Costituzione, oggi il Senato chiude la seconda lettura

Il Senato approverà oggi in seconda lettura la discussa riforma costituzionale, nel testo presumibilmente definitivo che sarà sottoposto ai cittadini nel referendum dell'ottobre 2016. Sembrava un passaggio parlamentare difficilissimo ad agosto, quando alcuni esponenti della minoranza Pd evocarono il «Vietnam», e che invece ha compattato Pd e maggioranza, dividendo piuttosto le opposizioni (con la lega pronta all'Aventino) tanto che oggi Berlusconi radunerà i propri parlamentari per evitare la spaccatura interna.

Venerdì scorso l'aula di Palazzo Madama ha concluso il voto sugli emendamenti e gli articoli del ddl Boschi, approvando tra l'altro proprio l'ultima delle modifiche che ha recepito gli accordi dentro il Pd e dentro la minoranza.

Dopo il sì di oggi del Senato, il testo passerà subito alla Camera che, secondo le intese nella maggioranza, dovrebbe semplicemente confermarlo senza apportare alcuna modifica: cosa che dovrebbe avvenire entro Natale. A quel punto, come prevede l'articolo 138 della Carta per le modifiche costituzionali, il ddl Boschi sarà nuovamente sottoposto al Senato e alla Camera a una seconda e definitiva approvazione. In questa seconda lettura non sono previsti emendamenti, ma solo un sì o un «no» agli articoli e alla legge.

Quindi con dei passaggi parlamentari più snelli e rapidi che dovrebbero concludersi entro primavera 2016, così da tenere il referendum confermativo nell'autunno, quando a contrastare la riforma saranno in prima linea in particolare il movimento Cinque stelle, che la considera un impoverimento della democrazia, la sinistra che nelle sue varie espressioni (Sel, ex Pd e altri) parla di svolta autoritaria verso il concentramento di potere nel premier, le opposizoni di centrodestra (Lega e Forza Italia) che a loto volta contestano l'impianto del ddl Boschi per la riduzione degli spazi di rappresentanza democratica. Per il sì alla riforma si esprimono ovviamente il Pd, il nuovo centrodestra e le altre forze centriste di governo, ma anche i fuoriusciti ex berlusconiani che fanno capo al toscano Denis Verdini

Solo allora la riforma entrerà in vigore, e sarà attuata poi al momento dello scioglimento delle Camere, che Matteo Renzi dice debba essere a scadenza naturale, cioè nella primavera 2018.

Nella secondo lettura in Senato e alla Camera occorrerà la maggioranza assoluta, quindi 161 voti in Senato e 316 alla Camera, mentre oggi basterà la maggioranza semplice. Tuttavia i senatori della maggioranza sono stati precettati per far sì che il testo sia approvata con un quorum elevato, superiore ai 170, per dar prova di compattezza politica. Per altro in diverse votazioni sugli emendamenti si è raggiunta anche quota 178, grazia anche ai sì di Ala, il gruppo di Denis Verdini.

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