Comuni, Ok della provincia all'appello dei sindaci Apertura sulla ripresa delle assunzioni di personale

di Andrea Bergamo

L'appello lanciato dai sindaci trentini non è caduto nel vuoto.

L'assessore agli enti locali Carlo Daldoss apre alla possibilità di sostituire i dipendenti comunali che andranno in pensione: «Daremo vita a un tavolo di confronto per ragionare sulla questione, ma gli obiettivi di contenimento della spesa non sono derogabili».

I primi cittadini, con il presidente Paride Gianmoena, in sede di Consiglio delle autonomie locali avevano puntato i fari sulle difficoltà vissute nelle realtà amministrative del territorio, in particolare in quelle più piccole con meno di 2.500 abitanti. Un dato su tutti rende l'idea della situazione: in quattro anni la forza lavoro nei municipi ha subìto una flessione del 4,5 per cento, pari a 199 dipendenti usciti di scena e mai sostituiti.

«È ragionevole pensare di ristabilire il turnover al 100 per cento o di portarlo al 75%, dopo anni in cui era possibile assumere un solo dipendente ogni 4 pensionamenti» commenta Daldoss, che manifesta la propria disponibilità al dialogo: «Sulla base del lavoro portato avanti dall'apposita commissione del Consorzio dei Comuni, bisognerà capire come intervenire. Non vogliamo mettere in crisi nessuno, ma piuttosto consentire di garantire ai cittadini servizi sempre puntuali ed efficienti». Secondo l'esponente dell'esecutivo provinciale il nodo della questione rimane quello della «responsabilità» degli amministratori locali: «Anche di fronte a una possibile maggiore libertà nelle assunzioni, va chiarito sin da subito che questa operazione dovrà essere compatibile con gli obiettivi di spesa che ci siamo dati». Per quanto riguarda le municipalità trentine, a partire dal 2013 è scattato un piano di riduzione della spesa che entro la fine di quest'anno porterà a un risparmio complessivo di 30,6 milioni di euro. Un piano che non prevedeva tagli lineari ma impediva la sostituzione di tre quarti dei dipendenti andati in pensione.

Intanto, sulla questione intervengono i sindacati della funzione pubblica, che plaudono alla richiesta dei sindaci di procedere con le assunzioni per garantire l'erogazione dei servizi sul territorio. Giampaolo Mastrogiuseppe (Cgil) evidenzia come a «sparire» dall'organico dei Comuni dal 2012 ad oggi siano stati oltre 500 lavoratori a tempo determinato: «Parliamo di circa il 10% della forza lavoro che è stato cancellato per volontà politica. Si tratta di un limite importante a quella che può essere indicata come "la più grossa fabbrica" del Trentino».

Un'operazione che ha richiesto l'esternalizzazione di alcuni servizi: «Il Consiglio delle autonomie locali è stato complice della Provincia nel promuovere questa operazione scellerata, attraverso il protocollo di finanza locale. Mi preoccupa che il presidente Gianmoena non contesti i piani di miglioramento che prevedono un'ulteriore riduzione della spesa pubblica. Come potranno conciliare i tagli con le nuove assunzioni? Hanno forse una bacchetta magica?». Mastrogiuseppe manifesta il timore che i risparmi saranno possibili solo incidendo sulla forza lavoro: «I margini di manovra sono ridotti all'osso, ma non si pensi di togliere il premio di produttività, che peraltro secondo Gianmoena non rappresenterebbe un diritto dei lavoratori. Si sappia che, qualora questo dovesse accadere, non ci limiteremo a scioperare ma armeremo di forconi i lavoratori. Persone che, a differenza di qualcuno, non si stanno arricchendo alle spalle degli altri».

Intanto, secondo i sindaci la situazione delle realtà amministrative più piccole sarebbe al limite della sostenibilità. «La fortuna dei Comuni e la sfortuna dei dipendenti è che la riforma Fornero ha posticipato l'età della pensione - osserva il sindacalista della Cgil -. Il problema è che la professionalità dei dipendenti pubblici non verrà trasmessa a nessuno, dato che i nuovi innesti seguiranno il ritiro a vita privata dei lavoratori».
Giuseppe Pallanch (Cisl) parla di «rigore incomprensibile» negli enti locali: «In questi anni non è stata attuata una riqualificazione del personale impegnato che bene ha dimostrato di operare nonostante le oggettive difficoltà». La semplice assunzione non potrà comunque risolvere tutti i problemi:

«È fondamentale sviluppare il ricambio generazionale e il mentoring per avere giovani già formati e competenti». Infine una proposta: «Parte di quanto risparmiato dovrebbe ritornare nelle tasche dei lavoratori, mentre altre quote devono essere investite nel capitale umano, il vero motore dei servizi e del welfare provinciale».

Infine, Marcella Tomasi (Uil) esprime la propria soddisfazione: «Finalmente i sindaci chiedono lo sblocco delle assunzioni, dato il forte impatto della carenza di personale nell'erogazione dei servizi ai cittadini. In Trentino non aveva alcun senso ridurre il turnover e ora finalmente i sindaci hanno alzato la voce».

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