Incarico a Gentiloni, sì con riserva Voglia di piazza per le opposizioni

Il presidente della Repubblica ha conferito a Paolo Gentiloni (la sua scheda) l'incarico di formare il nuovo governo. Gentiloni quindi si è recato a Palazzo Madama per incontrare il presidente del Senato Pietro Grasso, dove l'incontro è durato circa 15 minuti, e poi a Montecitorio dove ha incontrato Laura Boldrini per circa 20 minuti. 

Gentiloni potrebbe tornare al Quirinale già da domani mattina per sciogliere la riserva. Naturalmente i tempi impressi da Mattarella sono serrati e rimane sullo sfondo anche l'appuntamento del prossimo Consiglio Europeo in programma il 15 dicembre. A questo vertice Gentiloni potrebbe partecipare perlomeno avendo già giurato, o con almeno il voto di fiducia di una Camera. Si tratta (dalle dimissioni di Matteo Renzi all'incarico), di una delle crisi più brevi della storia della Repubblica. L'incarico, infatti, è stato dato in tempi record.

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Il discorso di Gentiloni

Le opposizioni non ci stanno

Voglia di piazza per le opposizioni che, dopo aver valutato l'ipotesi di abbandonare l'Aula quando il premier incaricato Paolo Gentiloni andrà a chiedere la fiducia, stanno decidendo di manifestare contro «il quarto governo non eletto». Primo segnale dell'atteggiamento di Lega e M5s è il rifiuto a partecipare alle consultazioni di Gentiloni per la formazione dell'esecutivo.

«Non riconosciamo alcuna legittimità a Gentiloni e al suo governo. Non abbiamo tempo da perdere in inutili consultazioni», ha chiarito il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Sulla stessa linea il movimento di Beppe Grillo. Il ventaglio di proteste a cui stanno lavorando i partiti dell'opposizione prevede nelle prossime settimane una mobilitazione permanente contro la decisione di affidare al ministro degli Esteri la guida del nuovo esecutivo.

Unica voce fuori dal coro continua ad essere quella di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere non offrirà nessun sostegno al governo ma, parallelamente, si dice pronto a collaborare per una nuova legge elettorale. L'obiettivo insomma è fare quell'"opposizione responsabile" che il leader di Forza Italia ha illustrato anche a Sergio Mattarella. Che la partita ora si sposti sulla legge elettorale è ormai evidente tanto che il centrodestra non vuole farsi trovare impreparato. Per martedì dovrebbe esserci la prima riunione dei capigruppo di Lega, Fdi e Fi per tentare di trovare un accordo su un modello da proporre alla maggioranza. Al momento le posizioni restano lontane visto che Berlusconi non ha intenzione di spostarsi da un modello spiccatamente proporzionale mentre Giorgia Meloni chiede delle modifiche minime all'Italicum per andare a votare il prima possibile.

Ma la legge elettorale non è l'unico punto si cui la coalizione di centrodestra rischia di dividersi. A differenza infatti del Cavaliere, sia Fratelli d'Italia che Matteo Salvini hanno già annunciato una mobilitazione contro Gentiloni bollato dal leader della Lega Nord come "una fotocopia sfigata di Renzi". Il Carroccio ha già in programma di scendere in piazza il prossimo week end organizzando sit in in varie piazze italiane al grido di «voto subito. Oggi il PD, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto premier non eletto da nessuno - accusa Salvini - ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo».

A fargli eco è Giorgia Meloni che dà appuntamento al 22 gennaio per una manifestazione sovranista: «Siamo passati dal governo del burattino delle lobby al governo del burattino del burattino delle lobby», attacca la leader di Fratelli d'Italia.

Chi invece annuncia battaglia già nelle aule parlamentari è il Movimento Cinque Stelle. In una riunione dei parlamentari grillini a cui ne seguirà nelle prossime ore un'altra la decisione era quella di abbandonare il Parlamento quando il premier chiederà la fiducia. Ma in serata Alessandro Di Battista ha corretto la rotta: «Non andremo sull'Aventino, ma andremo nelle piazze, faremo mobilitazione. l'Aventino ha portato sempre molta sfortuna a chi l'ha fatto». Tutto per ricordare che "questo governo che è illegittimo si basa sul tradimento degli elettori». Il Movimento Cinque stelle chiude la porta anche a qualsiasi collaborazione sulla legge elettorale. La richiesta è quella di aspettare la sentenza della Consulta sull'Italicum e poi tornare alle urne. 

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