Trento, giunta comunale verso il rimpasto

di Matteo Lunelli

La vera sorpresa sarebbe se tutto restasse come è. Ma non sarà così: l'ufficialità non c'è ancora, ma il rimpasto di giunta è solo una questione di tempo. Solo su un aspetto tutti i partiti di maggioranza sono d'accordo: andare avanti così è impossibile. Lo scontento generalizzato va avanti dal maggio scorso e allo stato attuale tra prese di posizione, pretese, contestazioni più o meno esplicite, i lavori procedono a singhiozzo.

Il sindaco Andreatta ha fatto autocritica e, nell'incontro di mercoledì sera, un discorso di grande apertura e coinvolgimento di tutte le forze politiche. Ma cosa sta accadendo e, soprattutto, cosa accadrà? E quando? Per uscire dal momento di difficoltà il rimpasto si farà, ma non subito. Se sarà un rimpasto o un rimpastino molto dipende dall'esito del congresso Upt del 23 gennaio prossimo. Da qui la data delle novità: possiamo dire che sarà un «rimpasto di San Valentino», visto che dopo l'esito del voto ci vorrà comunque qualche giorno per organizzare il futuro. Poi la promessa è che tutti andranno d'amore e d'accordo e il Comune riprenderà a correre forte.

L'importanza di quel congresso è presto detta. In Comune, oggi, la seconda forza di maggioranza è il Cantiere, con cinque esponenti (Biasioli, Ducati, Panetta, Tomasi e Castelli), due assessori (Biasioli e Maule) e il vicesindaco (Biasioli). I cinque consiglieri di cui sopra, non è certo un mistero («situazione ormai consolidata», per dirla con Massimo Ducati), sono in realtà 3 + 2, con Castelli e Panetta che possiamo definire «anime libere», per non usare un brutale e poco elegante «cani sciolti».

Dopo il congresso cosa accadrà? I cinque saranno uniti? O verranno formati ufficialmente due gruppi distinti? «Non escludo che potremmo diventare addirittura sei, attirando con la forza delle nostre idee», rilancia Castelli.
Se sarà rimpasto o rimpastino dipenderà quindi da come uscirà dal 23 gennaio il gruppo: rafforzato o spaccato? Se si spaccherà ecco che il Patt diventerebbe la seconda forza politica di maggioranza. E, nonostante il «non vogliamo poltrone, non siamo a caccia di deleghe», il ruolo di vice sindaco spetterebbe a un esponente del partito autonomista (Tiziano Uez? O Alberto Pattini?), mentre perderebbe potere il Cantiere («ridimensionamento» di Biasioli) e ne vorrebbe almeno un po' l'eventuale nuovo gruppo Upt (Castelli allo sport).

Nei cambiamenti pare inevitabile che venga tolto l'assessorato allo sport ad Andrea Robol (Pd), ma anche le non elette Marika Ferrari e Chiara Maule potrebbero essere a rischio, visto che si chiedono «scelte di giunta coerenti con la volontà popolare» (Castelli, ma il pensiero è comune ad altri consiglieri). E il Pd, la più vasta forza del consiglio con ben 14 rappresentanti? Andreatta potrebbe dare a un uomo del proprio partito (Alberto Salizzoni) l'importante delega all'urbanistica, togliendola a un uomo non del suo partito ma di sua fiducia come Biasioli.

Perfino Italo Gilmozzi non pare essere del tutto al sicuro. Ducati dice che «come capogruppo non voglio rinunciare ai due assessorati e al nostro peso politico in giunta». Proviamo a interpretare: se il sindaco ci toglie la delega all'urbanistica, l'assessorato più importante, l'unico di «peso» quasi equivalente sarebbe quello ai lavori pubblici. Di Gilmozzi, appunto.

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