Punti nascita ridotti, Pd e Upt bocciano la giunta

Su una cosa sembrano tutti d'accordo - sia chi pensa che sia meglio chiudere i punti nascita periferici, per la sicurezza di mamme e bambini, sia chi vuole che vengano salvati con piena funzionalità - quella trovata dall'assessore alla sanità Luca Zeni e dall'Azienda sanitaria, per affrontare il tema del rispetto dei turni di lavoro dei medici, non è una soluzione.

L'ex assessora provinciale alla salute, Donata Borgonovo Re, è durissima nei confronti del suo successore e collega del Pd nonché del presidente, Ugo Rossi, che ha avallato le scelte: «Alla programmazione si preferisce l'emergenza, dicendo che è colpa dell'Europa. Questo denota una totale irresponsabilità. La misura prevista è da un lato demenziale e dall'altra pericolosa. Ora si stabilisce che le primipare in travaglio dalle 18 dovranno resistere fino alle 8 del mattino seguente grazie al colpo di genio dei nostri vertici sanitari, che hanno finalmente deciso il modello trentino dei punti nascita».

«Qui - sottolinea Borgonovo Re - è mancata totalmente la programmazione e la volontà di prendere una decisione perché l'Azienda è da due anni che sa che c'era questo termine per adeguarsi alla norma europea non è stato un fulmine a ciel sereno. Impoverire e rendere pericoloso il servizio dei punti nascita negli ospedali territoriali lo ritengo una violenza contro le donne e contro i professionisti che lavorano nei punti nascita. E mi spiace la faciloneria con cui un collega del mio stesso partito stia affrontando la questione, proponendo il parto a tempo alle donne che si rivolgono ai punti nascita degli ospedali territoriali, buttando al vento la qualità della nostra sanità in nome del populismo. Non mi sorprenderebbe che i professionisti dicessero no a garantire la funzionalità di unità operativa con queste caratteristiche organizzative».

Il capogruppo provinciale del Pd, Alessio Manica , sollecita una soluzione appropriata: «Aspetto di avere più dettagli dall'assessore. Per ora mi sembra che si tamponi l'emergenza della questione riposi, ma poi si dovranno fare rapidamente scelte definitive».

Anche l'assessora provinciale del Pd, Sara Ferrari, non si mostra appagata dalle informazioni avute fino ad ora e auspica una soluzione diversa: «Attendo notizie precise e chiare dall'assessore in giunta venerdì. Per ora le chiacchiere sono disorientanti. Ribadisco la posizione di sempre: garantire a tutte le donne in tutta la provincia la stessa sicurezza, non la comodità della vicinanza a casa».

Tutto il gruppo provinciale dell'Upt, compresi gli assessori Tiziano Mellarini e Mauro Gilmozzi, ha firmato una interrogazione a risposta immediata presentata da Pietro De Godenz , assieme a Beppe Detomas (Ual), con cui si tornano a chiedere garanzie sui punti nascita e sui servizi negli ospedali territoriali nonché la piena operatività dei reparti di ortopedia negli ospedali nelle zone turistiche.
Scrivono Upt e Ual: «La soluzione proposta dall'assessorato, che prevede la chiusura delle sale operatorie e l'assenza degli specialisti nelle ore notturne e nei fine settimana, la mancanza di medici e personale specializzato con relativo spostamento dei pazienti sugli ospedali "centrali" di Trento, Rovereto e Cles, può essere accettata per brevissimo tempo, e intesa come soluzione d'emergenza, ma non è certamente accettabile come soluzione definitiva».

«Non è infatti possibile - aggiungono - lavorare da una parte cercando di ottenere deroghe che permettono di mantenere punti nascita e studiando soluzioni per mantenere i servizi decentrati nelle valli e dall'altra attuare una normativa europea che prevede nei fatti un depotenziamento talmente evidente da avere come prima e inevitabile conseguenza il venir meno della fiducia dei cittadini nei confronti delle strutture periferiche».

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