Renzi e Valls, i due premier anti-austerity

di Luisa Maria Patruno

Matteo Renzi per la seconda volta è al Festival dell'Economia. E torna a Trento a sole tre settimane dalla tappa elettorale a sostegno del sindaco Pd, Alessandro Andreatta. Insomma, è di casa.

Ma oggi la sua presenza, nel «duetto» con il primo ministro francese Manuel Valls, su «Italia, Francia e le riforme», all'Auditorium S.Chiara alle 15, rende più stimolante questa presenza e centrale il Festival nel dibattito sull'Europa, tra i vincoli europei
e gli sforamenti che fanno innervosire Frau Merkel. Renzi e Valls, che il New York Times nel dicembre scorso definì l'«Anti-austerity Duo», con un editoriale che metteva a confronto le caratteristiche personali e le politiche dei due primi ministri espressione della «gauche» europea che vuole essere moderna, rappresentano - a livello di governo sebbene in termini più equilibrati - quell'evidente preferenza espressa dagli organizzatori del Festival, in particolare dal suo responsabile scientifico, Tito Boeri, alla corrente di pensiero politico-economica dei vari Stiglitz, Krugman, Piketty - protagonisti assoluti di questa edizione senza nessuno a fare da contraltare - che boccia il rigore richiesto e praticato in particolare dalla Germania, come strumento non esclusivo ma necessario per risollevare l'economia europea.

Italia e Francia, che hanno scritto e condiviso le regole europee, sono chiamate a realizzare riforme importanti, che entrambe hanno iniziato a fare, con il vantaggio per i transalpini di non avere sul groppone l'enorme debito pubblico che grava sulla Penisola e che ha impedito a Renzi di sfondare la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil, cosa che invece la Francia ha fatto per sostenere la crescita chiedendo tempo fino al 2017 per tornare entro i vincoli.

Oggi a Trento è possibile - sarebbe nelle sue corde - che nel contesto di questo asse italo-francese il premier Matteo Renzi possa coniare qualche nuovo slogan, per rappresentare le prossime mosse del suo governo in Europa e la sua idea della direzione che l'Italia, magari insieme alla Francia (benché il presidente Hollande sia in grave crisi e si dia per scontato il tracollo socialista al prossimo giro), vorrà indicare all'Ue. Insomma, i due più importanti Paesi fondatori, espressione dell'Europa mediterranea ma anche alpina, ai piedi delle montagne trentine (è la prima volta di un premier francese a Trento) potrebbero dare il segnale di una sintonia importante.

Proprio l'anno scorso Renzi, che da pochi mesi era al governo, scelse il pubblico del Festival dell'Economia per annunciare lo «Sblocca Italia» e altri provvedimenti, alcuni dei quali poi effettivamente approvati nei mesi successivi, per sbloccare lavori pubblici fermi da decenni (Sblocca Italia) e per favorire la competitività del Paese (in particolare il Jobs Act). «Da qui a dieci anni - aveva detto Renzi in un Auditorium strapieno, accolto con ovazioni da stadio, - mi immagino un'Italia smart, magari dire cool fa storcere il naso, allora diciamo che immagino un'Italia bella».

A distanza di un anno, per il governo Renzi la strada è ancora molto in salita, l'economia sta dando solo ora lievi cenni di ripresa e la situazione politica è molto complicata, con difficoltà per il premier che vengono dall'interno stesso del suo Partito democratico. Domani si vota in sette Regioni, alcune delle quali molto grandi e importanti per il Pd, ed è chiaro che oggi, pur nel giorno dedicato al silenzio elettorale, Renzi difficilmente eviterà di toccare le questioni politiche nazionali. limitandosi a parlare di Europa (su questo esponenti del centrodestra hanno già polemizzato), ben sapendo che inevitabilmente i risultati delle elezioni regionali avranno un riflesso sulla tenuta e sul futuro del suo governo.


Matteo Renzi l'anno scorso ebbe modo di avere anche un breve colloquio con i vertici istituzionali locali, in particolare il governatore Ugo Rossi e il vicepresidente Alessandro Olivi, che è del Pd, per parlare del futuro di un'autonomia speciale che si sente costantemente minacciata dalle spinte centraliste che si stanno facendo sempre più forti. Questa volta non è previsto alcun incontro ufficiale anche perché Renzi è venuto in Trentino il 5 maggio scorso per la campagna elettorale e in quell'occasione
ha unito anche una visita istituzionale ai laboratori di ricerca della Fondazione Kessler e alle celle ipogee per la conservazione delle mele Melinda in val di Non. Il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi e l'omologo altoatesino Arno Kompatscher, hanno consegnato un memorandum al premier per ricordargli gli impegni presi sulla conferma e l'allargamento delle competenze autonomistiche del Trentino e dell'Alto Adige a fronte dei timori per la riforma costituzionale. E Renzi, tre settimane
fa, rispose con parole incoraggianti, definendo le due Province autonome un «modello» per l'Italia.

 

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