Unioni civili al voto: via l'adozione del figlio del partner

«Vergogna!», «tradimento». Sta montando la protesta del mondo lgbt, sconcertato e deluso dalle notizie che arrivano dal Senato in merito alla legge sulle unioni civili, che pian piano perde pezzi rispetto al ddl Cirinnà.

Ieri oltre un centinaio di attivisti ha presidiato Palazzo Madama, mentre al Senato l'accordo tra Pd e Ap sul maxiemendamento era in dirittura d'arrivo. I militanti si sono spostati dalla vicina Piazza delle Cinque Lune per dirigersi davanti all'edificio del Senato: alcuni di loro si sono seduti a terra per strada, bloccando la circolazione. La loro marcia è stata però fermata dalle forze dell'ordine.

Gli attivisti, tra i quali anche il presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani, contestano le decisioni del governo sul ddl: «Non ci rappresentate» è la loro denuncia.

Il sit-in al Senato è un «assaggio» di ciò che accadrà il 5 marzo, quando il movimento ha chiamato a raccolta tutto il popolo dei «diritti civili»: appuntamento a Roma, in Piazza del Popolo, per «gridare la rabbia e il tradimento». Una «piazza enorme», dunque ci si aspetta una «massiccia affluenza».

LA DIRETTA DEL DIBATTITO AL SENATO

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Duro il commento di Arcilesbica: «L'emendamento sul quale il governo si appresta a chiedere fiducia in aula è una dichiarazione di resa, incondizionata, un insulto alla dignità delle persone. Se il risultato sarà quello di tenere in piedi una legge per fare campagna elettorale e proclami di tenuta del governo ci troveremo di fronte ad uno scempio agito, deciso, sulle vite, sui corpi di cittadine e cittadini».

La presidente di Famiglie Arcobaleno, Marilena Grassadonia: «Legge irricevibile. Nel 2016 pensare di fare una legge sulle unioni civili senza garantire i diritti dei bambini è inconcepibile».

Il presidente del consiglio, Mattero Renzi, ieri parlava invece di un traguardo «storico per l'Italia» raggiunto con l'intesa Pd-Nuovo centrodestra. E Angelino Alfano cantava vittoria per aver ottenuto lo stralcio delle adozioni, cioè del riconoscimento dei diritti del figlio del partner, cui il centrodestra e l'area cattolica conservatrice sono particolarmente ostili.

Ieri sera, chiudendo l'iniziativa, i manifestanti non hanno nascosto la delusione per aver atteso invano la senatrice del Pd Monica Cirinnà: «Le avremmo chiesto conto di questa legge e di togliere il suo nome dal ddl come aveva promesso». E andando via hanno aggiunto: «Quest'attesa a vuoto è già un segnale, prendiamola per quello che è. Ma noi continuiamo la battaglia e il 5 marzo (giorno previsto della mobilitazione delle associazioni omosessuali contro il disegno di legge, Ndr) dobbiamo essere 100, mille volte di più».

L'accordo di maggioranza è stato messo nero su bianco nel maxiemendamento sul quale, oggi, giovedì, a partire dalle ore 19, il Senato voterà la fiducia.

«Un fatto storico per l'Italia», dunque, secondo il premier Renzi, malgrado dal testo siano spariti su pressione cattolica la stepchild adoption e l'obbligo di fedeltà (previsto invece nel matrimonio) ma che secondo il capo del governo conserva l'impianto del ddl Cirinnà e mantiene «viva» la libertà dei giudici nel decidere sui ricorsi delle coppie omosessuali in merito al riconoscimento dell'adozione del figlio del partner. Trattativa lunga, difficile, ricca di colpi di scena quella che si sviluppa durante l'intera giornata al Senato.

I cattolici di centrodestra chiedevano anche di limitare con una precisa formulazione di legge l'azione dei giudici sulla stepchild, visto che in genere il tribunale, nel nome della continuità affettiva, tende a riconoscere il ruolo del partner (non è chiaro quale sarebbe invece il destino preferibile per i bambini, in questi casi, secondo gli avversari del testo originario.

Sull'altro fronte, il leader della minoranza di sinistra del Pd, Roberto Speranza, giudica «inaccettabili altri cedimenti» ma sostanzialmente accetta il dietrofront sulle adozioni, mentre Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, ironizza: c'è qualcuno in Ap che vuole il diritto alla scappatella? «Non ci credo».

Alla fine non viene toccata la validità della giurisprudenza sulle adozioni, almeno fino a quando il Parlamento non varerà una nuova legge che, assicura il capogruppo Pd Luigi Zanda, prenderà forma «entro la legislatura».

«Siamo soddisfatti», rimarca Renato Schifani, capogruppo di un'Area Popolare che, sulla fiducia, non eviterà 3-4 voti in dissenso.

Le opposizioni tuonano. «Renzi è il burattino di Alfano», attacca la capogruppo M5s al Senato Nunzia Catalfo ribadendo che il movimento era e resta pronto a votare la legge al 100%, comprese e adozioni. «Ootevamo approvare una buona legge in tempi certi e con trasparenza, ma Renzi ha preferito fare una legge svilita, debole e con una procedura incostituzionale con i voti di Verdini piuttosto che una buona legge con i voti del movimento 5 Stelle. Chiediamo ancora una volta al presidente Grasso di non rendersi complice di questa ulteriore violazione della Costituzione», afferma Catalfo.

Una disponibilità, quella M5S, che andava colta, andando alla prova del voto in aula, secondo l'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, che suggeriva invano al suo partito di ritentare la strada di un accordo con i CInque stelle per salvare l'intero impianto del dd Cirinnà.

Forza Italia, invece, spiazzata dall'intesa del Pd col centrodestra che toglie dalt esto i punti criticati anche dai berlusconiani, parla di ostruzionismo di maggioranza e Gaetano Quagliariello di «accordo truffa». « L'emendamento del Governo che impedisce al Senato di votare sui contenuti modifica ampiamente il testo è lo peggiora ancora, salvo l'ipocrita cancellazione delle adozioni, che però arriveranno nei tribunali», dice Lucio Malan.

Ma il dado è ormai tratto e il ddl verrà sostenuto dalla maggioranza di governo (più qualche verdiniano e Fi) e non da quella trasversale Pd-M5S-Sinistra italiana.

«Bisogna avere davvero una faccia tosta per definire "storico accordo" un compromesso sottobanco, che a colpi di emendamenti, continua a distinguere tra affetti di serie A e di serie B. Storico è il ritardo delle nostre leggi inadeguate e scollate dalla realtà sociale del Paese come il dibattito parlamentare a cui abbiamo assistito», attaca Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani definendo un «monumento alla politica ipocrita» l'espulsione delle adozioni e del vincolo di fedeltà dal maxiemendamento.

«A quanto pare oltre alla stepchild adoption, che in paesi civili come la Francia, la Germania, il Regno Unito è addirittura automatica, Alfano ha imposto di togliere al testo del ddl Cirinnà, per il maxiemendamento finalizzato alla fiducia, anche la fedeltò sessuale come requisito di coppia per le unioni civili, perché sarebbe una caratteristica esclusiva del matrimonio eterosessuale. E così avremo le corna legali mentre per le coppie etero no. È lo Stato che ci mette le mani nelle mutande volendo decidere chi può fare sesso, come e con chi e magari anche con che frequenza», è il severo ma ironico commento di Franco Grillini, esponente storico del movimento lgbt e presidente di Gaynet.

«Che lo Stato, tramite Alfano, metta le mani nelle mutande è alquanto inquietante. Ma ancora di più il pregiudizio secondo il quale per non assomigliare al matrimonio le coppie gay non debbano essere fedeli e possano continuare tranquillamente ad essere promiscue, come dice il pregiudizio storico verso gli omosessuali», aggiunge Grillini.

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