Gilmozzi lascia tra gli applusi In pole c'è Lucia Maestri

Se le sue dimissioni non fossero state «irrevocabili», probabilmente l'assemblea del Pd le avrebbe respinte. Così i membri dell'organo sovrano del Pd non hanno potuto fare altro che tributare a Italo Gilmozzi un lunghissimo applauso, durato qualche minuto. «È meglio andarsene quando ti chiedono di rimanere, piuttosto che restare quando ti invitano a lasciare» sorride l'ex segretario Dem, da ieri «semplice» esponente del partito e assessore all'urbanistica del capoluogo. 

Le sue dimissioni, arrivate dopo le elezioni, erano state congelate. Ma lei non ha cambiato idea. 
«Ho confermato le dimissioni in quanto ritenevo più utile per il partito un cambio della guida. Penso che sia stata apprezzata la mia onestà intellettuale»
Lei aveva parlato del suo desiderio di lasciare la segreteria già prima del 4 marzo. 
«Avevo comunicato questa mia intenzione alle persone a me più vicine. Speravo di annunciare le mie dimissioni dopo una vittoria, ma purtroppo non è stato così».
Un passo indietro può essere comprensibile all'indomani di una sconfitta. Ma per quale motivo aveva pensato di andarsene in tempi non sospetti? 
«Credevo fosse opportuno un miglioramento qualitativo del lavoro del Pd, che io mi sono reso conto di non poter garantire».
Il ruolo di assessore non le consente più di dedicare tempo al partito? 
«Ma no. Dopo un anno e mezzo molto impegnativo era giusto dare uno slancio al Pd con altre figure. Non ero completamente soddisfatto del mio lavoro e ritenevo opportuno che ci fosse un cambio di passo».
A lei subentra ora un quadrumvirato. 
«L'incarico a Borgonovo Re, Manica, Olivi e Tonini avrà una durata di 10 giorni. L'assemblea li ha incaricati di indicare una figura che potrebbe rappresentare la futura guida del partito».
Quali caratteristiche dovrà avere il nuovo segretario? 
«Modestia e capacità di ascolto sono requisiti importanti. In molti pensano di possedere il verbo ma in realtà non lo conoscono poi così bene. È necessario raccogliere i messaggi che arrivano dalla comunità».
Il Pd non è peraltro riuscito a radicarsi nelle valli. 
«Questo è uno dei problemi che dobbiamo cercare di superare assieme. Dobbiamo essere più presenti nella quotidianità delle persone. Parlo dei segretari come degli attivisti, ma soprattutto dei rappresentanti delle istituzioni».
L'intenzione è quella di aprire il partito all'Upt? 
«Con l'Upt si continuerà a collaborare come, mi auguro, con il Patt. Mi sembra che in questo momento la scelta dell'Upt sia quella di avviare un percorso di ricostituzione partendo dal proprio interno; lo stesso faremo anche noi. Immagino che non mancheranno i momenti di confronto».
In quali condizioni lascia il suo partito? 
«Il Pd sta vivendo un momento difficile sia a livello nazionale che locale, come dimostrano i risultati delle politiche. Lascio un partito più unito di prima».
Questa unità può essere stata favorita proprio dal risultato elettorale? 
«Il risultato ha fatto capire a molti che solo attraverso l'unità è possibile rilanciare la nostra azione. Il Pd ha l'obbligo di rigenerarsi e di rilanciare la propria azione affinché sia più convincente: per farlo bisogna partire dai progetti e non dalle ambizioni personali. Io ho cercato di tenere un profilo basso anche nella mia uscita di scena. Ora torniamo a lavorare perché l'ultimo problema dei cittadini trentini è chi sarà il nuovo segretario del Pd. Ai cittadini interessano più le nostre proposte in termini di sicurezza, ambiente e accoglienza».
Continuerà a fare l'assessore fino al termine della legoislatura? 
«Se il sindaco non mi ritirerà le deleghe, penso di rimanere fino a fine consiliatura (sorride). Sicuramente non mi candiderò alle provinciali».


«Quadrumvirato? Chiamiamolo piuttosto "Gruppo di progetto" con il mandato di formulare le proposte di successione al segretario dimissionario Gilmozzi e di predisporre una road map delle azioni da attivare sul territorio». La presidente del Pd Trentino Donata Borgonovo Re sarà uno dei quattro membri del «Gruppo» assieme ad Alessio Manica, Alessandro Olivi e Giorgio Tonini. L'assemblea si riunirà il prossimo 27 marzo per l'elezione del nuovo numero uno del partito. L'obiettivo è quello di presentare ai 64 componenti una rosa di nomi, che come prevede lo statuto dovranno essere scelti tra quelli che fanno già parte dell'assemblea. Per l'elezione servirà la maggioranza assoluta. È improbabile che si scelga un membro della giunta provinciale, che in caso di nomina dovrebbe lasciare il suo ruolo in Piazza Dante. Tra i papabili c'è la consigliera provinciale Lucia Maestri. «Al momento non esiste nessuna ipotesi di nome - evidenzia la presidente Dem -. Abbiamo 10 giorni, un tempo ragionevole per costruire una proposta consultando anche i segretari di circolo, gli amministratori ed i parlamentari uscenti». Intanto, Borgonovo Re conferma di non volersi ricandidare alle prossime elezioni provinciali: «Ho dichiarato il mio rientro in Facoltà in occasione della programmazione dei corsi. Per la costruzione delle liste possiamo contare su altri colleghi preparati e sulle new entry. I motivi? C'è una serie di concause che spiegherò quando sarà il momento».

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