Veneto, referendum il 22 ottobre «Vogliamo essere come Trento»

«Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».

È questo il quesito su cui il prossimo 22 ottobre, dalle 7 alle 23, i cittadini veneti saranno chiamati ad esprimersi. Il presidente della Regione Luca Zaia ha infatti firmato oggi, senza nascondere un attimo di commozione, il decreto di convocazione delle urne, che dà ufficialmente il via alla «macchina» che porterà alla consultazione referendaria consultiva.

«Una volta per tutte - ha detto Zaia - i Veneti devono dimostrare di essere un popolo. Parafrasando don Sturzo, dico che noi siamo solidali, ma autonomisti impenitenti. Se ho lasciato il Ministero dell’Agricoltura per venire qui è proprio perché la mia missione è quella di dare al Veneto tutte le autonomie possibili. E non me ne andrò finché non sarà posta la pietra miliare sull’autonomia».

Zaia ha ripercorso, prima della firma, tutte le tappe che, all’insegna dello slogan ‘paroni a casa nostrà, hanno portato alla firma odierna per indire il referendum approvato dal Consiglio con la legge regionale del 19 giugno 2014. Una data scelta per la vicinanza con il 25 aprile che per i veneti è la festa di San Marco, definita da Zaia «la festa di tutti i Veneti».

«Mantenere la parola - ha rilevato Zaia, in riferimento al referendum - e darle seguito con i fatti è per me fondamentale e ho dovuto mordermi la lingua più volte, in questi mesi, sentendo chi riteneva che non l’avrei mai fatto. La sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2015 ha dimostrato che i giudici hanno capito che, partendo dall’alto, in questo Paese le riforme non si possono fare e ha quindi affidato a noi il tentativo, non incompatibile con la Costituzione, di partire dal basso. Dalla riforma del 2001 del Titolo V, non c’è stata una Regione che abbia avuto una sola delle 23 competenze previste: noi vogliamo tutte quelle dell’articolo 116, per essere come Trento e Bolzano, vedendo restituire al Veneto almeno 19 miliardi delle nostre tasse».

Il presidente veneto ha sottolineato quindi i vani tentativi di dialogo e negoziato con Roma tentati nel corso degli anni: dalla proposta di autonomia avanzata nel 2007, al quesito referendario, all’election day.
«Avremmo potuto - ha detto - celebrare il referendum già lo scorso dicembre, visto che eravamo pronti, risparmiando 14 milioni. Ciò non è avvenuto, ma avviene adesso, insieme alla Lombardia, portando alle urne 15 milioni di italiani, cioè un quarto della popolazione nazionale. Il 22 ottobre ricorrono i 151 anni dal plebiscito per l’annessione del Veneto all’Italia: noi vogliamo ricordarlo con una celebrazione “al contrario”, passando dall’annessione alla secessione. Questo non è un referendum di partito, ma il referendum del Veneti ed è fondamentale che tutti vadano a votare, a prescindere dalle loro idee: il nemico non è interno, ma è Roma e il giorno dopo il voto il Veneto non sarà più come prima, perchè avrà dato vita alla “questione veneta”, che poi diventerà questione di tutte le regioni. Perché riteniamo che questa opportunità vada data a tutti. La casa va costruita dalle fondamenta e le fondamenta dell’autonomia sono il referendum: la trattativa con Roma partirà da qui».

Zaia, ricordando che l’autonomia «è scritta nella Costituzione», ha anche auspicato che si formino dei comitati per il no, proprio nel segno di una competizione che non ha bandiere partitiche. Movimenti in tal senso sarebbero già in corso sul fronte dell’opposizione.

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