Trento piange l'ex sindaco Adriano Goio Fu il primo cittadino dal 1983 al 1990

di Domenico Sartori

Ha scelto di andarsene in silenzio. Sofferente da tempo, sapeva che gli ultimi giorni stavano arrivando. Lucido, aveva scelto di uscire di scena senza vedere nessuno. Nessun accanimento, aveva chiesto. E così è stato.

Le condizioni di Adriano Goio si sono aggravate l'altra sera, nel reparto di rianimazione del Santa Chiara e ieri mattina il suo cuore ha cessato di battere. Adriano Goio, che fu sindaco di Trento per sette anni, dal 1983 al 1990, avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 8 maggio. Una famiglia numerosa.

Alle spalle, Adriano Goio aveva una famiglia numerosa e il dramma della guerra e dello sfollamento a Smarano, in val di Non, per sfuggire ai bombardamenti della Portela, il suo quartiere, nel settembre 1943. Il padre Augusto , classe 1882, aveva avuto nove figli dalla prima moglie, Giuseppina Menestrina : Gabriella , che fu viceprovveditore agli studi, Manlio , che fu docente di lettere al Prati e preside all'istituto magistrale Filzi di Rovereto, Renata , Luciano , che fu pure insegnante, Lilia , Enrico che divenne giornalista, Matelda , Giuseppe e Carla Maria.

Rimasto vedovo, Augusto si sposò con Gisella Valle da cui ebbe tre figli: Adriano nel 1936, Maurilio nel 1940 e Alessandro nel 1940, che divenne architetto come il fratello Adriano. Gli anni della guerra, anni di ansia e sofferenza. Augusto morì di crepacuore il 20 settembre 1943, e Adriano, con i fratelli piccolissimi, si ritrovò orfano di padre a sette anni. Lo aiutarono la madre Gisella e i fratelli di prime nozze, Manlio e Renata in testa. Dalla laurea alla politica. Adriano Goio decide di fare l'architetto e ottiene la laurea all'università Venezia. Viene assunto dalla Provincia di Trento dove dal 1972 al 1980 è responsabile della Tutela paesaggistica delle Valli di Fiemme, Fassa e Primiero e dal 1980 dirigente dell'allora ufficio urbanistico dell'ente a Trento. Politica, in quegli anni, significa Democrazia cristiana.

E con la Dc viene eletto per la prima volta in consiglio comunale a Trento e diventa assessore ai lavori pubblici nella giunta guidata dal sindaco Giorgio Tononi . Anni che gli permettono di consolidare l'esperienza amministrativa e che, accanto alla competenza professionale, gli fanno fare il grande salto qualche anno dopo: viene eletto sindaco la prima volta il 16 giugno 1983, per essere poi rieletto per il secondo mandato nel luglio 1985. Sindaco Dc con il supporto di Psi, Psdi e Pli. Sono gli anni del ridisegno (arredi e sistemazioni) del centro storico, di cui Goio è considerato il padre, del sogno di interrare via dei Ventuno. Ma sono anche gli anni di alcune grandi partite urbanistiche, le aree industriali dismesse di Trento nord in testa, che la sua amministrazione, né quelle successive, sapranno affrontare e risolvere. Il lascito a Lorenzo Dellai.

Nel 1990 diventa sindaco il giovane Lorenzo Dellai , astro nascente della Dc, e il «vecchio» Adriano si fa da parte. Per riprovarci però cinque anni dopo, quando si candida a sindaco (lui, «decisionista», temeva l'immobilismo dei nuovi amministratori) per tentare di battere Dellai che, nel frattempo, nel pieno della «tangentopoli» che ha travolto anche la Dc locale, ha messo in pista i «Democratici popolari» e aperto a sinistra, al Pds e a Solidarietà. Goio si presenta con lo scudocrociato del Ppi gubertiano, le stelle alpine del Patt e una «Lista laica» formata da Pri e Psdi. Battuto (si ferma al 15,1% dei voti), fa il consigliere semplice di opposizione. Autorità di bacino e Corecom.

Gli incarichi però non gli mancano. Nel giugno 1990 viene nominato segretario generale dell'Autorità di bacino del fiume Adige, incarico che manterrà per quattordici anni, fino al novembre 2014, e dal quale difenderà con convinzione il progetto, poi accantonato, della realizzazione della grande diga di Valda per contenere le piene dell'Avisio. La politica che lo aveva «tradito» non riconfermandolo sindaco undici anni prima, lo rimette in pista e nel luglio 2006 l'«avversario» Lorenzo Dellai, da presidente della Provincia, lo nomina presidente del Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni. Nel marzo del 2006, Adriano Goio viene anche nominato Commissario delegato per la realizzazione degli interventi necessari per il superamento della situazione di emergenza socio-economica e ambientale lungo l'asta fluviale del fiume Aterno-Pescara.

Aveva ottenuto anche l'incarico governativo per il Sin (Sito di interesse nazionale di Bussi (Pescara) nel 2007, prorogato con la legge di Stabilità 2016. Il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso , ieri ha dichiarato: «Esprimo alla sua famiglia il mio cordoglio personale, consapevole del fatto che ha trascorso quasi un decennio a misurarsi con i problemi della nostra terra». Adriano Goio è stato anche assessore all'urbanistica del Comprensorio Valle dell'Adige, consigliere dell'Università di Trento, dell'Interporto doganale e di Informatica Trentina. Lo piangono la moglie Imelda e i figli Ilaria , Filippo e Federico .


 

LE REAZIONI

Tra i primi a manifestare il proprio cordoglio, il presidente della Provincia, Ugo Rossi: «Per molti cittadini del capoluogo il suo nome è stato sinonimo di sindaco, accanto a quelli dei più illustri primi cittadini di Trento. Con la scomparsa di Adriano Goio scompare un testimone di una fase storica irripetibile della città, alla quale l’architetto Goio ha dato, prima come assessore ai lavori pubblici e poi come sindaco, un fondamentale contributo. A Goio dobbiamo essere riconoscenti anche per l’opera svolta in qualità di segretario generale dell’Autorità di Bacino del fiume Adige ed in quella di presidente del Comitato provinciale per le comunicazioni».

Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta: «Goio è stato il sindaco che ha avviato il recupero del centro storico, che ha incentivato il restauro delle facciate dei palazzi, che ha prestato una grande attenzione all’arredo urbano. Gli effetti dell’impegno di Goio per la riqualificazione della parte più antica e pregiata dalla nostra città sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Quella grande operazione di recupero urbano è stata infatti una premessa fondamentale alla modernizzazione della città e allo sviluppo turistico di questi ultimi anni. Il dinamismo, la capacità di visione di Goio hanno lasciato un segno e avviato un percorso che poi è stato seguito anche dai suoi successori».
Oltre a esprimere un buon giudizio sull’azione amministrativa, Andreatta conserva un ottimo ricordo anche del Goio che, dopo l’esperienza al vertice dell’amministrazione comunale, è tornato a impegnarsi in consiglio comunale. «Quando ero un consigliere alle prime armi, ero suo vicino di banco nell’aula di palazzo Thun - racconta Andreatta -. Lui, trascorso qualche anno dal suo mandato da sindaco, aveva saputo rimettersi in gioco. Ricordo le lunghe chiacchierate, i confronti, i suggerimenti di cui era prodigo, la miniera di ricordi di cui era depositario. In quel periodo Goio mi ha fatto crescere politicamente nella conoscenza della città, dei suoi problemi e delle possibili soluzioni. Esprimeva fascino e autorevolezza, era appassionato, competente, operativo, battagliero. Tutte qualità che, da sindaco, gli hanno consentito di segnare in maniera importante la storia amministrativa della nostra città».

Il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti: la scomparsa di Adriano Goio «non rappresenta solamente un lutto per la comunità trentina, ma segna anche la conclusione di un’epoca del pensare la politica e la pubblica amministrazione come un progetto comune e da condividere insieme fra istituzioni e politica. Uomo di brillante ingegno e scevro da schemi precostituiti, Adriano Goio aveva ereditato ed interpretato in pieno l’idea di governo della città e del territorio come sviluppo complessivo della comunità, sulla scia dell’insegnamento precursore di uomini come Paolo Oss Mazzurana e nell’alveo di esempi come quelli di altri grandi Sindaci di Trento, a partire da Gigino Battisti».
«Figlio di un’autentica cultura del cattolicesimo popolare moderno - ha proseguito - che conosceva il valore della laicità politica e della libertà del pensiero, Adriano Goio ha spesso anche cantato fuori dal coro, facendo prevalere gli interessi della città sulle indicazioni di partito e testimoniando, con una puntualità mai banale ed ossequiente, il significato profondo del bene comune. Per chi lo ha conosciuto, anche come avversario politico intelligente e concreto, la sua perdita rappresenta quindi un impoverimento del dibattito, soprattutto sui grandi temi dell’urbanistica, della programmazione e del governo del territorio, nella consapevolezza che proprio su tali questioni si è misurata la sua complessiva azione politica ed amministrativa».

Il deputato e il senatore trentini dell’Upt Lorenzo Dellai e Vittorio Fravezzi:  «Scompare con Adriano Goio un testimone credibile e riconosciuto della buona amministrazione trentina. È stato un grande sindaco, che ha saputo cambiare il volto della città e immettere linfa nuova nelle sue dinamiche urbanistiche, culturali ed economiche. Lo ricordiamo con affetto e riconoscenza e lo indichiamo come esempio alle nuove generazioni di amministratori che intendano prendersi cura delle proprie comunità».

Tutto il gruppo consiliare provinciale dell’Unione per il Trentino esprime «profondo cordoglio per la scomparsa dell’architetto Adriano Goio». Così i consiglieri Gianpiero Passamani, Pietro De Godenz, Mario Tonina, Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini.
«Adriano - proseguono in una nota - ha incarnato in tutta la sua parabola personale e politica la figura dell’uomo metodico e preparato: dipendente pubblico di rara competenza, esponente di spicco della Democrazia cristiana, assessore ai lavori pubblici e poi sindaco di Trento dal 1983 al 1990, fu anche chiamato, grazie alla sua preziosa esperienza, a ricoprire la presidenza del Comitato provinciale per le comunicazioni. Oggi lascia un vuoto incolmabile e un esempio che noi tutti, come politici e uomini, ci impegneremo nelle nostre quotidiane azioni ad avere come riferimento».

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