Rossi, no alle primarie «Non si fanno a Ferragosto»

di Luisa Maria Patruno

«Le primarie erano possibili mesi fa, ma ora non più. Il tempo è scaduto. Non si fanno a Ferragosto. Credo che ci voglia anche un po' di rispetto per gli elettori». Il presidente della Provincia, Ugo Rossi , esclude la sua disponibilità a sottoporsi a nuove primarie di coalizione per la scelta del candidato presidente del centrosinistra autonomista, evocate come extrema ratio per trovare un accordo sul leader nell'ultima riunione dell'assemblea provinciale del Partito democratico, dopo quasi cinque mesi di discussioni inconcludenti nella ricerca di un'alternativa a Rossi.
Il governatore uscente tutt'ora può contare sul sostegno convinto solo del suo Patt, ma mentre esclude le primarie non spiega come pensa di riuscire a convincere i partiti della sua coalizione a sostenerlo. «Io quello che dovevo dire l'ho detto dopo le elezioni politiche proprio all' Adige - si limita a dichiarare - ora mi occupo dell'assestamento di bilancio, spetta ai partiti decidere». 

In quell'intervista del 25 marzo scorso Rossi aveva smarcato il Patt dalla coalizione dicendo: «O Pd e Upt ci confermano che l'alleanza c'è e siamo tutti convinti di continuare insieme per vincere, oppure il Patt è pronto a cambiare schema, perché per noi il totem dell'alleanza viene al secondo posto rispetto agli interessi del Trentino». Insomma, già allora il presidente aveva detto chiaramente agli alleati che era deciso ad andare avanti come candidato presidente anche se Pd e Upt avessero deciso - alla fine - di non sostenerlo perché la coalizione non è un «totem» per il Patt. E ieri il segretario autonomista Franco Panizza ha rimarcato in un ennesimo appello: «Il nome di Rossi è l'unico elemento di congiunzione per la coalizione. Altri nomi non ne esistono, perché quello di Paolo Ghezzi è espressione solo di una parte della sinistra, che è quella che ci ha fatto perdere il collegio di Trento alle elezioni politiche. Le primarie sono fuori tempo massimo e dopo vent'anni di coalizione facciamo ridere se le proponiamo. Mi auguro che si decida in fretta su Rossi». Per Panizza, dunque, non ci sono alternative salvo la fine del centrosinistra autonomista. 

All'indomani dell'assemblea del Pd nella quale si è preferito non mettere in votazione alcun documento per non arrivare alla conta tra i favorevoli a Ghezzi o a Rossi, il segretario Giuliano Muzio spiega che il Pd ha deciso di fare un ennesimo passaggio in coalizione, per sentire ancora una volta gli umori degli alleati, prima di prendere una decisione: «Verificheremo in una riunione di coalizione che convocherò entro la settimana chi tra Rossi o Ghezzi riuscirà a raccogliere il più largo consenso. Fino ad ora il Pd ha deciso di non convergere su alcun nome per fare prevalere la coalizione. Se in coalizione non si troverà convergenza su nessun nome, dovremo decidere almeno il metodo per trovarlo e per questo c'è l'ipotesi delle primarie». 

«Naturalmente - aggiunge Muzio - se si dovesse scegliere la via delle primarie di coalizione l'assemblea del Pd dovrà anche decidere il nome su cui puntare perché oggi non c'è un nostro nome». Ghezzi è infatti sostenuto da una parte consistente del partito, ma non è una candidatura partorita dai vertici del Pd, anzi è stata subita, infatti è stata portata al tavolo di coalizione dai Verdi e dagli autoconvocati. 

Da parte dell'Upt, intanto, si tende a escludere l'ipotesi primarie. «Sono difficili da realizzare ora» dice Vittorio Fravezzi , ma nello stesso tempo rimane la resistenza al via libera a Rossi. Gianpiero Passamani ieri ha sentito Muzio. Oggi si riunirà il parlamentino del partito, che è diviso tra Ghezzi e un nome diverso, c'è chi vorrebbe Carlo Daldoss , mentre Rossi ha pochi sostenitori. 

Intanto, il giornalista ed ex direttore dell' Adige Paolo Ghezzi, a sostegno del quale sono state raccolte oltre mille firme, non si spaventa all'eventualità di partecipare alle primarie: «La linea mia e del movimento del cambiamento rimane la stessa: essere al servizio dell'Alleanza democratica autonomista popolare. Dunque se vengono proposte le primarie, pur sapendo che il presidente uscente ed altri competitor sarebbero favoriti rispetto a una candidatura appena nata, noi ci stiamo. Se è la partita che si decide di giocare per uscire dall'impasse inconcludente e costruire finalmente un'alleanza e un programma che cerchino di fermare in Trentino l'ondata populista e nazionalista della Lega. Il movimento del cambiamento non può aver paura di accettare le regole del gioco condivise. Abbiamo il coraggio di rischiare, per il bene dell'Alleanza». Ma proprio sulla scelta tra Ghezzi e Rossi rischia di emergere l'incapacità di una coalizione a guardare al futuro con una visione e obiettivi comuni, mostrandosi invece sempre più estranea a se stessa e già sfinita. E per chi punta a rivincere le elezioni, non sono certo queste le condizioni ideali.

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