la riforma del contributivo passo da 5.400 euro a 2.600 euro lordi al mese. Dopo di che non è che muoio di fame, ma...

Ma vi sentite un po’ presi di mira?

È una discriminazione, lo dimostrano i dati di fatto. Siccome però è comodo ed è popolare, si fa. Ma qui si sottovaluta il fatto che se lasci passare principi ingiustificati, poi si apre la strada a qualsiasi altro atto.

Come ad esempio un taglio delle pensioni degli italiani, calcolate col retributivo, partendo dalle baby pensioni?

Sì, e ne sono talmente consapevoli anche i parlamentari attuali che nella norma sulle pensioni d’oro questo governo non ha fatto la stessa cosa, perché sanno che non è legittimo.

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