Pd e Upt sotto ricatto pronti a cedere su Rossi

di Luisa Maria Patruno

Il sentimento che sembra dominare in questi giorni tra gli esponenti del Partito democratico e dell'Upt è la rassegnazione di chi si accinge a bere l'amaro calice, ovvero dare il via libera alla ricandidatura a presidente di Ugo Rossi, senza la convinzione che sia un nome vincente, ma solo per evitare la rottura della coalizione minacciata dal Patt - per la serie «muoia Sansone con tutti i filistei» - considerata da tutti uno scenario ancora peggiore. D'altra parte né il Pd né l'Upt hanno la forza di andare a vedere se quello del Patt è solo un bluff o sul serio Rossi pensa di presentarsi alle elezioni senza gli alleati, accontentandosi di una sua rielezione in consiglio, ma con ben poche speranze di rivincere le elezioni. Già quattro mesi fa, all'avvio del confronto, il segretario del Patt, Franco Panizza, e il capogruppo provinciale, Lorenzo Ossanna, si erano alzati dal tavolo di coalizione facendo presente che gli autonomisti non erano disposti a prendere in considerazione nomi alternativi a Rossi. E ora, alla vigilia del nuovo incontro del centrosinistra autonomista, convocato per domani, dopo mesi di discussioni inconcludenti, Ossanna annuncia che questa volta il Patt è pronto ad abbandonare il tavolo per non tornarci più se non si sentirà dire quello che vuole sentirsi dire. «Se al tavolo - precisa Ossanna - gli alleati dovessero sostenere il nome di Paolo Ghezzi noi ce ne andremo. Il Patt si presenterà con Rossi candidato presidente e penso che potremo trovare altri alleati perché l'area di centro oggi è piuttosto sguarnita». La posizione delle Stelle alpine dunque oggi sembra non lasciare alcun margine di trattativa e d'altronde lo stesso Rossi ha detto che lui le primarie non le fa e in ogni caso la coalizione non è un totem, dunque può anche venire meno.
Il segretario del Pd, Giuliano Muzio, domani in apertura della riunione di coalizione farà presente che i nomi proposti sono Ugo Rossi e il giornalista Paolo Ghezzi, nome messo sul tavolo dai Verdi e da alcune formazioni di sinistra e sostenuto da una parte del Pd e dell'Upt. Ma non potrà esprimere la posizione del Pd perché ancora non c'è, visto che il partito è diviso e lunedì scorso l'assemblea non ha votato nessun documento pro o contro Ghezzi come avrebbero voluto i sostenitori dell'ex direttore dell'Adige. L'assemblea è riconvocata per lunedì prossimo e allora Muzio farà presente che: o si sceglie Rossi o la coalizione si spacca perché il Patt Ghezzi non lo vuole.
Anche l'Upt domani si presenterà alla riunione di coalizione senza una scelta del partito. Come il Pd anche l'Upt sconta la debolezza della divisione interna - a Dellai e Fravezzi non dispiacerebbe Ghezzi ma per altri è troppo cittadino - e a questo unisce il fallimento del tentativo di agganciare i sindaci Civici in una più ampia operazione di rinnovamento della coalizione, da fare insieme a Carlo Daldoss, che avrebbe giustificato un cambio del candidato presidente. «Il nostro progetto non è quagliato - riconosce Gianpiero Passamani, portavoce dell'Upt - anche perché Patt e Pd hanno fatto tappo e salvo sorprese non quaglierà entro lunedì prossimo, quindi il nostro Parlamentino dovrà decidere tra Rossi, Ghezzi o proporre un terzo nome, sapendo però che sul nostro nome non ci sarebbe condivisione nella coalizione: quindi realisticamente dovremo valutare la percorribilità della scelta e al momento non sembrano esserci alternative a Rossi se non si vuole lacerare la coalizione». Il problema di Pd e Upt, che per quattro mesi hanno cercato un'alternativa a Rossi, senza trovarla, è che non hanno saputo convergere su un nome comune su cui puntare. Il parlamentino Upt è stato persino sul punto di votare il no a Rossi, unica cosa su cui inizialmente erano tutti d'accordo. Dopo mesi a vuoto si torna a Rossi.

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