Pd, anche Dorigatti dice basta: «Rinuncio alla candidatura»

di Angelo Conte

Dopo Donata Borgonovo Re, Mattia Civico e Violetta Plotegher, un altro nome di peso del Pd rinuncia a candidarsi alle prossime elezioni Provinciali. Bruno Dorigatti, classe 1947, originario di Lavis, prima segretario della Cgil trentina, poi dal 2008 a oggi in Consiglio provinciale, dove ricopre la carica di presidente, dice basta. Lo fa con una lettera in cui parla di disagio rispetto alle scelte compiute dal Pd (a livello nazionale per la direzione impressa da Matteo Renzi, a livello locale probabilmente per il no a Rossi che ha portato allo sfaldamento della coalizione di governo). E della scelta di non ricandidarsi ma di rimanere a fianco del Pd nella prossima campagna elettorale.
Parole messe nere su bianco in una lettera ufficiale inviata a Michele Nicoletti, presidente della commissione elettorale del Pd e al segretario Giuliano Muzio. 
«Ritengo doveroso porre alla gentile attenzione tua e dell'intera commissione elettorale la decisione che ho maturato, a fronte dell'evolversi della situazione politica interna ed esterna al Partito e che, nonostante anche il mio personale e ripetuto impegno in questi mesi per individuare soluzioni "larghe" e capaci di mantenere ampi i confini coalizionali, mi spinge, per coerenza e correttezza con la mia storia e le mie idee e per rispetto al sempre tanto enfatizzato principio del rinnovamento, a rinunciare alla mia candidatura nella lista del Partito Democratico per le imminenti elezioni amministrative provinciali» scrive Dorigatti.
Che continua: «Molti e diversificati sono i fattori che mi hanno portato a questa scelta: da considerazioni di natura strettamente personale, ad una somma di valutazioni circa le rotte verso le quali ci si sta muovendo. Da tempo infatti, l'imbarcazione del partito, sia sul piano nazionale come locale, pare ormai rassegnata ad un ruolo di subalternità politica se non di progressiva evanescenza, affidandosi cioè ad un destino perseguito, a mio sommesso avviso, da coloro che paiono voler sempre anteporre le ragioni delle più svariate opportunità momentanee a quelle d'insieme e di prospettiva.
Avverto inoltre come i valori, gli ideali ed i motivi che hanno animato tutto il mio percorso, sindacale prima e partitico poi, appaiano oggi già consegnati all'armadio del tempo, mentre osservo il crescente dischiudersi delle porte di questa terra all'arroganza dei populismi e delle demagogie di vecchie e nuove destre, pronte a banchettare sul cadavere di una coalizione e, soprattutto, su di un modo di pensare e di vedere il futuro di questa terra» sottolinea con amarezza Dorigatti.
Dorigatti afferma che le osservazioni non vanno considerate «a livello di personalismi e di convenienza». Ma non è così: «Non coltivo nessun tipo di paure personali del voto. Non ho nessuno da attendere al varco e non covo alcun sentimento di rivalsa, così come non mi ritiro per convenienza o vigliaccheria, ma solo per un profondo disagio individuale rispetto a percorsi nei quali non mi ritrovo più. Tolgo quindi il disturbo, ringraziando tutti gli elettori che mi hanno fin qui sostenuto; il partito che mi ha permesso di fare alcune esperienze straordinarie in termini politici, culturali ed umani e le istituzioni della nostra speciale autonomia». «Infine - conclude Dorigatti - ciò nulla toglie alla garanzia del mio personale impegno in campagna elettorale per una affermazione piena del partito e della coalizione entro la quale lo stesso si colloca».

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