Vigilantes davanti alle chiese? Stop dei sindaci Fugatti fa retromarcia, delibera congelata

di Domenico Sartori

Retromarcia su entrambi i fronti: di metodo e di merito. Con la bozza di delibera che il nuovo presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, ha predisposto per assicurare sicurezza ai «luoghi di culto», è andato a sbattere clamorosamente contro il muro dei sindaci.

Attenzione: toni pacati, fair play e dichiarato rispetto dei rispettivi ruoli istituzionali. Ma la sostanza della seduta di ieri del Consiglio delle autonomie, organo di rappresentanza di Comuni e Comunità di valle, non cambia: la delibera, che ha per oggetto «Contributi per il finanziamento di progetti sperimentali volti alla tutela dei luoghi di culto e delle aree circostanti» ed è mirata sul Comune di Trento, è per ora rinviata. E avrà il parere positivo dei sindaci solo se profondamente modificata.

A farsi politicamente «mettere in croce», Fugatti, che ieri ha preferito essere a Cavalese, a congratularsi per i primi due parti nel riaperto punto nascite, ha mandato Achille Spinelli, assessore allo sviluppo economico, ricerca e lavoro, che non ha potuto che prendere atto della determinazione dei sindaci.  L’intenzione di Fugatti, ottenuto il parere del Cal, era quello di approvare la delibera nella seduta di venerdì, dando poi al sindaco di Trento tempo di presentare alla Provincia i progetti da finanziare (con 50 mila euro) «entro il 15 dicembre 2018». Tempi impraticabili.

Nella riunione mattutina della Giunta, che precede il Consiglio delle autonomie, i sindaci sono compatti. E c’è anche chi osserva, come Francesco Valduga sindaco di Rovereto, che con questo metodo la nuova Giunta a trazione leghista andrà a sbattere anche su altre questioni (dalle scelte sulla salute senza il confronto con i medici a quelle sul completamento della Valdastico in Vallagarina senza interloquire con i territori).

Il mite Paride Gianmoena, presidente del Cal, sintetizza davanti all’altrettanto mite Spinelli l’esito della riunione di Giunta: «Il tema va affrontato a livello di sistema. C’è bisogno di un’ampia condivisione e del tempo necessario per un maggiore coinvolgimento nelle scelte delle misure da adottare per garantire decoro e sicurezza. Prima di parlare di singoli progetti va fatto un ragionamento complessivo sul tema della sicurezza in tutto il Trentino, coinvolgendo tutti gli attori, e quindi anche i rappresentanti dello Stato». La richiesta conseguente: «La delibera sia rinviata». L’assessore Spinelli si adegua: «Condivido il problema del metodo, cerchiamo di invertire la prassi consolidata, questa cosa è capitata in un periodo emergenziale. Se questa è la vostra esigenza, nessun problema a spostare di un po’ l’approvazione: fatemi capire di quanto tempo avete bisogno». «Di almeno una decina di giorni» risponde Gianmoena.

Spinelli, nel merito, prova a giustificare la scelta: «È stata adottata per un luogo simbolo della cristianità (la chiesa di Santa Maria Maggiore, ndr), che ha una fortissima valenza, e rappresenta un primo tassello di un ragionamento più ampio sulla sicurezza, che coinvolgerà tutti i territori, non solo Trento». Ma non convince affatto i sindaci. Il primo, diretto interessato, il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, quasi si trattiene: «Avrei mille cose da dire, nel merito. Apprezzo la disponibilità del rinvio. Ma il testo della delibera non può ritornare uguale. Registro anche che nella delibera non si parla di vigilantes e guardie giurate. Ma nell’incontro che ho avuto con Fugatti si è parlato di sicurezza a 360 gradi. Il riferimento ai luoghi di culto va tolto». A fine seduta, Andreatta è ancora più esplicito: «Se non cambia la delibera, i 50 mila euro la Provincia può tenerseli. Ci rinuncio».


 

«PROBLEMI NON SOLO PER LE CHIESE»

La delibera per ora rinviata (il sindaco di Trento, Andreatta, ha chiesto di spostare la scadenza per la presentazione dei progetti al 31 gennaio) dispone «l’apertura di un bando per il finanziamento di progetti sperimentali per la tutela e il presidio dei luoghi di culto e delle aree circostanti nella città capoluogo».

Lo stanziamento è di 50 mila euro, per coprire il 100% delle spese. La delibera stabilisce che «i progetti devono essere proposti e realizzati dal Comune di Trento con il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e/o privati, che possono contribuire all’attuazione delle politiche locali di sicurezza». E che è necessaria «la condivisione degli stessi con i soggetti proprietari dei luoghi di culto e con i soggetti responsabili dell’esercizio di culto». Ecco, proprio la dizione «luogo di culto» dovrà sparire per avere l’assenso dei sindaci.

Andreatta lo ribadisce: «Il vero motivo per cui vi chiedo di tornare con una delibera diversa da questa centrata sui luoghi di culto, citati otto volte (undici, puntualizzerà poi Mosaner, sindaco di Riva del Garda, ndr). Io non ho mai parlato di luoghi di culto, ma di zone più sensibili, più delicate, che meritano attenzione per trovare la soluzione migliore. Il tema della sicurezza è complesso, non servono risposte semplici o semplicistiche, ma ponderate e articolate. La tutela dei luoghi di culto non la vuole nessuno, né i fedeli che frequentano la chiesa, sicuramente non il parroco di Santa Maria. Si parli piuttosto di monumenti o edifici di importante valore storico, culturale, artistico e religioso. E si intervenga su una zona della città, non sulla singola chiesa. Se ho citato l’abbazia di San Lorenzo è per il contesto, tra le stazioni dei treni e delle autocorriere e piazza Dante, zona problematica. E, poi, le cose vanno fatte bene: la Provincia non può darmi cinque giorni di tempo per predisporre un progetto». L’assessore Spinelli ripete: «Abbiamo voluto dare un segnale di una politica diversa e attenta alle esigenze della sicurezza percepita dai cittadini in città. So che il sindaco ha sensibilità diverse».

«I problemi non si concentrano solo a Trento» interviene il sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer «la situazione di Santa Maria noi la abbiamo al centro intermodale. Meglio fare un ragionamento complessivo». Concetto rinforzato dal sindaco Adalberto Mosaner che, con il collega di Arco, Alessandro Betta, illustra all’assessore Spinelli la situazione delicata dell’Alto Garda: milioni di turisti e poche pattuglie della polizia locale in azione, soprattutto la notte. Mosaner ne fa anche una questione di competenza: «A ciascuno il suo. Se la responsabilità è nostra, agiamo noi: io non sbaglio per conto terzi». Spinelli ha recepito la necessità di spostare i termini a fine gennaio e di un confronto continuo con i sindaci.

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