«Basta soldi alle scuole private»

Filippo Degasperi, consigliere provinciale M5S, va all'attacco

«Dopo la condanna inflitta dal tribunale di Rovereto all'Istituto Sacro Cuore (la vicenda) per aver discriminato una insegnante in base ai suoi orientamenti sessuali (a quanto riportano le cronache con tanto di richiesta dal sapore vagamente medioevale di mettere a tacere "certe voci" con una bella abiura stile Galileo) la domanda sorge spontanea: cosa ancora deve combinare una scuola privata in Trentino per perdere il diritto ad attingere dalle casse pubbliche?».

Lo chiede il consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle, Filippo Degasperi. «Negli ultimi anni siamo passati dall'affaire Cfp Veronesi (che stando alle sentenze "gonfiava" artificialmente il numero degli iscritti per ottenere maggiori finanziamenti dal Fondo Sociale Europeo, in quello che è stato considerato un vero e proprio tentativo di truffa ai danni dell'ente pubblico), alla vicenda dei contratti degli insegnanti applicati per prime dalle Canossiane, dove le scuole private che avrebbero dovuto applicare il contratto delle scuole provinciali invece ne applicavano un altro, per loro molto meno oneroso, senza averlo comunicato alla Provincia, la quale continuava ad erogare i finanziamenti come se in vigore ci fosse il contratto provinciale». Per non parlare poi delle norme sulla trasparenza dei bilanci» sottolinea ancora Degasperi «che dovrebbero essere pubblici e visibili sul sito internet di ciascun istituto privato, cosa che in base alle nostre verifiche non è affatto la norma, anzi. Per non farci mancare niente ora arriva anche la condanna per atti discriminatori».

Secondo il grillino «a fronte di questo bel quadretto la posizione dei vertici provinciali è di ribadire una volta di più che i finanziamenti alle scuole private non si possono mettere in alcun modo in discussione, a prescindere, quasi fossero una sorta di "decima" che tutti i cittadini devono pagare all'istruzione privata. Con quest'impostazione è perfettamente inutile lamentarsi delle condizioni sempre peggiori nelle quali versa la scuola pubblica: appare chiaro infatti come esse non siano altro che il frutto di una precisa e determinata scelta dei politici del centrosinistra di favorire certi potentati».

E poi, dopo una pioggia di critiche all'amministrazione provinciale silente ed inerte, l'affondo finale: «A questo punto Rossi faccia almeno chiarezza e dica chiaro ai trentini cosa deve combinare una scuola privata per perdere i finanziamenti pubblici, perché pare proprio godano di sostanziale immunità, mentre le scuole pubbliche subiscono tagli costanti e continui» conclude il consigliere.

Il caso della docente discriminata dalla scuola religiosa e la conseguente condanna (il Tribunale di Rovereto ha disposto il pagamento di 25mila euro) ha acceso la miccia delle polemiche sindacali. Il segretario della Uil Walter Alotti scrive: «Da sempre la Uil ha difeso il modello di scuola pubblica: l'unica che dovrebbe avere il pieno totale sostegno economico dello Stato o della Provincia. Era il 2007 quando la Uil Scuola, ascoltando consiglieri provinciali concionare sulla sussidiarietà (quasi che in Trentino le scuole private andassero a coprire esclusivamente territori impervi di montagna, là dove la Provincia non arrivava con proprie scuole), promosse il referendum provinciale contro il finanziamento pubblico alle scuole private. Sostenuta esclusivamente dalla Uil del Trentino e dai consiglieri provinciali Mauro Bondi ed Agostino Catalano. Grazie al lavoro, al coraggio, alla passione del professor Vincenzo Bonmassar, allora segretario provinciale, la Uil Scuola portò 76.000 Cittadini votanti, quasi il 20% degli aventi diritto, a chiedere la cancellazione dei contributi alle private». 

Alotti nota che, a distanza di quasi dieci anni, in considerazione di una crisi pesantissima che attanaglia la collettività, è arrivata la notizia della drastica riduzione delle risorse provinciali destinate agli investimenti (dagli 823,9 milioni di quest'anno a 490,3 milioni del 2017): una crisi che costringe anche il Trentino «al mutamento, al cambiamento, alla costruzione di un sistema diverso, sostenibile a fronte di risorse pubbliche minori, è dovere "politico" effettuare una ulteriore riflessione». 

Il sindacato ribadisce quindi il proprio no al taglio delle risorse della scuola - servizio pubblico - che raggiunge tutti gli alunni sull'intero territorio. Evidenzia che, nel contempo, la Provincia vuole mantenere «elargizioni a una scuola privata, organizzazione di tendenza, che copre solo alcune zone (le più comode ed economicamente convenienti) e offre conoscenza solo ad alcuni. Le norme sul finanziamento alle scuole paritarie, così come la "legge delle parrocchie" debbono essere urgentemente riviste». Così viene chiesto al presidente Ugo Rossi di correggere la rotta: «Una ulteriore riflessione deve essere fatta! È il caso di dire: assolutamente».

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