Ultimatum a Daldoss: entro lunedì deve decidere

di Angelo Conte

Aspettando Carlo «Godot» Daldoss . Citando la famosa commedia dell'assurdo di Beckett (dove Godot è un personaggio atteso ma che mai si materializza) si potrebbe riassumere così la giornata di ieri della coalizione guidata da Pd e Upt. Che alle 15 si è data appuntamento nella sede dei Dem, assieme anche a Paolo Ghezzi di Futura2018, ai Verdi, ai Socialisti e a Fabrizio Lorandi. Tutti, a partire da Giuliano Muzio, padrone di casa con Donata Borgonovo Re, attendevano Daldoss per provare a chiudere la trattativa e presentarsi alle prossime provinciali uniti. Ma il neo civico, ex assessore della giunta di centrosinistra autonomista guidata da Ugo Rossi, non si è presentato. La ragione? Daldoss ha spiegato che se si parla di tavolo del centrosinistra lui (che del centrosinistra è stato assessore, ha fatto notare qualcuno) non ci sta e non si siede a parlare. Ma se ci sono «forze nuove» per parlare di «innovazione politica profonda» allora a quello «come Civici» ha detto Daldoss a chi lo ha sentito «siamo aperti». 

Da parte di Pd e Upt si è deciso di dare un'altra chance a Daldoss, che questa volta dovrebbe essere l'ultima dopo innumerevoli incontri senza risultati concreti. La coalizione ha quindi dato mandato a Ghezzi di «verificare con Carlo Daldoss candidato presidente dei Civici la possibilità di promuovere un ultimo decisivo incontro per arrivare a una larga coalizione entro lunedì 3 settembre» come spiega lo stesso leader di Futura2018.  

Insomma entro domani mattina occorre chiudere, come sottolineano anche Muzio e Vittorio Fravezzi (Upt). Ma il dialogo con Daldoss, la cui risposta è attesa entro questa mattina, rimane aperto ad alcune condizioni. «Il confronto per noi può ancora esserci - afferma Muzio - a patto però che il Pd abbia una lista con una sua riconoscibilità. Se il problema è una modifica del simbolo come fatto a Bolzano, dove hanno inserito un riferimento alle liste civiche, non c'è problema. Se si impone di rinunciare al simbolo del partito completamente la cosa non sta in piedi, perché vorrebbe dire rinunciare all'elettorato che sceglie ancora il Pd». La questione per Muzio va risolta, presto, entro domani mattina anche per motivi tecnici. «Se vogliamo cambiare il simbolo dobbiamo avere prima l'ok da parte del partito a Roma. E visto che il 7 si aprono i termini per depositare i simboli, si capisce che il tempo stringe». La sensazione è che Daldoss, con una serie di sindaci contrari all'alleanza con i partiti del centrosinistra (Francesco Valduga li aveva definiti morti in una intervista di qualche settimana fa) e altri che vedono nella coalizione una spinta per vincere, sia in mezzo al guado. La rottura, a questo punto, sembra comunque molto vicina e ora è Daldoss a dover dare una risposta chiara a Pd-Upt e alleati. Anche perché lo stesso Pd e l'Upt lasciano una porta aperta al dialogo. «Prendo atto con grande rammarico dell'assenza di Daldoss - conferma anche Fravezzi - Ma per non lasciare nulla di intentato speriamo che Daldoss superi le difficoltà che sembrano essersi palesate nella sua formazione e siamo disponibili a riconvocarci anche oggi e fino a domani mattina. Attendiamo una sua risposta fino ad allora, dopo di che la coalizione attualmente al tavolo andrà avanti lo stesso». 

E, se Daldoss strappasse, a quel punto rimarrebbero in campo solamente Ghezzi e Giorgio Tonini per la candidatura a presidente per il centrosinistra. La presenza dei Civici aprirebbe la strada anche a una possibile nomina di Daldoss, ma non in maniera scontata. «Non è che se ci saranno i Civici la presidenza andrà di sicuro a Daldoss» dice Muzio. E in caso di novità, spiegano dal centrosinistra, anche il Patt potrebbe tornare in gioco e rientrare nella coalizione.

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