Ugo Rossi: «Regione, il Patt sosterrà intesa lega-Svp» Ma Kaswalder: «Con loro nulla da spartire»

di Luisa Maria Patruno

L’ormai ex presidente della Provincia, Ugo Rossi, a tre giorni dalla sconfitta elettorale ufficializza l’offerta del Patt ad appoggiare una eventuale «maggioranza istituzionale» Svp-Lega per la guida della Regione Trentino Alto Adige. «Ma questo non vuol dire - precisa il governatore autonomista uscente - che stiamo chiedendo delle poltrone».

Sta di fatto che gli autonomisti sono pronti a rientrare in gioco in un patto Lega-Svp-Patt a livello regionale, trainati dai cugini sudtirolesi, che potrebbe prefigurare anche una carica in giunta, se non addirittura la presidenza della Regione, come si era vociferato già in campagna elettorale, ma era sempre stato escluso.
Ora, è lo stesso Rossi a spiegare le ragioni politiche di un sostegno da parte del Patt a una maggioranza regionale Svp-Lega, pur restando all’opposizione - almeno per ora - in consiglio provinciale a Trento.

Presidente Rossi, che ruolo vede adesso per lei e per un Patt che si ritrova all’opposizione?

Il Patt ha un rapporto diretto con la Svp per gli accordi sulla Regione. Noi siamo interessati al fatto che ci sia un quadro regionale che stia in piedi e una volta che i presidenti delle due Province avranno deciso che impostazione dare ci consulteranno ed è ovvio che noi, senza pretendere niente, il quadro regionale lo garantiamo.

Cosa vuol dire? Che siete pronti a fare parte di una maggioranza regionale con Lega e Svp mentre restate all’opposizione in consiglio provinciale a Trento?

È chiaro che una unione fra Trento e Bolzano a prescindere dal colore dei governi delle due Province vede il Patt come interlocutore naturale, al di là del fatto che le Stelle alpine siano o meno decisive numericamente per la maggioranza.

Già. Perché la Lega dovrebbe voler allargare la maggioranza al Patt visto che è autosufficiente con la sua maggioranza?

Anche se noi non siamo decisivi c’è un quadro politico istituzionale che vede le Province di Trento e quella di Bolzano a portare avanti le questioni su cui ci siamo impegnati in questi anni il Patt appoggia questa cosa a prescindere da ogni ruolo. Spetta ai due presidenti deciderlo. Ma è ovvio che una maggioranza regionale che individui una collaborazione fra Trento e Bolzano vede il Patt come un naturale alleato e lo sarebbe anche con altri colori politici. È ovvio però che quella sarebbe più una maggioranza istituzionale che politica che noi siamo pronti ad appoggiare a fronte di un programma serio sulla Regione, anche se non ne faremo parte con delle careghe.

Lei ha incontrato il nuovo presidente Fugatti per il passaggio delle consegne. Cosa vi siete detti?

Ho sottoposto al presidente Fugatti due questioni che avevo sulla scrivania. La prima è il collegamento stradale con il Veneto, che io non voglio più chiamare Valdastico. Con il ministero delle Infrastrutture e la Regione Veneto avevamo individuato un tracciato con uscita a Mattarello sud, collegamento all’Interporto, per togliere il traffico pesante dalla Valsugana. Questo lavoro è ultimato.

La seconda questione?

L’altra questione ancora aperta riguarda i rapporti finanziari con lo Stato. Il nostro Servizio legislativo ha elaborato una «clausola di neutralità» che significa prevedere che nel caso in cui lo Stato riduca le imposte in proporzione venga ridotto anche il concorso finanziario richiesto alla Provincia. La norma potrebbe essere inserita nella legge finanziaria nazionale e la ritengo molto importante per garantire i nostri equilibri finanziari. La stiamo sostenendo insieme alla Provincia di Bolzano, ma interessa anche il Friuli Venezia Giulia.


 

MA KASWALDER: «CON LORO NULLA DA SPARTIRE»

Mauro Ottobre e Walter Kaswalder sono due ex pattini di peso nel panorama del mondo politico autonomista. Entrambi sono usciti dal Patt in contrasto con la gestione di Ugo Rossi e Franco Panizza per presentarsi poi con i propri movimenti alle elezioni provinciali di domenica. Ottobre con Autonomia Dinamica è rimasto fuori dal Consiglio provinciale, Kaswalder alla guida di Autonomisti Popolari è riuscito a confermarsi come consigliere provinciale. Nel Patt c’è chi chiede di poter riaprire un dialogo con i fuoriusciti e chissà che il riavvicinamento tra le Stelle Alpine e la Lega che si prospetta in Regione, non possa ricompattare la parte più tradizionale degli autonomisti, come appunto Kaswalder.

Per ora l’ex sindaco della Vigolana è molto duro e netto con i suoi ex compagni di viaggio: «Credo che ora un po’ di opposizione farà loro bene, perché facciano un po’ un giro di territori. Io non ho nulla a che spartire con Rossi, Panizza, Dallapiccola e Rudi Oss, perché loro hanno praticato quella politica, di poltrone e di spartizione di potere che i veri autonomisti hanno sempre contestato alla Democrazia cristiana in passato. Con la differenza ancora più grave che la Dc aveva anche del personale politico valido rispetto al Patt attuale. Che ha fatto solo politica dei piazeroti».

Insomma, Kaswalder boccia la riapertura del dialogo con Rossi e Panizza e con l’attuale gruppo dirigente. E spiega anche che sul fronte dei contenuti, c’è una visione diversa tra quella del Patt e la sua. «Serve una politica a favore dei territori, senza pensare se verrò rieletto o meno. Occorre mettere dentro persone di valore, indipendentemente dal colore politico». E intanto chiarisce cosa si dovrebbe fare sul fronte dei Comuni e delle Comunità di valle: «Le Comunità di valle è di per sè giusto che rimanga come ente superiore che gestisca il sociale o altre materie come le mense scolastiche, ma devono restare come Conferenza dei sindaci che si metteranno d’accordo non solo per il proprio territorio ma anche per il resto dell’area in cui i municipi insistono. Sulle gestioni associate io ribadisco che non siano obbligatorie e che ci sia un ripensamento laddove non funzionano».

Da parte di Ottobre si chiarisce che «se ci si deve sedere attorno a un tavolo col Patt, si può anche fare. Ma non si arriva a nulla, visto che con l’attuale gestione non ci sarà mai una trasformazione in Svp, dove convivono più correnti e aree. Questo dentro il Patt non potrà mai accadere, perché la classe dirigente non è pronta per fare una Svp trentina. Così non ci sarà mai un partito di raccolta in Trentino, non fanno crescere nulla. Compattare non vuol dire nulla, se poi c’è un pensiero unico, se i delegati al congresso sono tutti pilotati e se non fanno votare i tesserati. Se mi vogliono incontrare accetto volentieri, dico sì al dialogo tra forze autonomiste, ma non credo che produca qualche effetto».

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