Tutti hanno votato la legge sui tagli alle indennità Ma nessuno ne «approfitta»: niente riduzioni

La possibilità di rinunciare a una parte della propria indennità di consigliere regionale e provinciale è legge. Ma nessuno ne usufruirà, almeno per ora

di Franco Gottardi

La possibilità di rinunciare a una parte della propria indennità di consigliere regionale e provinciale è legge. Ma nessuno ne usufruirà, almeno per ora.

«Non cambia nulla, chi voleva tagliarsi lo stipendio poteva già farlo prima». È il commento che immancabilmente, da destra a sinistra, i consiglieri fanno rispetto alla legge. Ma perché allora in 38 l’hanno votata? Tutto nasce a inizio legislatura quando i neo eletti del Movimento 5 Stelle, che del taglio delle indennità avevano fatto un cavallo di battaglia, scoprono che non è possibile rinunciare in automatico a parte dello stipendio ma bisogna eventualmente ritirarlo e poi restituirne una parte. Una trafila a cui l’ufficio di presidenza del consiglio regionale decide di porre rimedio presentando un disegno di legge semplice semplice, fatto di un solo articolo che dice che il singolo consigliere può rinunciare con una semplice dichiarazione.

Si tratta insomma di una semplificazione burocratica. Che, paradossalmente, neanche i 5 Stelle ora sfrutteranno. «Non restituiremo nulla alla Regione, che poi usa quei soldi per pagare consulenze» ha dichiarato a caldo Filippo Degasperi, ricordando come loro, i grillini, già stanziano la parte eccedente i 5.000 euro lordi delle loro indennità ad associazioni considerate meritevoli, scelte attraverso una procedura di consultazione interna al movimento.

Nemmeno Claudio Cia, consigliere sensibile al tema dei privilegi dei politici, si taglierà lo stipendio alla fonte. Tantopiù dopo che è stato bocciato il suo emendamento con cui chiedeva che la parte tagliata non andasse a finire nel calderone generale del bilancio regionale ma fosse automaticamente assegnata al «Fondo per la famiglia e l’occupazione», istituito per raccogliere i soldi recuperati con la legge sui vitalizi. «Ho l’impressione - commenta all’indomani dell’approvazione della legge - che sia uno specchietto per le allodole. Personalmente quello a cui rinuncio voglio decidere a chi darlo e non lasciarlo alla Regione. Mi sono dato la regola di usare un migliaio di euro al mese a sostegno di situazioni di difficoltà familiare e così continuerò a fare. Anche perché quando mi rimangono in tasca 3.000 euro netti al mese posso essere più che soddisfatto se penso che prima ne guadagnavo 1.800».

Attualmente un consigliere prende un’indennità di 9.800 euro lordi, circa 5.400 netti. I consiglieri del Partito Democratico versano al partito il 20% circa finendo per incassarne 4.500. «È sicuramente una bella retribuzione - commenta il capogruppo in consiglio provinciale Alessio Manica - ma che non arriva neanche ai livelli dei dirigenti di grado più elevato della Provincia. Sappiamo bene che la credibilità della politica di questi tempi è debole ma bisogna fare dei ragionamenti a tutto tondo». Dunque nessuno dei consiglieri del Pd si taglierà l’indennità, anche perché tra pochi mesi la mannaia potrebbe calare dall’alto. Manica ricorda infatti come in ottobre, se verrà confermata la riforma Costituzionale, le retribuzioni dei consiglieri regionali non potranno superare quelle del sindaco del capoluogo, che attualmente prende 8.771 euro lordi al mese.

Cifra che potrebbe in futuro scendere a 7.500 euro, tetto fissato nel disegno di legge di iniziativa popolare promosso dalle Acli e che prima o poi il consiglio regionale dovrà mettere in discussione.

Escludono l’ipotesi di lasciare soldi alla Regione anche Pietro Degodenz, che ricorda le spese affrontate per i quotidiani spostamenti dalla Val di Fiemme, e il leghista Maurizio Fugatti, che versa 1.500 euro al mese al partito. E molti altri consiglieri condividono lo sfogo del presidente della provincia di Bolzano, Arno Komparscher: «Se continuiamo a dire che la politica non costa nulla passerà il messaggio che la politica non vale nulla».
Dunque niente forbici, se non saranno calate dall’alto.

IL BLOG DI PAOLO MICHELETTO

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